Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

LA MORTE DI FRANCO BATTIATO: UN ARTISTA DI TUTTI (di Franco Marino)

Torneremo ancora. Così recitava il suo ultimo pezzo, un inedito verosimilmente risalente ad alcuni anni prima, dal momento che Franco Battiato era già all’epoca malato, affetto da quella demenza che fece scrivere, ad un amico poco provvisto di tatto e di gusto, “un’ode all’amico che fu e che non mi riconosce più”. A quel tempo riflettevo amaramente su come sia brutto essere Franco Battiato e non ricordarselo.

Ma gli ultimi anni della sua vita, condotti alla ricerca di quel diritto all’oblio che decade quando si lasciano capolavori nella musica – ne sa qualcosa Lucio Battisti – non cancellano la sfavillante arte lasciata in eredità agli appassionati di musica.
Il Maestro, per molti somari, è solo il successo commerciale (invero, un pop molto raffinato) di “centro di gravità permanente” e l’elegante tormentone estivo di “Un’estate al mare”, scritto per la meravigliosa Giuni Russo, di capolavori musicali celebrati ma mai davvero autenticamente compresi come “La Cura” ed era invece un quantitativo enorme di musica qualitativa, scritta a braccetto col filosofo Manlio Sgalambro e col musicista Giusto Pio ed entrata nel cuore di tutti anche grazie alla poliedrica personalità dell’artista catanese.
La sua scomparsa ci priva di un genio della musica e forse chiude un’epoca, quella del cantautorato italiano, di ricerca dell’armonia musicale e della poesia in note.

Nel frattempo, da un bel po’ è aperta la canzone di pura e semplice propaganda. E bisogna, al riguardo, essere chiari. L’arte è sempre stata propaganda. Ma da un po’ di tempo, si è smarrito il valore artistico e ci si concentra solo sul messaggio.
Battiato non commise mai l’errore di farsi incasellare. Anche perchè, sia detto col rispetto indotto dalla morte appena sopraggiunta, il suo impegno politico, caratterizzatosi per l’assenteismo e la nullità assoluta dell’apporto e le sue invettive qualunquistiche, era davvero poca cosa. Lui ne era consapevole e non prese mai troppo sul serio tutto ciò che evadesse dalla sua arte. Per cui per tutta la vita è rimasto il dubbio “Ma Battiato era fascista o comunista?”. Un dubbio che lasciamo volentieri senza risposta sull’esempio di Lucio Battisti che mai smentì nè confermò le voci che lo volevano ideologo della destra radicale.
Battiato era un artista e l’arte è di tutti. L’arte può usare la politica come mezzo ma guai se lo usa come fine. Oggi la politica è divenuta il fine di tutto.
Ed è per questo che, assieme ai grandi artisti, sta morendo anche l’arte.

FRANCO MARINO

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