Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

LA NOSTRA PAURA E’ LA LORO FORZA (Franco Marino)

Quando scrivo che da questa situazione non se ne uscirà con le buone, non mi sorprendo di scoprire che qualsiasi lettore di sinistra che leggesse questo articolo, mi denuncerebbe alle autorità per istigazione a delinquere. Mi lascia perplesso, semmai, che le obiezioni vengano da destra. Non di rado, infatti, mi ritrovo a dover scrivere a chi, in teoria, starebbe dalla mia parte e persino a chi è convinto che ci troviamo in dittatura, come l’unica possibilità è cacciare con la forza queste persone dalle istituzioni.


La reazione inorridita a questa mia personale convinzione è suffragata da una Costituzione che ripudia la guerra sin dal suo statuto e dunque ha educato i suoi cittadini alla rimozione di qualsiasi marzialità. Ma noi viviamo troppo poco per avere consapevolezza di come certe cose che a noi sembrano ovvie, fino ad un secolo fa non lo fossero affatto. E di come certi processi storici possano durare decenni se non addirittura secoli.
L’Impero Romano, per esempio, nella sua millenaria grandezza e potenza, ci mise quattro secoli a crollare, sebbene fosse chiaro sin dal periodo precristiano che Roma andasse incontro al suo disfacimento. Chiunque avesse vissuto in quei quattrocento anni, si sarebbe convinto di vivere, come Fukuyama, alla fine della storia. Poi l’impero romano crollò e la storia si rimise in circolo. Dunque viviamo anche troppo poco per sapere come la storia dell’affermazione della democrazia moderna sia tutto fuorchè una storia pacifica.
In realtà, la democrazia, dalle Rivoluzioni di fine Settecento, dell’Ottocento e dalle varie resistenze novecentesche, finanche attraversando i cambiamenti sociali degli anni settanta, si è sempre imposta facendo scorrere sangue. Dopodichè, c’è chi crede che non siamo in una dittatura, che sia tutto normale ciò che stia accadendo. Non mi interessa discutere questo, non è questa la sede. Ma certamente, chi sostiene che la democrazia vada di pari passo con la pacificità, semplicemente non sa nulla di storia.

Ma andiamo per ordine, partendo dal principio di partenza.
Lo stato non è un’entità divina discesa dall’alto ma semplicemente la fazione militare più forte di un territorio. Definizione sia necessaria che sufficiente. Sufficiente perchè i più forti di un determinato territorio possono fare ciò che vogliono. E necessaria perchè se non si è i più forti, non si può imporre la propria volontà. La legge non è che l’espressione della volontà della fazione dominante.
La forza di uno stato è di far del male ad una persona sino ad ucciderla. Ma è anche il limite. Perchè se più persone ritengono che i principi inviolabili che uno stato decidesse di violare, non sono disposte ad obbedire allo stato e anzi sono portate a combatterlo, lo stato deve affrontare una lunga serie di conflitti che potrebbero portarlo al collasso.
E’ soltanto questo il fondamento di una democrazia: non le arzigogolate definizioni del diritto costituzionale distillate agli studenti sbarbatelli di diritto durante il primo anno di Giurisprudenza ma un principio sostanzialmente molto pratico. La democrazia è frutto di un conflitto tra il potere assoluto dello stato – che obtorto collo concede la democrazia, frattando cercando di sabotarla sottobanco – e il coraggio dei cittadini non disposti a tollerare gli abusi del potere. Solo con cittadini coraggiosi e disposti ad usare la forza per vedere rispettati i propri diritti, può esserci una democrazia.
In questi due anni sono successe cose che costituiscono un punto di non ritorno. Una povera crista che ha affermato democraticamente il diritto di continuare a lavorare e si è trovata quaranta uomini nel negozio manco fosse una capomafia. Un ragazzino che si ribella alla mascherina in classe, sottoposto ad un TSO. Interi padri di famiglia che si sono visti sequestrare dallo stato la casa e la macchina perchè un governo gli ha paralizzato per un anno l’azienda ma non gli ha cancellato anche le spese. Interi congiunti che si sono visti sequestrare e incenerire il proprio caro estinto perchè sospettato di essere malato di covid. Interi intellettuali di sinistra che esortano all’odio nei confronti della destra, facendosi forza del proprio seguito.
In un paese libero, di fronte a tutto ciò, segue una reazione potenzialmente anche violenta. Esattamente come avveniva già nei discutibilissimi anni Settanta, nei quali però lo stato – guarda caso – fece i maggiori passi in avanti in termini di diritti civili.
Se oggi, al contrario, lo stato sta rivelando sempre più la propria natura totalitaria, la colpa è anzitutto della codardia dei cittadini, coltivata a puntino da uno stato che ha sempre fatto di tutto per fiaccarne lo spirito marziale, esaltandone al contrario la cosiddetta “moderazione” e cioè instillando in essi il principio che la libertà e la democrazia vadano di pari passo con la pacificità e la tolleranza.

Dopodichè, certo, quella di dichiarare guerra allo stato è una scelta pericolosa. Che può risolversi con la morte e con l’ergastolo. Ed è anche vero che non tutte le manifestazioni di violenza sono autentiche e genuine. Per esempio, chi mi legge può confermare come io sia contrario agli estemporaneismi di piazza. Una malattia si combatte con una cura ed è ovvio che non tutte le cure sono adatte per tutte le malattie.
Ma il senso di fondo rimane il medesimo. Quanto vale davvero la pena vivere vedendo la propria dignità offesa ogni giorno? Quanto vale davvero la pena vivere senza prospettive future, con la consapevolezza che sia ormai impossibile formarsi una famiglia, con la convinzione che quando si giunge alla terza età si viene trattati come dei pesi di cui liberarsi?
E’ solo nel momento in cui si prende consapevolezza di come di fronte alla prospettiva di una vita perennemente sospesa sul filo di un’indegna sopravvivenza persino la morte è una prospettiva migliore, che si trova la forza di combattere. Ed è solamente con la forza che ci si libera dei tiranni. Dunque, uno stato autenticamente democratico è tale solo se incontra cittadini disposti a morire per i propri diritti.

Questo paese tornerà libero e democratico solamente quando si formerà un gruppo nutrito di cittadini che decideranno che di questa situazione ne hanno abbastanza e non sono più disposti a tollerare oltre il fanatismo e l’aggressività di questa dittatura sanitaria e finanziaria. Non esistono manifestazioni pacifiche, non esistono elezioni, non esistono Leghe, Movimenti a cinque, dieci o venti stelle, fratellume d’Italia vario (cioè gli eredi di Gianfranco Fini, tanto per capirci), case pound e forze nuove che possano salvarci. Ora tocca a noi cittadini. Sarà solo la paura di finire affogati nel loro stesso sangue che li farà schiodare da lì.
La nostra paura è la loro forza.
E fin quando non lo capite, loro rimarranno al loro posto e noi rimarremo nelle loro grinfie.

FRANCO MARINO

4 commenti su “LA NOSTRA PAURA E’ LA LORO FORZA (Franco Marino)

  1. Avevi già scritto qualcosa su queste tematiche ed allora come oggi mi trovo perfettamente in sintonia con quanto scrivi.tutti i partiti sono ormai asserviti al potere, sono ingranaggi dello stesso meccanismo. La corruzione regna ovunque e così gli interessi di parte; nonostante lo strombazzamento di parole pro libertà, pro costituzione, pro popolo, si nutrono tutti alla stessa mangiatoia, servi ed esecutori di ordini. Spetta a noi cittadini rovesciare il sistema , destra e sinistra in realtà non esistono più, esistono il bene ed il male, esistono la miseria, la mancanza di diritti, lo disfacimento della res pubblica, la corruzione e la criminalità dentro agli organi di Stato, della magistratura finanche alle forze dell’ordine e corpo della sanità che non rispettano il giuramento fatto all’Italia, al popolo, .. onore e dignità, rispetto, parole ormai senza senso in una civiltà allo sbando…… vedo che c’è l’opportunità di poter condividere quanto scrivi Franco, vorrei poterlo fare se sei d’accordo

  2. Che dire? Basta la Storia per capire che MAI i diritti negati e quelli sospesi verranno restituiti ‘volontariamente’ da chi gestisce il potere. TE LI DEVI ANDARE A PRENDERE. Ed è un’azione necessariamente coercitiva.

Rispondi a Mia Mongiardo Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *