Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

SMETTETELA DI CHIAMARLO REDDITO DI CITTADINANZA (di Franco Marino)

Un partito nel quale ho creduto molto è stato CasaPound. Che rappresenta, ancora oggi, l’ala colta del sovranismo italiano. Se si vuole capire cosa sia davvero la sovranità, è molto meglio ascoltare un militante di quel partito che della Lega che, in fin dei conti, è un partito di bottegari pronti a dire tutto e il suo contrario per soli cento euro.
E pur tuttavia, mi sono presto reso conto che quel partito che si ispira al nome di un grandioso filosofo del Novecento, non ha alcuna possibilità di entrare in Parlamento. Perchè è composto da gente di altissima cultura alla quale si contrappone uno zero assoluto sul piano della strategia politica di conquista del consenso.
Molti partiti nascono e muoiono per il medesimo motivo: si convincono che la politica sia andare nei media e conquistare il consenso con dei bei discorsi e un bel faccino. In realtà un partito non è – e non può essere – niente di diverso da un clan mafioso. Vive facendo favori, dando da mangiare, facendo clientele. Il crollo della tradizionale partitocrazia deriva dal fatto che non è più in grado di riempire la pancia del cittadino. Ma la pancia continua a rumoreggiare ed è in quel momento che fanno la propria comparsa sul territorio partiti che vendono la suggestione che, votandoli, la propria pancia si riempirà.


Il Movimento 5 Stelle rientra in pieno in questo filone. La stessa ossessiva passione per l’onestà, l’acritica simpatia per qualsiasi individuo ricoperto da una toga, le stupide battaglie di riduzione dei parlamentari, di sospensione della prescrizione dopo il primo grado, in controluce intendono sostanzialmente dire: “Se siete poveri, la colpa è dei politici. Se li appezzentiamo, voi ritornerete a mangiare come ai bei tempi”. E mai tale convinzione fu più fallace. Intanto perchè si potrebbe facilmente far presente agli ideologi del Movimento che gli elettori sono gli stessi che fino a pochi anni prima votavano ladri e mafiosi – ben sapendo che fossero tali –, che i rumori corporei della fame sono i medesimi e che a rendere i partiti della Prima Repubblica così popolari non era certo la presunzione che fossero onesti (bocca taci!) ma il fatto che essendoci più soldi, si facevano più clientele.
Se le circostanze di oggi fossero analoghe a quelle degli anni Ottanta, il Movimento 5 Stelle faticherebbe a raggiungere l’1%. Se invece ha potuto raggiungere il 32% è stato soltanto perchè, in un periodo di vacche magre (e non di politici più onesti) molti lo hanno votato nell’illusione che ritornassero le vacche grasse.

Naturalmente, dal momento che, dicevamo, gli elettori potranno anche dipingersi come idealisti ma la natura umana rimane quella che è, anche il Movimento aveva una grande vacca grassa da proporre: il Reddito di Cittadinanza. Che dalla stampa grillina è stato venduto come tale e da quella avversaria come una sorta di paghetta regalata ai cittadini per non fare nulla. Confermando di essere di fronte alla solita strategia del mainstream: dividere in due la massa estremizzando le posizioni. Col Movimento 5 Stelle che lo vanta come grande conquista e, potete starne certi, sarà il pezzo forte della campagna elettorale di Conte o di chiunque guiderà il movimento. E con gli avversari che propongono di abolirlo o quantomeno ridimensionarlo.

C’è solo un piccolo problema: che è tutto un gigantesco falso, un fake come si direbbe oggi. Quello che tutti chiamano “Reddito di Cittadinanza” in realtà è un reddito minimo, già presente in molti paesi d’Europa. E non è un sussidio dato a degli sfaticati per non fare nulla ma una semplice misura di buonsenso per impedire che laddove non arrivi lo stato, arrivino altri stati non ufficiali come mafie, camorre, terroristi vari e via discorrendo. Dunque una scelta sicuramente in linea di principio giusta da parte del Movimento 5 Stelle e che io, che pure di quel gruppo politico e dei suoi militanti ho sempre pensato tutto il peggio possibile, personalmente ho appoggiato. Ma che non ha nulla a che fare col reddito di cittadinanza propriamente detto. Che è invece un quantitativo di danaro mensile che viene dato a tutti a prescindere dalla propria posizione economica e dal proprio status lavorativo. E il cui scopo non è quello di offrire un temporaneo cuscinetto in momenti in cui il mercato è fermo ma, semplicemente, costituire un disincentivo alle aziende di fare cartello per ribassare i salari dei lavoratori. Nessuno andrebbe a lavorare per 500 euro al mese, a nero, sapendo che tanto lo stato gliene passa 800 o 900 semplicemente per il fatto di esistere. In una circostanza nella quale sostanzialmente lo stato scommette sul fatto che l’inevitabile spesa sociale si traduca in un ritorno economico dovuto al rialzo dei salari e ai relativi consumi. Questo – e nient’altro che questo – è il reddito di cittadinanza. Quello vero. Non la buffonata italiana spacciata come Reddito di Cittadinanza e che in realtà è solo una mancetta concessa in condizioni appena al di sopra della soglia di povertà, revocabile in qualsiasi momento se vengono meno le condizioni per meritarlo. Peraltro strutturato malissimo visto che, assai spesso, viene negato ai veri poveri e dato a finti poveri tra cui boss mafiosi ed evasori fiscali.
E infatti il motivo per cui il Movimento 5 Stelle crolla nei sondaggi è proprio questo: molti si illudevano, complice la propaganda grillina, che fosse il reddito di cittadinanza vero e proprio. Sulla cui proponibilità si dibatte in tutto il mondo e su cui non si troverà mai un accordo.
Ma smetterla di prendere in giro gli italiani su una cosa che non esiste, sarebbe già un buon inizio.

FRANCO MARINO

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