Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

LA COLPA DELLA MORTE DI GIULIO REGENI E’ DELLA SUA FAMIGLIA E DELLA SINISTRA (di Franco Marino)

Ad intervalli regolari, puntualmente ritorna in auge la storia di Giulio Regeni e puntualmente il mainstream ha gioco facile nel dividere l’opinione pubblica in due tra coloro che santificano Regeni e gli imbecilli che quasi sono contenti che il ragazzo abbia fatto questa fine, detestabili entrambe le categorie.
Di per sè, io non so davvero chi fosse Giulio Regeni, non ho contatti con quel mondo, non so perché *DAVVERO* fosse in Egitto e cosa abbia fatto per “giustificare” (pregasi notare le virgolette) una morte così barbara. Perché di base c’è il fatto che è morto un ragazzo che, onesto o meno che fosse, aveva comunque messo corpo e anima al servizio di una causa e quando ciò accade, è un fallimento, sempre e comunque.
Evadendo i tanti dubbi sul fatto che ci sia davvero Al Sisi dietro questo delitto (strano che prima facciano torturare un ragazzo in un luogo privato per poi esporne il cadavere in pubblico, quando esistono mille modi per farlo sparire) parto unicamente da alcuni dati disponibili a tutti magari adoperando un po’ più l’intuito che le famose “prove”, equidistanziandomi così sia dalla narcosi delle coscienze perseguita dall’anticomplottismo, sia dai beceri complottismi: perché per chi ragiona non ci sono prove che tengano: chi ragiona, ha ragione.

La prima cosa che va chiarita è che se il nemico del secolo fosse davvero – come molti credono – il fondamentalismo islamico, ebbene chiunque ambisca a destabilizzare il regime di Al Sisi, è da annoverare tra i pazzi irresponsabili esattamente come coloro che hanno destabilizzato Gheddafi e di Assad, dal momento che l’Egitto è un paese laico e Al Sisi lotta proprio per evitare che l’Egitto diventi l’ennesima provincia di un califfato islamico.
La storia dell’ascesa al potere dell’attuale leader egiziano è nota: Al Sisi sale al potere grazie ad un “colpo di stato del colpo di stato”. Tutta la faccenda nasce quando Mubarak, divenuto scomodo agli americani per via delle sue amicizie con Putin, subisce (ma va?) il solito processo giudiziario. Il seguito lo fanno una violenta speculazione finanziaria e le famose “Primavere arabe”, finanziate e appoggiate da Soros che di fatto contribuiscono a far cadere il leader egiziano. Si fa presente che l’Egitto di Mubarak era un paese del tutto laico dove musulmani e cristiani (cattolici e ortodossi) convivevano senza particolari problemi.
Al suo posto, viene messo Morsi, un signore facente parte della Fratellanza Musulmana, un’associazione di islamici internazionali, tra i cui cardini del programma c’è l’adozione della Sharia come legge universale, il panislamismo (ossia la riunione di tutti i musulmani in un unico stato) e il qutbismo, ossia il Corano come legge di stato e la Jihad, cioè la guerra santa mirata alla Jāhiliyya, ossia l’eliminazione sistematica di tutto ciò che c’era prima dell’avvento di Maometto. Tutto. Usi, tradizione, culture, storia, tutto va cancellato e subordinato alla predicazione del Profeta.
Ma tutto questo, che già sarebbe grave, in realtà è niente. I Fratelli Musulmani e Morsi sono sponsorizzati da quei “campioni della democrazia” che sono la sinistra DEM degli Stati Uniti e la Gran Bretagna che mentre ogni giorno compatti con una mano sparano a zero contro il pericolo del fondamentalismo islamico, con l’altra mano attraverso i loro giornali hanno sempre sponsorizzato i Fratelli Musulmani come moderati e come nemici del terrorismo.

Non occorre la “laurea su Facebook”, come probabilmente replicherebbe un pennivendolo mainstream, per trovare illogico definire moderata un’associazione che promuova la sharia come diritto positivo (e di fatto, la “Costituzione di Morsi” era presa pari pari dal Corano) e che ha nel suo programma la conversione attraverso la Sharia e l’eliminazione di tutto ciò che è anteriore alla predicazione di Maometto, soprattutto se si osserva che Al Sisi la Costituzione islamica l’ha, poi, abolita sostituendola con una costituzione laica. In compenso, se provate a chiedere, anche educatamente, a qualche giornalista del Washington Post o del New York Times o anche dell’Economist, sui social o sui blog dei vari giornali, di dirimervi questa contraddizione, capiterà qualcosa di molto divertente: verrete direttamente bannati e il vostro commento sarà rimosso. Questo era Morsi, questi sono gli USA, i grandi portatori di libertà e democrazia nel mondo.
A questo punto, arriva Al Sisi che con un colpo di stato dapprima depone Morsi e poi, come dicevamo, abolisce la Costituzione islamica che era stata approvata da Morsi (e sostenuta dai think tank americani) riportando l’Egitto all’ordine precedente.Gli USA non reagiscono più di tanto, in primis perché Al Sisi è protetto da Putin il quale ha interessi in Egitto – in pratica non vuole che i gasdotti dei sauditi arrivino in Europa sfruttando il corridoio nordafricano – e fa immediatamente presente che se gli americani ripetessero contro il neoleader egiziano le stesse manfrine già fatte in Siria contro Assad, ci sarebbe la reazione russa.
Dopodiché, intendiamoci, Al Sisi è probabilmente (come tutti gli ex-sbirri) un uomo autoritario con una visione molto personale della democrazia. Ma se tu combatti il fondamentalismo islamico e poi tenti di destabilizzare un signore che i fondamentalisti li ha buttati fuori dal potere, come puoi lamentarti se poi Putin ti accusa di appoggiare il terrorismo?
Se si chiarisce quanto sopra – che non è il parto di una mente complottista ma sono fatti – si capisce quindi già da questo che capire perché Giulio Regeni sia stato ucciso, indipendentemente dalla questione sul tavolo, se fosse cioè uno dei tanti farlocchi anche animati da buone intenzioni ma privo delle minime conoscenze circa la realtà del posto oppure un uomo del MI-6, ossia dei servizi segreti britannici (e Cambridge, dove il ragazzo studiava, è notoriamente un vivaio di spie), in realtà non serve a nulla, se non legittimamente ai familiari per capire come sia possibile aver perduto un figlio.Il punto è che, a conti fatti, Regeni era uno che lavorava per disarcionare l’uomo che ha riportato l’Egitto nell’ordine, che lo facesse per ignoranza o perché eterodiretto non conta.E anche questo è un fatto.

Si capisce quindi già da questo che la figura di Giulio Regeni, indipendentemente dal fatto che fosse uno dei tanti farlocchi anche animati da buone intenzioni ma privo delle minime conoscenze circa la realtà del posto oppure (come hanno detto persone ben più autorevoli di me) un uomo del MI-6, ossia dei servizi segreti britannici, in realtà non è così importante.
Semplicemente, Regeni era uno che di Egitto non sapeva e non capiva nulla. O chi lo strumentalizzava, in realtà perseguiva scopi differenti da quello di lottare contro il fondamentalismo: e quando scopri che al largo dell’Egitto vengono trovati importanti giacimenti minerari, diciamo che qualche sospetto sul movente di certe manovre te lo fai venire.

La seconda è fin troppo banale ma rappresenta la principale difficoltà dell’Occidente di capire sia il mondo islamico che altri posti e sta nel fatto che la democrazia, così come noi la conosciamo, è un modello minoritario nel mondo ma soprattutto *assai poco popolare*.
Questo è un aspetto che pochi sembrano percepire. Perché vedete, uno può sbraitare quanto vuole circa l’idea che tutto il mondo debba diventare una sorta di assemblea popolare che preveda la scelta dei propri candidati attraverso consultazione elettorale e una volta al governo questi candidati debbano sopportare continue ingerenze da parte di contropoteri idealisticamente disegnati come “antidoti contro il dittatore cattivo”.
Ma quando tu imponi questo modello con le bombe, con le ritorsioni economiche e casomai, quando il fiume della virtù si perde nel mare dell’interesse, finanzi dittatori in giro per il mondo, c’è sicuramente una parte di mondo (quella occidentale) a pancia piena e addormentata che quindi non percepisce l’inganno: ma ce n’è un’altra che non si fa fregare, che a pancia vuota non si fa ingannare dagli ideali e che se vede che la democrazia impoverisce le masse e la tirannia no – e oggi gli unici paesi che economicamente crescono ma anche quelli che hanno affrontato meglio l’emergenza covid sono quelli il cui modello di democrazia, se c’è, non è minimamente combaciante col nostro – voterà sempre la tirannia, che si mascheri da “democrazia controllata” o palesi il suo reale volto.
Una volta che si è appurato ciò, si deve essere consapevoli che se si va, per dire, in Russia a rompere le palle al potere, per effetto di una differente concezione di democrazia dei russi, specialmente se contrapposta al periodo in cui l’occidentalismo postcomunista dilagava in Russia ***mettendo a rischio l’esistenza stessa del paese***, che tu possa fare una brutta fine purtroppo è nel novero delle possibilità.

Questa è la difficoltà contro cui si è schiantato Giulio Regeni ma su cui si rompe il naso chiunque creda davvero che il consenso di cui godono gente come Putin, Al Sisi, Erdogan nei loro paesi, sia dovuto al fatto che sono “dittatori cattivi”. Dopodiché, è possibilissimo che il modello di democrazia di quei posti non sia esattamente ciò che auspicheremmo.
Ma se l’alternativa ad un regime autoritario è il caos, se insomma l’alternativa a Gheddafi non è un Gheddafi migliore ma due signori come Haftar e Serraji che semplicemente stanno smembrando la Libia, se l’alternativa a Putin oggi come oggi è il Partito Comunista oppure i LiberalDemocratici (ossia una sorta di nazismo panslavista) insomma andare a rompere loro i coglioni non è la mossa più saggia che ci sia. E questo, sia che tu sia un agente segreto, sia che tu appartenga a quella categoria di farlocchi autoreferenziali che vanno in casa d’altri a sindacare sul loro modello di governo.

Per cui, personalmente, non vedo quale verità si debba ancora trovare su Giulio Regeni. Che è morto per essersi infilato (sua sponte o al servizio di qualcuno) in un gioco troppo più grande di lui. Lasciandoci le penne.
Quando si fa la guerra ad un sistema e la si fa senza avere preparazioni o protezioni, succedono due cose: o vieni usato e, come da tradizione dei servizi, vieni eliminato quando non servi più (o quando la tua eliminazione serve) oppure qualcuno ti ricorda che sei a casa sua e che se diventi un pericolo per casa sua, poi muori.
Se la famiglia vuole trovare un responsabile della sua morte, non deve fare altro che guardare in casa propria. Perchè a casa mia mi hanno insegnato che non si va a fare casino a casa altrui, che non ci si intromette in beghe che non ci riguardano e per le quali non abbiamo la competenza di portare la nostra voce.
Chi lo fa, è giusto che se ne assuma la responsabilità morale e materiale. Se poi ne paga le conseguenze, la cosa ci può dispiacere ma finisce lì. Il narcisismo di giocare a fare l’eroe in un paese dagli equilibri delicatissimi si paga anche con la vita. Così come è giusto che i tanti seguaci in buonafede della sinistra si interroghino sul cinismo di chi, sfruttando il narcisismo di ragazzi fessacchiotti imbevuti di quel umanitarismo farlocco che turlupina migliaia di persone, manda ragazzotti ad impipparsi di vicende troppo più grandi di loro in paesi che si fondano su precari equilibri.
Questa secondo me è l’unica verità su Giulio Regeni, sovrapponibile ad Arrigoni, a Silvia Romano, a Greta e Vanessa e ai tanti che si interessano a vicende che non li riguardano, ignorando le tante iniquità di casa propria.


FRANCO MARINO

3 commenti su “LA COLPA DELLA MORTE DI GIULIO REGENI E’ DELLA SUA FAMIGLIA E DELLA SINISTRA (di Franco Marino)

  1. Giusto ,a noi di Regeni non c’è ne frega una mazza Se lavorava tipo spia o altro danneggiando il governo egiziano sono buoni motivi per correre rischi .il governo italiano si impegnasse. A liberare Chico fortis ,e gli ostaggi siciliani .Datosi che non contiamo niente nel mondo odierno si facessero aiutare dai cinesi datosi che L Europa aspetta solo la nostra rovina per farci colonia .

  2. ..pienamente d’accordo,……. ad un discorso simile a questo,..fatta a personaggi Veneti a cui avevo aggiunto,….. ” .. durante le interviste, non mi sembra di aver visto i genitori di Regeni con le lacrime,..e neppure particolarmente dispiaciuti….” ,…… sono stato tacciato di crudeltà e cinismo,…. forse lo sono,..ma così è…..!

  3. La verità non ha, secondo me, una connotazione politica. Non è di sinistra e neppure di destra. È verità e basta. Le opinioni sono ben altra cosa.

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