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L’EDITORIALE – SALVARE LA DOLCE AMÉLIE PER SALVARCI DAL FEMMINISMO (di Clara Carluccio)

Un film francese di vent’anni fa. Uno fra i tanti. Visto e poi dimenticato. Lo ritrovo ora, menzionato in diversi articoli, in occasione del ritorno nelle sale per festeggiare le sue prime due decadi. Scopro che sarebbe addirittura una pellicola insopportabile, dannosa e diseducativa. Parlo di Il favoloso mondo di Amélie.

L’accanimento che ho visto mi ha sinceramente stupita. L’accusa è che avrebbe indotto le adolescenti di allora ad ostentare uno sguardo ebete, una personalità orgogliosamente naif e un autismo emozionale. È stato pure scritto che abbia rappresentato “La rovina di una generazione di ragazze”. Che coraggio! Sostenere una cosa del genere in tempi in cui le donne girano film porno da sbattere in rete, e vendono le foto della loro passera su Onlyfans.

Non c’è paragone tra una pellicola visionata una volta nella vita e l’incessante esaltazione e propaganda, protratta per anni, in televisione, sui social e a scuola, di nuovi atteggiamenti e modi di pensare improntati al progressismo. Non ricordo assolutamente, come è stato detto, di ragazze che accorrevano in massa a fotografare le nuvole, indossando camicie a fiori e gonne svolazzanti, e con il taglio di capelli a scodella. Ben più evidente a chiunque, invece, il fare altezzoso e autoritario delle giovani di oggi, la mentalità libertina, la sottomissione maschile, la vita sessuale delle donne orgogliosamente messa in mostra, la volgarità.

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Nel film vediamo questa bambina, con un padre che la tocca solo di tanto in tanto in occasione della visita medica, essendo il signore, appunto, un camice bianco. Questo, confonde la gioia della figlioletta per quelle poche attenzioni, in una disfunzione cardiaca e, per tutelare la sua salute, le impedisce di frequentare la scuola, condannandola ad una vita reclusa, senza amici. Inoltre, la giovane assiste alla morte della madre schiacciata da una turista suicida che, buttandosi dalla cima di Notre Dame, le precipita sulla testa.

Il mondo esterno le pare così morto che Amélie preferisce sognare una sua vita. Comprensibile, no? Eppure, viene spacciato come il film su una frigida asociale che si sofferma su dettagli e pensieri idioti. Il fascino discreto delle piccole cose della vita. Che schifo! Vero? Molto meglio prostituirsi in discoteca per una ricarica del cellulare.

Ho letto che “Il favoloso mondo di Amélie ha contribuito ad annullare anni di rivendicazioni femministe, fornendo una rappresentazione completamente falsa e passiva della sessualità e del desiderio femminile”. Figurati se non si andava a parare qui, sul femminismo.

Faccio presente che il sesso, purtroppo, non è di facile accessibilità per l’intero genere femminile, come si vuole far credere. Su un solo articolo, per ben quattro volte, viene evidenziato il fatto che la protagonista non nutre desideri sessuali. Mettendo in ridicolo questa sua difficoltà. Chi ha scritto quella roba sa che potrebbe aver offeso migliaia di donne con lo stesso problema?

Chi soffre di frigidità non lo fa certo volontariamente, per il puro gusto di apparire unica e alternativa. Oppure, per “fare la difficile”. Esistono storie di abusi, forti carenze affettive, traumi di ogni genere, che in certi casi non hanno neanche a che vedere con la sfera sessuale, ma che vanno a sfogare comunque lì, come nel caso di una donna che si trova in una situazione di grave pericolo e ha temuto per la propria incolumità. Un incidente, un’aggressione.

Il sesso non è così indolore e immediato per tutte. È accettazione, abbandono e fiducia. Se le femministe sono capaci solo di incentivare le donne a cambiare partner ogni settimana per non essere da meno degli uomini, allora sono le prime a non avere a cuore il benessere psicofisico delle loro simili. E ancora, in molte avvertono dolore, durante, e persino nei giorni successivi al rapporto, perché hanno l’utero retroflesso, mai sentito nominare? Macché, per loro è frigidità, non si sa dire altro.

Altra colpa inaccettabile che grava sul personaggio: “Amélie non sembra minimamente venire sfiorata dalla mancanza di un rapporto, paritario o ridicolo che sia, con un’altra ragazza”. Sorvolando sul “ridicolo”, ricordo che la protagonista cresce senza mai sperimentare la vita scolastica e senza avere compagne. È dunque possibile percepire la mancanza di qualcosa che non si è mai conosciuto? A chi risponde sì, dico, rilassatevi, è un film. L’isolamento a 360° è funzionale alla costruzione del personaggio. Santo cielo! Scommetto che se fosse stata lesbica avrebbe avuto un trattamento un po’ più gentile.

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Il grosso delle critiche spietate che sono state rivolte a questo lungometraggio, a ogni modo, è in fin dei conti sbagliato perché non lo tratta per ciò che è, un film fiabesco a lieto fine. La storia, infatti, vuole lanciare il messaggio che, per quanto la nostra fantasia sia rassicurante, bisogna trovare il coraggio di rischiare e fare esperienza nella vita reale. Se si lascerà scappare questa occasione, sarà il suo cuore a diventare arido e fragile. Non è questa la frase che convince la ragazza a cedere all’amore?

Ho dovuto riguardarlo, tanto ha condizionato la nostra esistenza, per capire come abbia potuto dare così fastidio. Ma la risposta ormai scontata, di questi tempi, è sempre la stessa, il “progresso”. Per quanto imbarazzante, Amélie incarna una ragazza dolce e sognatrice, inaccettabile per le Femen, con il loro immancabile seno nudo. O per le attiviste che manifestano per strada con cartelli osceni tipo “porti aperti come i nostri culi”.

Il personaggio possiede una sensibilità che le fa provare vicinanza per il ragazzo bullizzato a scuola, oppure per il timido commesso al banco di ortofrutta, che si prende ogni giorno dell’idiota dal titolare. È vero che Lucien non è proprio un genio, ma ad Amélie è simpatico, le piace il modo in cui tocca l’indivia, come un oggetto prezioso da maneggiare con rispetto. È il suo modo di esprimere amore per il suo lavoro. Pensieri come questi, i ragazzi di oggi, se li possono solo sognare. Mi raccomando, però, lamentiamoci della generazione Amélie.

Clara Carluccio

9 commenti su “L’EDITORIALE – SALVARE LA DOLCE AMÉLIE PER SALVARCI DAL FEMMINISMO (di Clara Carluccio)

  1. Ottimo articolo perché tratta anche dei problemi sessuali di molte donne. Argomenti che in effetti le femministe non toccano minimamente. Solo delle femministe inviperite potevano prendersela con questo film.

  2. Non ho mai visto il film, ma ne ho sentito parlare e sono d’accordo sul fatto che sia una stortura e una forzatura volerci far entrare a tutti i costi tematiche femministe che lasciano il tempo che trovano.
    Da quello che ho capito, è più che altro una noia di film.
    Da non femminista, ma da persona che crede nella parità, dico però che la volgarità o l’ostentazione della propria vita sessuale fa “ sensazione” solo quando si tratta di una donna , ma a me fa parimenti schifo anche quando è un uomo ad avere questo atteggiamento

  3. Come può un uomo conoscere così bene le donne nel loro animo, complimenti a chi scrive. Preferisco sicuramente l ingenuità all attuale sfrontatezza delle donne che si considerano moderne, femministe, sinistroidi ecc. Qui sia va ormai da un opposto all altro, non è giusto sfruttare e schiavizzare le donne, ma nemmeno cancellare femminilità, dolcezza e sensibilità anche con un po di pudore. Viva le donne donne, e so bene cosa intendo!

  4. Tutto ok, ma quando l’autrice scrive “…se le femministe sono capaci solo di incentivare le donne a cambiare partner ogni settimana per non essere da meno degli uomini” assumo che riporti le idee (folli) delle femministe, perché vorrei conoscere il posto dove gli uomini (a parte le solite eccezioni) cambiano abitualmente partner ogni settimana. Scoop: ormai la maggioranza degli uomini è già tanto se hanno una partner per un periodo ogni tanto, perché normalmente si è soli. E più si va avanti, più le nuove generazioni saranno così, se ancora non abbiamo una massa maggioritaria di uomini single è solo perché statisticamente le vecchie generazioni pesano ancora più delle nuove, ma durerà poco.

    1. sante parole Daniele, se a questo si aggiunge look money and status, la disponibilità sessuale per gli uomini normali si riduce praticamente all’onanismo.

  5. Ho presente l’articolo a cui si riferisce Clara Carluccio, non mi metterò certo a fare pubblicità riportando il nome del sito, comunque una stronzata immane. Svangare le palle anche su una commediola del genere! Il tso andrebbe fatto alle femministe!

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