Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

L’EDITORIALE – SI FA PRESTO A PARLARE MALE DEGLI IMPRENDITORI, MA IL PROBLEMA SIETE ANCHE VOI CONSUMATORI (di Matteo Fais)

Sì, ok, tutto giusto: il sindacalista ammazzato è un’oscenità ottocentesca. Sono d’accordo. Solidarizzo molto volentieri anche con i lavoratori LIDL che protestavano fuori dallo stabilimento di Novara. Li pagano poco, con retribuzioni da fame – roba che se la gente ruba il Reddito di Cittadinanza, per quel che mi riguarda, ha ragione da vendere.

Però, come si suol dire, c’è un però. Si fa presto a pretendere tutti i diritti di questo mondo, ma per farli ci vogliono i soldi. E non si cominci con la solita tiritera di “stai dalla parte dei padroni”. Sto dalla parte della ragione. Se si va in un discount e non si è totalmente cretini, lo si capisce subito che quei prezzi non possono essere sostenuti senza che qualcuno ci rimetta. È come mangiare in un all you can eat cinese: ma davvero non crederete che possano darvi tutta quella roba per neanche venti euro a testa? Ma è chiaro che queste strutture servono per riciclare e ripulire denaro sporco della mafia estera – oramai ubicata anche sul suolo italiano –, più o meno come avviene con i centri scommesse.

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Similmente, vorrei comprendere come si possa pensare di comprare barattoli di pelati a 10 centesimi e retribuire come si deve tutte le maestranze che vi stanno dietro, da chi li raccoglie ai commessi che li dispongono sugli scaffali. È ovvio che si debba tagliare sulla qualità e sugli stipendi di chi vi gira intorno. Non penserete veramente che chi mette su strutture come quelle lo faccia per filantropia e rischiando di andare in perdita?

Qui bisogna capire che il mercato – come la Storia di cui cantava De Gregori – siamo noi, “siamo noi questo piatto di grano” e siamo sempre noi che lo vogliamo pagare, invece che un euro, venti centesimi. C’è poco da fottere, signori belli! Se volete la fine dello sfruttamento, dovete tirare fuori gli sghei. Lo stipendio dei lavoratori sono i soldi che avete nel portafogli.

Inutile che vi illudiate di essere nel giusto, mentre additate gli imprenditori. Siete responsabili anche voi dello sfruttamento diffuso. Andate a confrontare i prezzi di un qualsiasi articolo e chiedetevi perché da una parte costa 10 e dall’altra 2. Solitamente, è perché da una parte pagano e dall’altra tagliano. Pochi cazzi! Però, poi, non fotografate lo scontrino del toast preso a Venezia, rompendo i coglioni perché troppo caro. Come se l’affitto che paga l’esercente non fosse alle stelle. Se vi ha chiesto 10 euro, non l’ha fatto perché è un ladro, ma perché ha delle spese assurde e deve, frattanto, anche dare qualcosa pure a chi lavora con lui.

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Se volete consumare e volete consumare tanto, buttare i pantaloni per uno strappo, invece di rattopparli, mangiare a quattro ganasce senza spendere, dovete sapere che qualcuno deve pagarne il prezzo – come diceva Voltaire, riferendosi alla schiavitù dei neri d’America, “a che prezzo consumate questo zucchero”. Il jeans a dieci euro si compra perché qualcuno, da qualche parte nel mondo, è oppresso – in verità, spesso, persino quando ve lo vendono a 100 euro. Andate dal sarto, pagate quel che necessario, se ci tenete. Solo, sappiate che, allora di pantaloni ne avrete 2 e non 30. E pure il formaggio, prendetelo al suo prezzo e non a un euro. Solo che, a quel punto, lo vedrete una volta al mese. Già che ci siete, fate anche il favore di non fotocopiare i libri universitari per i vostri figli – ci pensate mai che anche quello intellettuale è un lavoro?

Mi spiace, ma si torna sempre lì: se pagate, stiamo tutti meglio. E sia chiaro, se, come mi è stato detto da qualcuno, questo sito vi risulta graficamente parlando troppo elementare, io sono disposto a farlo sviluppare dal miglior grafico d’Italia, basta che mi mandiate i soldi. Aspetta, scommetto che preferite leggerlo a gratis…

Matteo Fais

Canale Telegram di Matteo Fais: https://t.me/matteofais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

Un commento su “L’EDITORIALE – SI FA PRESTO A PARLARE MALE DEGLI IMPRENDITORI, MA IL PROBLEMA SIETE ANCHE VOI CONSUMATORI (di Matteo Fais)

  1. Assolutamente d’accordo, per esempio ho letto sul giornale della mia città, il 72,6% di chi ha partecipato ad un sondaggio afferma che visita i negozi fisici (il famoso dare un’occhiata) e poi ordina su amazon per risparmiare quei 5 euro. La gente è così, avida, gretta e metti in culo. Basti anche pensare ai servizi di delivery. Alla gente pesa troppo il culo per prepararsi una pasta aglio e olio la sera, o farsi 200 metri per andare alla pizzeria più vicina. No, loro pretendono che una persona si faccia chilometri in bicicletta, magari sotto la pioggia per farsi portare il sushi a casa, dovrebbero pagarlo come un taxi questo servizio invece le commissioni sono ridicole. C’è anche da dire che poi diventa un circolo vizioso, i lavoratori di qualsiasi filiera low cost, coi loro stipendi da fame dovranno per forza optare per servizi e prodotti low cost, continuando a far accrescere questo cancro autoalimentantesi. Io più di boicottare amazon, servizi di delivery e facendo più spesa che posso nei negozi di vicinato non posso fare.

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