Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

ALLEGRI, CRISTIANO RONALDO E L’INGANNO DI BABBO STATO (di Franco Marino)

Lo stato esiste perchè l’uomo è un animale sociale che non può sopravvivere senza stabilire dei legami. Al massimo livello, tutto ciò si chiama “stato”. Che è semplicemente il gruppo sociale più forte, capace in quanto tale di far valere la propria volontà. Tale volontà si chiama “legge”.
Se lo stato si limitasse ad essere la massima espressione della natura sociale degli uomini, avremmo uno stato che dà ciò che riceve e riceve ciò che dà. Ma gli esseri umani hanno esagerato e lo hanno trasformato in qualcosa di maggiore: una sorta di munifico padre preso a voler coccolare, proteggere, viziare i cittadini.
Dal momento che quasi nessuno stato ha la possibilità di accontentare tutti i desideri dei suoi “figli”, per potersi sostenere ha bisogno di crearsi dei nemici immaginari. In Italia il nemico immaginario è, per eccellenza, il “ricco”. Colui che, per qualche ragione, ha acquisito un quantitativo tale di danaro da potersi permettere agi e sfizi che al comune mortale sono negati.
L’odio per il ricco incontra consensi pressochè universali per la semplice ragione che, titillando l’invidia sociale, ci ricorda ogni giorno che noi non siamo riusciti nella medesima impresa di arricchirci. Ecco dunque interi armamentari ideologici per giustificare la nostra povertà e criticare quella altrui. Tanto che fu Montanelli a dire che quando un italiano ne vede un altro con la Ferrari, non cerca il modo di procurarsene una ma di bucargli le gomme.

Queste considerazioni portano a Cristiano Ronaldo e Allegri, i quali sono stati attenzionati per aver prelevato un consistente quantitativo di danaro. A parte lo stupore nel vedere nelle prime pagine dei giornali una notizia che invece dovrebbe rimanere riservata, si precisa che non si vuole entrare nel merito di quale presupposto abbia portato l’Antiriciclaggio a mettere sotto la lente di ingrandimento i conti del fuoriclasse portoghese e dell’allenatore livornese. Quello che amareggia è osservare come questi due sportivi siano stati sbattuti nelle prime pagine dei giornali alla mercè di invidiosi e frustrati, senza che finora vi sia la minima prova di illeciti.
Che, se emergeranno, renderanno questo articolo inutile, se non emergeranno, renderanno l’idea della balordaggine del nostro sistema mediatico e giudiziario, avvalorando la triste percezione di trovarsi in uno stato di polizia fiscale (oltre che sanitaria) dove chi guadagna molto viene tormentato in tutti i modi, venendo additato al disprezzo generale. Se ha soldi è un delinquente; se ha soldi è un evasore fiscale; se ha soldi non andrà in Paradiso.


La società italiana ha voluto essere liberale il meno possibile, ha voluto che anche i ricchi piangessero e ci sta riuscendo: si chiama recessione. Il modello positivo è l’impiegato statale che con lo stipendio arriva a stento alla fine del mese. Il risultato è la scarsa propensione alla produzione, l’esistenza di pochissime grandi imprese e la quasi assenza di investimenti stranieri. In cambio dell’illusione di sentirsi protetti, i cittadini sono caduti nell’inganno del babbo stato. Gli hanno consegnato il compito di educarli ma lo stato ha cercato di indottrinarli. Gli hanno assegnato il compito di curarli ma lo stato lo fa con lentezza e di mala voglia. Gli hanno imposto di dare da mangiare a tutti e per farlo lo stato invece rapina tutti coloro che producono ricchezza, invece di incentivarli a produrre, a guadagnare, a diventare ricchi.
Diciamoci la verità: lo stato come babbo si è rivelato una gigantesca truffa.
Meglio il babbo in carne ed ossa. Per chi ha ancora la fortuna di averlo.

FRANCO MARINO

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