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DESESSUALIZZIAMO LA SCUOLA TORNANDO ALLA DIVISA, ALLE CLASSI SEPARATE, E INTRODUCIAMO LE “QUOTE BLU” (di Davide Cavaliere)

Siamo una generazione di uomini cresciuti dalle donne. Mi chiedo se un’altra donna è veramente quello che ci serve!

dal film Fight Club

La scuola italiana va desessualizzata, altro che aggiungere corsi di “educazione sessuale”. Sono solo una forma di diseducazione all’eros e una riduzione dell’amore carnale a “sesso”, cioè sfregamento primitivo di corpi. Bisognerebbe tornare alla divisa scolastica e che sia la più coprente possibile, per tutti, maschi e femmine. Il massimo sarebbe tornare alle classi separate, maschi da una parte e femmine dall’altra. Per la salute di entrambi i sessi.

L’attrazione sessuale, soprattutto in adolescenza, è una forza assorbente e totalizzante. Un vero e proprio maelstrom emotivo, che impone all’individuo la soddisfazione delle sue necessità. Il sesso attrae e distrae. Come può un giovane (o una giovane) ascoltare e comprendere una lezione su Max Weber, se è circondato da seni e cosce in bella vista?

Non può, semplicemente. Non si tratta di sessuofobia, ma di rimettere al suo posto il sesso, che non può e non deve entrare nelle scuole. La sovraesposizione a stimoli sessuali, che perlopiù rimangano insoddisfatti, è fonte di frustrazione, deconcentrazione e disattenzione. Due seni o un culo sodo saranno sempre più attraenti di Freud o della battaglia di Canne.

La sessualizzazione estrema dello spazio scolastico è foriera di un peggioramento della qualità dell’insegnamento. Dopotutto, non ha alcun senso stimolare istinti sessuali in luoghi dove non possono essere soddisfatti, o che sono deputati ad altro.

Per migliorare ulteriormente la qualità del sistema scolastico, bisognerebbe diminuire il numero delle donne che siedono in cattedra. Le donne rappresentano oltre l’ottanta percento del corpo docente. Come possono gli alunni maschi identificarsi con un’insegnante donna? Come può una donna, cognitivamente diversa da un uomo, comprendere le necessità e le aspettative di alunni maschi? Non può. La scuola femminilizzata penalizza i ragazzi e rappresenta un serio impoverimento didattico e culturale, poiché agli studenti non è permesso accedere alla polarità maschile.

Gli educandi dovrebbero apprendere sia dalle donne che dagli uomini, perché i due sessi hanno capacità, impulsi, percezioni, logiche diverse uno dall’altro e gli studenti dovrebbero poter attingere da entrambi. La mancanza di contatto con docenti maschi mina lo sviluppo degli allievi, che non possono apprendere il modo di pensare maschile, che poi è lo stesso di Gilgamesh, Omero, Dante, Socrate, Gesù, Platone e così via. Non è possibile trasmettere in modo autentico ciò che ci è estraneo per natura.

Una donna impartisce un insegnamento più consono alle donne e i maschi ne sono tagliati fuori. Inoltre, bisogna anche tenere in considerazione che sempre più ragazzi sono figli di genitori separati o divorziati e sono in carico alle madri. A scuola sono istruiti da donne e in casa educati dalla madre: hanno scarse possibilità di entrare in relazione con uomini adulti e di imparare da loro.

Non possediamo statistiche, ma questa educazione femminile prevalente, quanto influisce sulla complessiva svirilizzazione della società? Per quanto ne sappiamo, il trionfo del “metrosexual” potrebbe essere determinato dalla presenza egemonica delle donne nella formazione dei giovani e dei giovanissimi.

Bisogna restaurare la scuola antica: classi separate, divise ed equilibrate la presenza di maschi e femmine, magari attraverso delle “quote blu”, ben più necessarie delle loro ridicole sorelle rosa.

Davide Cavaliere

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