Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

L’EDITORIALE – CIRCONDATO DALLA POLIZIA PER COLPA DELLA MASCHERINA (di Matteo Fais)

“What have I done?/ What have I done?/ Yes, I’m running/ Down the railway track/ Could you help me?/ Police on my back/ They will catch me/ If I dare drop back/ Won’t you give me/ All the speed I lack?”. (The Clash, Police on my Back)

Forse qualcuno penserà che io sia un tipo pericoloso, “un sovversivo, un mezzo criminale”, come diceva quella famosa canzone di Edoardo Bennato. Realisticamente, invece, sono la quintessenza dell’uomo inoffensivo. Non cerco problemi e, se li scorgo in lontananza, torno indietro. Sta di fatto che, pure io, sono finito tra le grinfie della polizia, in pieno centro città, circondato come un malvivente qualsiasi.

Avevo appena trascorso un’allegra serata in comitiva. Otto persone, tutti onesti lavoratori, gente per bene, vestita dignitosamente, seduta al tavolo di una pizzeria napoletana a bere una birra e scambiare due chiacchiere. Si era parlato di Moravia, Manzoni, religione e tutta quella serie di argomenti che a noi pseudointellettuali piacciono tanto, ma che ai più – magari anche a ragione – fanno venire due coglioni così.

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Sta di fatto che non facevamo del male a nessuno. Non urlavamo, non cantavamo in mezzo alla strada, non importunavamo le ragazze di passaggio – ok, io su qualche culo di passaggio ho gettato un’occhiata, ma senza farmi sfuggire la bava dalla bocca. Insomma, proprio dei bravi giovani uomini sulla quarantina che, a un certo punto della via, per tornare a casa, si devono salutare.

“Oh, ciao ragazzi, fate da bravi” e giù due pacche sulle spalle. Non faccio a tempo ad abbracciare il secondo amico che mi ritrovo a fianco, a un palmo dal culo, un signore sulla cinquantina, in camicia bianca, che mi fa “Deve mettere su la mascherina”. Il sangue mi schizza al cervello in un nano secondo e inizia l’esplosione: “Come, come, scusi? Ma che c…”.

L’amico che stavo abbracciando mi tira un colpo secco sul petto, della serie taci. Nel mentre, dal nulla, sono comparsi sei poliziotti. Più precisamente, ci hanno circondati. Erano tutti più bassi di me, ma massicci e palestrati – sembravano buttafuori, infatti. “Ci scusi, sa, è stata una dimenticanza. Provvediamo subito”, fa il mio amico. Quelli rimangono comunque fermi immobili per qualche attimo, fissandoci in cagnesco. Ci tengono proprio a far capire che sono dei duri e la legge la fanno rispettare con le buone o con le cattive. Alla fine, girano sui tacchi e, grazie al cielo, si levano dai coglioni.

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Per tutto il viaggio di ritorno verso casa resto basito, come interdetto. Io circondato dalla polizia, neanche fossi un delinquente, uno spacciatore, un pedofilo. Avevo solo la mascherina abbassata. Per non parlare del pulotto in borghese che viene a provocare ingiungendomi di tirare su la mascherina, sperando ovviamente che io reagisca male. Non si identifica, non dice neanche “buonasera”.

Stranamente, nei posti in città dove c’è lo spaccio – e tutti sanno dove –, con file infinite di macchine e i venditori seduti lì neanche stessero distribuendo caramelle, delle pattuglie non si vede neanche l’ombra. Dove sono? A circondare quelli come me. Aveva proprio ragione la buonanima di Funari: “Che Paese di merda!”.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

3 commenti su “L’EDITORIALE – CIRCONDATO DALLA POLIZIA PER COLPA DELLA MASCHERINA (di Matteo Fais)

  1. Paga anche tu la stecca ai pulotti come fanno gli spacciatori, i papponi e i parcheggiatori abusivi e vedrai che ti lasciano stare.

  2. Uno spacciatore incazzato non ha nulla da perdere a tirare una coltellata a qualcuno, poliziotto incluso. Hai detto bene, gli sbirri sono come i buttafuori: gasati che fanno gli arroganti con le persone apposto ma si cagano in mano davanti ai violenti veri.

  3. Gli sbirri sono individui che nella vita hanno fallito tutto tranne il test fisico per entrare nelle forze dell’ordine, è normale (per loro) compensare facendo i gradassi coi civili indifesi.

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