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OTTO MARZO: PERCHE’ IL FEMMINISMO HA CATASTROFICAMENTE PERSO (di Franco Marino)

Ad ogni otto marzo, la socialsfera si divide in due. Tra chi celebra le mirabili conquiste del femminismo e dunque dà retta alle cretinate che si leggono in giro, decantandone la nobiltà delle ragioni e il controcanto di chi, specularmente al nazifemminismo, cade nel nazimaschilismo, commettendo lo stesso errore delle donne, ossia proporre una “questione di genere” basata sullo scontro e non sull’incontro.
Così vorrei proporre una lettura diversa della questione, più generale, andando oltre la festività in sè, provando a dare un punto di vista sul perchè i movimenti che lottano per i diritti civili stiano perdendo praticamente tutte le proprie battaglie.

La prima cosa da dire è che ogni comunità per esistere ha una base, gradi medi – dipanatisi su più sfumature – e un vertice. La base può avere interesse a seguire un vertice. Il vertice può aver interesse ad avere una base che lo segua. Sia la base che il vertice necessitano di gradi medi, i cosiddetti gerarchi: che useranno quel movimento per scalarlo e per ottenere dei vantaggi, mano mano che si sale. Gli interessi di queste tre tipologie di gradi raramente coincidono.
Per quello che riguarda gli interessi del vertice, la questione è semplice: il femminismo è, come l’ideologia incel – che del femminismo è speculare – quella LGBT, l’antirazzismo e tanti altri, un prodotto delle elite globaliste il cui scopo è ridurre la popolazione bianca e, nello specifico, attaccare il maschio bianco. Il presupposto dell’ideologia globalista è che nel pianeta siamo troppi e che la principale causa degli sfasci del pianeta sia il maschio bianco brutto e cattivo, da demonizzare. E questo è chiaro. Come è altrettanto chiaro che l’interesse della militanza di un gerarca sarà quello di acquisire posizioni di potere. I gerarchi sono di solito quelli più violenti perchè capiscono alla perfezione che per fare strada devono essere ancor più aggressivi dei militanti semplici.
Ben più importante è spiegare in primo luogo perchè molti aderiscano a queste teorie ma anche perchè, nonostante l’occupazione militare dei mezzi di comunicazione, questi movimenti ideologici non riescano a sfondare, provocando soltanto un’adesione puramente cosmetica che poi non si sostanzia in un consenso duraturo.

Sul primo punto la questione è semplice: l’adesione al femminismo avviene perchè moltissime donne poco attraenti non riescono a tollerare l’idea che un uomo le scarti per un’altra. Una donna davvero attraente, di fronte ad un uomo che non le dà ciò che lei vorrebbe, semplicemente cambierebbe uomo. E questo non è un problema solo del femminismo. Lo è anche della cultura Incel. L’adesione al maschilismo Incel avviene perchè moltissimi uomini poco attraenti non riescono a tollerare l’idea che una donna li scarti per un altro. Un uomo davvero attraente, di fronte ad una donna che non gli dà ciò che lui vorrebbe, semplicemente cambierebbe donna. E anche questo non è un problema solo della cultura Incel. L’adesione alla cultura LGBT avviene perchè moltissimi LGBT falliti non riescono a tollerare che molta gente non li sopporti non perchè siano LGBT ma perchè semplicemente non sono persone gradevoli. Un gay/trans/lesbica quel che volete di fronte ad una persona che non vuole avere a che fare con loro, di fronte ad un datore di lavoro che non li vuole nel proprio team, semplicemente cambia amico e cambia datore di lavoro. E se quella persona o datore di lavoro perdono davvero qualcosa, saranno loro per primi a pentirsi di quell’amicizia ripudiata, di quel prezioso lavoratore scartato.
E potremmo proseguire per ore.

Poichè nessuna persona ama sentirsi dire che se viene lasciata la colpa stia nella sua scarsa attrattiva psicofisica, il femminismo, l’Incelismo, il LGBTismo, l’antirazzismo, permettono all’emarginato di ottenere, al prezzo di libri acquistati, di siti visitati (e banner adsense cliccati) e di adesione pecoresca ai diktat dei capibastone di ciascun movimento, l’assoluzione che lo convincerà di essere emarginato in quanto donna, maschio, LGBT, nero e dunque l’indulgenza che gli permetterà di continuare a perpetrare i suoi atteggiamenti da sociopatico, non migliorando se stesso.
Abbiamo così chiaro il punto: i capi di questi movimenti – che dei diritti civili delle minoranze non hanno il minimo interesse in sè – conteranno su uno sterminato esercito di sociopatici che si convinceranno di essere maltrattati per colpa del patriarcato o del matriarcato, dell’gayarcato o del biancarcato, non in quanto persone poco attrattive. Quando tu convinci gli appartenenti a ciascuna di queste categorie che la colpa non è della propria scarsa attrattività psicofisica – e che dunque non dovranno fare lo sforzo di migliorarsi – tu li avrai sempre al tuo fianco qualsiasi cosa accada. Cliccheranno i tuoi banner pubblicitari, compreranno i tuoi libri, ti permetteranno di compiere le tue battaglie politiche.

Il secondo punto sta nella ricerca del consenso. Che, in una battaglia civile, si fonda sulla credibilità del proprio messaggio e sulla natura democratica della riflessione che si vuol portare in seno alla società.
Riguardo alla natura democratica, nessuno discute che la discriminazione debba considerarsi reato e che chiunque appartenga ad una categoria vessata debba perseguire una battaglia di uguaglianza. Ma un conto è se diciamo che si lotta perchè la violenza contro le donne, contro i gay, contro i neri, abbia termine; perchè donne e uomini, gay ed etero, bianchi e neri abbiano le stesse opportunità; che a pari opportunità corrisponda pari reddito, tutte cose che ci trovano d’accordo, senza se e senza ma.
Altro conto è se consentiamo che un movimento di donne, di gay, di neri, debba permettere che essi in quanto tali debbano godere di agevolazioni politiche e lavorative, senza passare attraverso la ricerca del consenso dell’elettorato o del mercato. Perchè questa è esattamente la negazione dell’egualitarismo.
Nessuna norma impedisce a queste categorie di creare un partito, di vincere le elezioni e di farsi le proprie regole, come nessuna azienda oggi punisce chi, donna, gay o nero, produce. La mia web agency ha nel suo team donne, gay e neri. Non perchè qualcuno me l’abbia imposto ma perchè sono bravi, producono. Nella mia sfera affettiva e amicale ci sono stati donne, gay e neri. Non perchè qualcuno me l’abbia imposto ma perchè erano persone gradevoli. Hanno conquistato il mio consenso sia per far parte della mia azienda che per far parte della mia vita. E non hanno fatto alcuna fatica maggiore di quanta ne abbiano fatta altre persone.
Ma nel momento in cui queste categorie tentano di pervertire la democrazia, a scapito di chi, pur non appartenendo ad esse, il proprio mercato e il proprio consenso se l’è conquistato sul campo, noi non stiamo più assistendo ad una battaglia civile ma ad un’eversione in piena regola.

Quanto alla credibilità, perchè ci si possa fidare delle rivendicazioni di un movimento, occorre che le sue diagnosi sulla società nella quale portano avanti la battaglia siano corrette, che gli intenti siano palesi e che non si menta a coloro di cui vorremmo conquistare il consenso.
Si pensa ad esempio che tutta la storia dell’umanità sia stata contrassegnata da un patriarcato gonfio di privilegi e un mondo femminile sottomesso. Ma è proprio così?
Se consideriamo per esempio l’ambiente della politica o dell’imprenditoria, è fuor di dubbio che esso sia composto da uomini. Ma è anche fuor di dubbio che la percentuale di morti sul lavoro e in guerra sia nettamente sbilanciata dalla parte degli uomini. Un sistema autenticamente maschilista è tale quando di esso percepisce solo i vantaggi. Sarebbe tale cioè se la politica e l’imprenditoria fosse composta prevalentemente solo da uomini e al tempo stesso a morire in guerra e sul lavoro fossero le donne. Vi risulta che sia così? E’ davvero credibile sostenere che un sistema dove gli uomini crepano perchè cadono da un’impalcatura o per difendere la patria, sia autenticamente maschilista?
E’ tutto questo a togliere credibilità alle battaglie perchè si percepisce in maniera chiarissima la natura strumentale di quella che dovrebbe essere una battaglia di uguaglianza.
Come non è credibile sostenere che un sistema sia omofobico se una coppia gay ottiene con grande facilità l’adozione di un bambino – tra gli applausi di quella stessa sinistra che casomai non si pone il problema di quella madre costretta ad abbandonarlo – mentre i miei amici di Genova, coppia etero, persone fantastiche e che possono mantenere un figlio, da anni cercano senza successo di ottenere l’agognata idoneità.

E’ in quel momento che i diritti civili perdono di credibilità e dunque di consenso. E come sempre accade quando un movimento non riesce a vincere la battaglia del consenso, esso cerca di affermarsi sovvertendo tutte le basilari regole del dibattito democratico, sino all’ossessione del politicamente corretto. Che fin quando impone di non chiamare i gay “froci”, “ricchioni”, “finocchi”, o “bulicci”, persegue un diritto sacrosanto. Ma che quando si trasforma in un sistema di regole che controllino finanche il pensiero, diviene pericoloso e scatena esattamente l’opposto di ciò che vorrebbe ottenere. Finanche raggiungendo gli eccessi che spesso raggiunge una donna – peraltro tutt’altro che stupida di suo – come Michela Murgia che ogni volta che apre bocca, riesce solo a farsi prendere in giro.

Il femminismo, come ogni altra categoria presuntamente oppressa, perde perchè non è riuscito a conquistare il consenso, perchè da movimento egualitario si è trasformato in movimento che, sovvertendo le basi democratiche, mira semplicemente a conquistare il potere.
Nelle democrazie le battaglie si conquistano convincendo le persone, non obbligandole e forzandole a pensarla come te.
Sennò non è democrazia, è un’altra roba.

FRANCO MARINO

4 commenti su “OTTO MARZO: PERCHE’ IL FEMMINISMO HA CATASTROFICAMENTE PERSO (di Franco Marino)

  1. C’è un errore bello grosso all’inizio: non esiste alcuna “ideologia incel”. Incel è una condizione passiva, accidentale, involontaria, da cui lo stesso termine (INvoluntary CELibate, celibato involontario), mentre un’ideologia implica un’adesione volontaria. Dire che esiste un’ideologia incel è come dire che esiste un’ideologia dei diabetici, degli sfollati, etc. Nessuno sceglie di non essere attraente per le donne così come non sceglie di essere diabetico.

    1. Proprio così. Nè gli incel accusano di essere discriminati in quanto maschi, ci mancherebbe, ma sono i primi a rendersi conto di essere scartati a favore di altri maschi più attraenti. L’autore dovrebbe leggere siti che parlano degli incel in modo molto equilibrato e razionale, ad esempio il Redpillatore.

    2. Hai ragione a dire che il concetto di incel nasce per definire uno stato che la persona è costretta a subire. È altresì vero però che intorno al fenomeno incel si è formata una sorta di setta con linguaggio e ragionamenti comprensibili solo agli adepti. Non siamo quindi molto lontani da un’ideologia.

  2. L’autore ha scritto “ideologia” Incel, non mi pare altro, è chiaro intendesse una sorta “condizione” ideologica.
    Questo eccezionale articolo è la perfetta rappresentazione di una inutilità che culmina ogni 8 marzo, per poi scomparire come sempre nel solito oblio che dura 364 giorni, insieme alle donne antidonne e anti tutto ma mai contro le vere sottomissioni della donna, per esempio quella dell’Islam, delle bambine cinesi sedute ai tavoli di produzione manifatturiera, e le bambine mai nate per gli aborti liberi voluti a tutti i costi dalle femministe stesse, che ora vorrebbero estenderli al nono mese. Lasciamole quindi nella loro mentalità gretta, violenta e omicida. Combattendole. Le donne e le femmine sono ben altra cosa.

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