Il Detonatore

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LA LETTERA – LA FOLLIA SANITARIA HA COLPITO ANCHE LE MIE MONTAGNE (di Maria)

Anche nel profondo e dimenticato Nord, gli avvenimenti nell’ultimo periodo stanno degenerando. Trovo questo molto preoccupante proprio perché sta succedendo qua da me, in una provincia dormitorio.

La Valtellina è quello sputo di terra fra le Alpi Orobie e le Retiche, una specie di isola, in mezzo alle montagne, ai più sconosciuta. Piccoli paesini che dal ramo nord del Lago di Como si susseguono in fila lungo la Statale 38, abbarbicati su terreni impervi, a volte anche improbabili, situati in una terra di confine e di contrabbando che ha saputo mantenere in sé usi e costumi propri dei popoli delle vette.

Gente genuina la mia, legata alle tradizioni e al suolo, persone instancabili che hanno saputo modellare un territorio infausto in uno spettacolo di vigneti su terrazzamenti in muratura a secco che appagano la vista e gonfiano il petto d’orgoglio. Gli abitanti vengono considerati un po’ burberi e sospettosi di primo acchito con il “furest” ma, sotto la scorza grulla, si nascondono cuori generosi e affabili.

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Nei miei quarant’anni di vita ho dimorato in un piccolo mondo antico. In paese, ci si conosce tutti. Siamo in gran parte imparentati fra noi e più che qualche screzio elettorale alla Peppone e Don Camillo, che tiene vivo il posto, le altre notizie che circolano sono perlopiù pettegolezzi da lavandaie. Non succede mai nulla. Posso ancora permettermi di lasciare la bicicletta incustodita e la porta di casa aperta. Crimine pari a zero ed economia fiorente grazie alla grande quantità di frontalieri che lavorano soprattutto nell’edilizia, nella confinante Engadina.

Tutto questo, ovviamente, prima della (presunta) pandemia.

Proprio ieri ho varcato il confine per assolvere ad alcune pratiche relative al lavoro di mio marito, panettiere in quel di Poschiavo, nel Canton Grigioni. L’efficienza burocratica Svizzera è sempre una piacevole sorpresa per noi fantasiosi italiani. Un ufficio e tutto risolto in cinque minuti. L’addetto portava una mascherina che ha indossato solo quando si è affacciato allo sportello. I colleghi dietro di lui lavoravano tranquillamente alle proprie scrivanie, liberi di respirare aria pura.

In giro, nessuna museruola, molti turisti tedeschi con sandali ed immancabili calzini di spugna bianchi si aggiravano fra terrazze di bar e ristoranti senza distanziamenti e paranoie. Ho avuto la sensazione di ritornare a due anni fa, nell’estate del 2019, dove la follia collettiva non era ancora esplosa.

L’idillio è durato poco, il tempo di percorrere quindici chilometri e varcare la dogana italiana. Eccomi ripiombata nell’incubo del  Covid19. Gente in giro da sola, sul viale principale, con mascherina ffp2 a 35 gradi all’ombra. Bambini di cinque o sei anni con la pezza sanitaria in faccia. Gente seduta al tavolino di un bar che, appena si alza, rimette il bavaglio come un automa. Cento passi fra una dogana e l’altra, cento passi fra un mondo normale ed un distopico.

Ora, io mi chiedo come le persone non si rendano conto di ciò che hanno sotto gli occhi ogni giorno, come facciano a non avere un dubbio, a non vedere che appena passato il confine la vita è vita.

Mi domando come un popolo di persone forgiate ai lavori più duri, gente che ha vissuto di stenti e fatica, si sia potuta ridurre così. Se i nostri nonni ci vedessero ora, loro che in trincea ci son stati veramente e la morte l’hanno vista in faccia per cinque anni filati, ci prenderebbero a calci in culo con gli scarponi chiodati che usavano per raggiungere i pascoli in quota.

Sono fermamente convinta che la loro foga sarebbe rivolta soprattutto al quel genio di Sindaco di un piccolo comune vicino a Sondrio che, l’altro giorno, ha postato questo sul suo profilo social:

“Buongiorno

Un nuovo cittadino è risultato positivo al Covid19 e si aggiunge a quello di inizio settimana. Due casi non particolarmente gravi (febbre), ma che hanno colpito ragazzi giovani. L’età dei media dei positivi si sta notevolmente abbassando e colpisce soprattutto quelli che non si sono vaccinati.

Nonostante questi dati oggettivi ci sono ancora menti “illuminate” che vanno vaneggiando sull’inutilità del vaccino. Ha fatto bene il Premier Draghi a rendere obbligatorio, dal 6 di agosto, il GREEN PASS.

Libero quindi di non vaccinarti, ma stai lontano dalla possibilità di contagiare o di essere contagiato e in questo secondo caso mettendo a rischio la tua stessa vita.

Piccola riflessione

Ricordo gli slogan che inondavano le piattaforme social e tappezzavano ringhiere, finestre e giardini durante la prima fase della pandemia, li  ricordate? “Insieme ce la faremo”, “Andrà tutto bene”, “io resto a casa”, “ne usciremo più forti”. Tutte sciocchezze. La pandemia ha fatto emergere tutte le contraddizioni sociali, politiche e culturali di un paese, l’Italia, che erano nascoste sotto la crosta di un pane rancido. Ora che il vaso di pandora è stato scoperchiato, sta uscendo di tutto. Pensavamo di essere sani in un mondo malato e invece ci siamo accorti di essere infetti da tanti malanni. In primis d’egoismo. Quello che ad esempio ha visto molti volti televisivi cercare di saltare la fila per accaparrarsi il vaccino.

Stiamo assistendo all’egoismo dei no vax, dei no green pass. Spuntano da ogni parte, suoi social è un tripudio, approfittando di quella che una volta si chiamava credulità popolare. Sciorinano sentenze, disquisiscono  di virologia e  protocolli sperimentali. Pur non capendo nulla di tutto questo. Attingono alla rete senza averne la capacità di ricerca e discernimento. La scienza per loro non conta, almeno fino a quando quel virus, figlio degli interessi delle multinazionali e del complottismo mondiale non colpisce la loro ristretta visione. A quel punto fanno il mea culpa, le cronache ne sono piene, spergiurando che, in caso di guarigione,  si  metteranno il saio dell’ordine dei vaccinati. Ma spesso, come sta accadendo, a quel punto è troppo tardi. E non rimane che una preghiera.  

Il Sindaco”.

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Questo ABOMINIO è stato seguito da altrettanto abominevoli commenti. A chi credeva che sarebbe giunto il momento di abbandonare la città, per rifugiarsi in montagna e cercare di sfuggire a queste dinamiche folli, devo dare una brutta notizia: la follia ha raggiunto le alte vette e da queste non vedrete scendere lupi famelici brutti sporchi ed incazzati, ma greggi di pecorelle ordinatamente distanziate, mascherate e con il Qr code esposto in bella vista.

Maria

3 commenti su “LA LETTERA – LA FOLLIA SANITARIA HA COLPITO ANCHE LE MIE MONTAGNE (di Maria)

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