L’ODIO IN POLITICA E’ INEVITABILE (di Franco Marino)
Su un giornale ho letto un predicozzo contro l’odio in politica. Di solito, quando leggo articoli come questo, nauseato li cestino immediatamente. Penso “il solito predicozzo di sinistra”.
Invece stavolta l’articolo viene da un giornale di destra. Cosa che non nobilita certo il predicozzo. Una sciocchezza è tale, da qualsiasi lato venga.
Essendo gli italiani per l’83% proprietari di casa, sicuramente la maggior parte di chi mi legge ha una casa. E dunque fa parte di un condominio.
Provare questa “meravigliosa” esperienza, fa passare qualsiasi fiducia verso ogni forma assembleare. E dal momento che nei condominii non si discute di migranti, di gay, di antifascisti, di feic nius, della Segre, della Shoah, del covid, emerge l’interesse duro e crudo, la tasca. Di fronte ai cui brontolii, non vi è umanitarismo che tenga.
Non scompare il moralismo, questo no. C’è il condomino che spergiura il falso, tentando di convincerti della bontà di qualcosa su cui, come nelle banconote in controluce la testa del re, analogamente si vedono i suoi interessi. C’è quello che dice “Mi assumo la responsabilità morale dei danni”, ma sia chiaro soltanto morale. Quello che dice “Non è per soldi ma è per una questione di principio” (ok allora io mi tengo i soldi, lei si tenga il principio) “Lei non sa chi sono io” (e nunn ‘o voglio manc’ sapè) e quant’altro.
Verrebbe da dire che raramente ho assistito a spettacoli di miseria umana più ributtanti di una riunione di condominio, se non fosse che anche io, da condomino, porto il mio contributo. Non credo di aver mai ossequiato così tanto il condomino Andrea, detentore della maggior parte dei millesimi del palazzo: un avvocato di mezza tacca e con la spocchia tipica di chi, vantando molti appartamenti, può permettersi di campare di rendita. E credo che anche lui non abbia mai amato nessun condomino più di me che ai suoi occhi probabilmente sono un quarto di tacca ma che con i miei sessanta millesimi, sono decisivo affinchè si raggiunga la maggioranza per impedire quella grandissima boiata/trappola – di cui dobbiamo ringraziare Giuseppi – che sono i lavori col bonus nel palazzo e dunque lui sia costretto a tirar fuori una barca di danaro molto maggiore di quella che dovrei sborsare io. Entrambi in questi giorni siamo l’uno l’Emilio Fede dell’altro Berlusconi. Qualcosa che disgusterebbe chiunque ci conoscesse. D’altra parte, gli alleati sono come i parenti: non li scegli. Sono le circostanze a sceglierli per te.

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Queste dinamiche sono disgustose ma inevitabili. In ballo non ci sono, appunto, questioni di principio ma interessi personali. E se qualcuno prende una decisione che costringe me a tirare fuori un sacco di soldi, quel qualcuno diventa un mio nemico. Anche se fino al giorno prima ci si salutava amichevolmente.
Se questa è, purtroppo, la regola nei condominii, figuriamoci in politica. Dove in ballo non c’è il rifacimento di una facciata ma gli interessi di interi gruppi di persone e dove dunque una legge può addirittura far fallire qualche categoria.

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Si pensi alla legge Zan. Se trovo ridicoli quei milioni di eterosessuali che odiano chi si dice contro, che alcuni gay possano incazzarsi questo è normalissimo. La legge Zan favorisce indubbiamente gli interessi della comunità gay. Allo stesso tempo, perchè sorprendersi dell’odio su questioni che riguardano molte più persone?
Molti credono che nelle democrazie regnino l’amore, la tolleranza, il rispetto reciproco. E che l’odio sia, invece, da estirpare. Ma è un errore. L’odio va di pari passo con la democrazia e la libertà. Perchè nelle democrazie liberali, in paesi popolati da milioni di persone, esiste una pluralità di interessi che, inevitabilmente, confliggono. Non esiste un paese democratico e amorevole.
Non a caso, i paesi dove tutti amano il capo sono le dittature. E il motivo è ovvio: non avendo interessi – perchè tanto pensa a tutto il padre padrone padrino – i cittadini non hanno bisogno di odiare qualcuno perchè per averne motivo, bisogna avere con questi conflitti che riguardino la propria sfera personale e dunque possedere un’individualità.
L’odio va indubbiamente gestito, regolato. Un’assemblea di condominio, se non governata, finisce rapidamente in una rissa da saloon. E si può immaginare quali rischi si possano correre se la cosa è estesa ad un raggio ben più ampio. Pretendere di cancellarlo no. E’ ridicolo anche solo immaginarlo.
Tutto ciò che si può fare è turarsi il naso quando l’odore del sangue si fa più difficile da sopportare. Tenendo sempre presente che l’alternativa è la Corea del Nord. Dove tutti i cittadini sono uguali, cioè delle nullità. Sopprimibili in qualsiasi momento. Ma con amore, sia chiaro e sempre per il bene supremo della comunità.
FRANCO MARINO
Ho avuto ieri l’ennesima lite (ops, volevo dire “riunione”) di condominio, e la ritrovo ritratta qui con tale dovizia di particolari che sembra un’istantanea scattata sul momento.