Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

L’EDITORIALE – ENCICLICA O SUPERCA@@OLA PREMATURATA CON SCAPPELLAMENTO A “SINISTRA”? UNA LETTURA POLITCAMENTE SCORRETTA DI “FRATELLI TUTTI” (di Matteo Fais)

Se siete soliti tirare giù dal cielo santi, Madonnine e altri dolci esserini che li abitano, l’enciclica di Papa Francesco, Fratelli Tutti (http://www.vatican.va/content/francesco/it/encyclicals/documents/papa-francesco_20201003_enciclica-fratelli-tutti.html#_ftnref95), fa proprio al caso vostro e vi fornirà tutta l’ispirazione necessaria.

Purtroppo aveva proprio ragione Giorgio Gaber, in quella sua simpatica canzone intitolata Destra/Sinistra, quando diceva che “Anche il Papa ultimamente/ È un po’ a sinistra/ È il demonio che ora è andato a destra”. Non so del demonio, ma il Santo Padre oramai sembra diventato un Lorenzo Tosa rimbambito che scrive ogni stronzata buonista possibile e immaginabile. Insopportabile, peraltro, che lo faccia ragionando per punti – lo giuro, ha scritto un enciclica con l’elenco numerato di Word. Chi crede di essere, Nietzsche con i suoi aforismi? Anche perché la sua sembra più la lista della spesa di una famiglia che mangerà aria fritta per pranzo.

Apprendiamo, a ogni buon conto, che lui dialoga con tutti. Lo dice fin dall’inizio. Se per la precedente enciclica si era ispirato a Bartolmeo, il Patriarca ortodosso, in questa ha pensato bene di lasciarsi illuminare dal Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb. Neanche il mio barista intrattiene tutte queste infruttuose conversazioni durante la giornata. Tanto vale a questo punto, giusto per citarlo nuovamente, che cerchi una corrispondenza anche col demonio in persona, nel tentativo di guadagnare una ecumenica e petalosa soluzione al problema del Male. Siamo fiduciosi che ci riuscirà e il diavolo morirà, leggendolo, per un picco glicemico, travolto dalla nausea.

Possa il Signore perdonare il nostro fratello Francesco

Ma, come avrete capito, il tema di questa enciclica è l’amore universale che dovrebbe pervadere ognuno, visto che siamo tutti fratelli. Volemose bene, insomma. In effetti il Papa, come capacità argomentativa, ricorda molto quel personaggio di Verdone, l’hippie di Un sacco bello, che racconta della sua mistica visione in cui un essere circonfuso dalla luce gli dice di perseguire “LOVE, LOVE, LOVE”.

Inevitabilmente, è questo ciò che avviene se non scrivi un’enciclica per i cristiani, ma una “lettera […] rivolta a tutte le persone di buona volontà, al di là delle loro convinzioni religiose”. Certo, lui non si spreca nel cercare di convertirle. Gli vanno bene tutti, qualsiasi siano le loro convinzioni: impiegati e attori porno – che, da un certo punto di vista, sono impiegati della figa –, casalinghe e puttane. Eppure, al contempo, ce l’ha un po’ contro qualsiasi cosa: le filosofie materialistiche, i liberali, il mercato, i poteri economici. Però, tutto sommato, tollera gli imprenditori, malgrado “la tradizione cristiana non ha mai riconosciuto come assoluto o intoccabile il diritto alla proprietà privata”. Per farla breve, non si capisce se Fratelli tutti abbia come ghostwriter Walter Veltroni e Matteo Renzi, strafatti di marijuana, che prima affermano e poi negano tutto e il suo contrario.

Ecco una vera enciclica con le contropalle. La potete trovare gratuitamente sul sito del Vaticano: http://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/encyclicals/documents/hf_ben-xvi_enc_20051225_deus-caritas-est.html

Ma ripeto, questa enciclica è una miniera. Francesco parla di chiunque: dei disabili e degli anziani, dei poveri, degli sfruttati, dei precari, dei disoccupati. Nel dubbio, li cita tutti e ha per ognuno una banalità che gli sia di conforto, perché “tutti possono dare «un singolare apporto al bene comune attraverso la propria originale biografia»”. Me cojoni!

A fare da sfondo la tragedia del Covid-19, scoppiata mentre lui era nel pieno della sua ispirazione. “La recente pandemia ci ha permesso di recuperare e apprezzare tanti compagni e compagne di viaggio che, nella paura, hanno reagito donando la propria vita. Siamo stati capaci di riconoscere che le nostre vite sono intrecciate […] nessuno si salva da solo”. Strano che poco prima avesse precisato lui stesso, appena al punto 7, che “è apparsa evidente l’incapacità di agire insieme”. A quanto pare, lo Spirito Santo ha fatto venir meno il principio di non contraddizione per adeguarsi agli svarioni di Francesco.

Papa Francesco avrebbe tranquillamente potuto recitare nel ruolo del conte Mascetti, portando in scena una supercazzola micidiale.

Inutile poi precisarvi che queste duecentottantasette considerazioni, con poche idee ma ben confuse, pur ribadendo la necessità delle radici, ci ricordano che non possiamo rinuciare alla dimensione globale, quindi dobbiamo aprire a tutti gli immigrati, malgrado questi siano vittime di organizzazioni che li sfruttano e si debba quindi riaffermare “il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra”… Avete capito? No? Ma sul serio? Perdonatemi, ma per dirla con Mascetti: “Tarapìa tapiòco! Prematurata la supercazzola, o scherziamo?”.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. A ottobre, sarà nelle librerie il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

Un commento su “L’EDITORIALE – ENCICLICA O SUPERCA@@OLA PREMATURATA CON SCAPPELLAMENTO A “SINISTRA”? UNA LETTURA POLITCAMENTE SCORRETTA DI “FRATELLI TUTTI” (di Matteo Fais)

  1. Articolo assolutamente condivisibile; ho rispetto per papi come Wojtyla o Ratzinger, che invece disse che gli emigrati avevano il DOVERE di lavorare e restare nel loro paese per poterlo cambiare in meglio.
    Questo individuo sinceramente per me non conta nulla, anzi se se ne tornasse in Argentina lasciando il suo posto a un papa che cura il valore delle tradizioni, sia cristiane che di una nazione, personalmente sarei molto felice.

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