Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

DIO’ E’ MORTO E IO NON MI SENTO TANTO BENE (di Franco Marino)

L’età media di un essere umano italiano si aggira attorno agli 80 anni. Un periodo di vita, a seconda dei punti di vista, breve o lungo e pur tuttavia insufficiente per contenere un grande flusso storico. L’Impero Romano è durato milleduecento anni. Quello americano dura dal 1776 e salvo uomini bicentenari – che si vedono solo quando devono votare contro Trump – nessuno può ricostruire i vari passaggi storici di quella grande nazione. Quello sovietico è durato settantacinque anni, sufficienti per contenere una vita intera ma forse non per garantire che essa sia interamente percorsa dalla ragione.
Questi dati in apparenza banali forse possono spiegare perchè un essere umano tenda a credere di vivere un periodo storico irripetibile, trasformando fatti insignificanti in grandi eventi storici. Certamente, il crollo dell’URSS è stato un evento di una certa portata per via di tutti gli sconvolgimenti geopolitici che ha provocato. Ma già se si prende per esempio la crisi dei subprime del 2008, ci si accorge che è stato un evento tutto sommato insignificante. Non perchè privo di conseguenze – che anzi ne ha avute e ne sta ancora avendo – ma perchè provocato da qualcosa di molto più a monte, la cui mancata identificazione è anche alla base della sua mancata bonifica.

E pur tuttavia, a me pare di vivere proprio uno di quei momenti irripetibili che superano la durata della mia vita. Se ne sono convinto, non è per un improvviso rigurgito di narcisismo ma perchè ho sempre creduto che la causa di tutto questo risalisse all’Illuminismo, il cui fallimento è stato macroscopico. Non si tratta di negarne le innegabili ed evidenti conquiste storiche, scientifiche e culturali ma solo di confrontarle con i guai che ha provocato e dunque con la sua sostenibilità. Ha senso vivere più a lungo e non ammalarsi, se questa vita, superata una certa fase, deve apparirci ogni giorno più infelice, abbandonata da qualsiasi senso?
Si potrebbe senza dubbio gioire se un giorno si scoprissero l’immortalità e l’eterna giovinezza ma un minuto dopo ci si dovrebbe chiedere come il pianeta potrebbe garantire la sostenibilità di un incontenibile aumento della popolazione a fronte di risorse che rimangono le stesse. E questa è esattamente stata la storia dell’Illuminismo. Che nato come progetto politico finanziato da quei sovrani che si volevano togliere di torno il potere ecclesiale, investendo fortemente sulle scienze, ha provocato un allungamento della vita media, un abnorme aumento della popolazione e un’urbanizzazione deruralizzante che non corrispondendo ad un aumento contestuale delle risorse, ha provocato carestie e conflitti sociali su larga scala che durano ancora oggi.


L’Ottocento, maldestro tentativo di pianificare questo grosso guaio attraverso l’idealismo, ha prodotto tutte quelle ideologie che, sfociando nella loro applicazione pratica, hanno funestato il Novecento con terribili totalitarismi e sanguinosissime guerre, le cui scorie arrivano fino alla nostra epoca. Uccidendo Dio, decidendo di spostare la fede unicamente nello spazio di vita che nasce nel grembo materno e si conclude nella tomba, predicando l’individualismo quale unico spazio vitale nel quale pascolare illusi di non aver nessun re a cui obbedire – e da sudditi, non da cittadini – ci siamo inginocchiati dinnanzi a divinità molto più spietate che, sfruttando l’assenza di un dopo, di un Aldilà, hanno reso l’uomo niente di più di una cellula impazzita di un enorme corpaccione sordo, cieco e spietato, il cui unico scopo è quello di sopravvivere mantenendo viva l’illusione di una lunga vita che si trasformi in eternità, al cui servizio soggiace il terrorismo nutrito dalla dittatura sanitaria che in cambio di una parte, ci chiede tutto.


Capire questi anni è possibile solo se realizziamo
che ciò che stiamo vivendo, nella sua sbandierata mediaticità, è un evento in sè assai poco rilevante. Di epidemie, più o meno genuine, è piena la storia. Che è piena anche di momenti in cui uno stato decide di uccidere i suoi cittadini come fastidiose zanzare. Lo diventa se capiamo in quale meccanismo si innesta. Quale sia la portata della posta in palio. Quanto lontano sia il disegno di chi gestisce i destini dell’umanità di ridurre una popolazione globale che ha superato i livelli di guardia. E quanto un uomo sia piccolo e debole davanti a tutto questo. Se non ha un Dio a cui appoggiarsi.
Da non credente, mi costa molto ammettere che ogni giorno mi sveglio con un gran bisogno di Dio e con una gran paura del futuro.

FRANCO MARINO

Un commento su “DIO’ E’ MORTO E IO NON MI SENTO TANTO BENE (di Franco Marino)

  1. Consiglio la lettura del testo di Massimo Bontempelli “Gesù di Nazareth, uomo nella storia, Dio nel pensiero”. Non dà la salvezza, te la fa cercare

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