Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

IL GRANDE BLUFF DI NAVALNY (di Franco Marino)

Ho perso definitivamente i residui di stima per Mentana – che prima non disprezzavo, tutt’altro – il giorno che lo vidi affermare su facebook che Navalny era l’unica opposizione russa in grado di mettere in difficoltà Putin. Un’affermazione del genere può provenire solo da qualcuno che non sa assolutamente nulla di Russia. Oppure che sa ma ha interesse a far passare altre notizie. La malafede o l’ignoranza di Mentana non mi riguardano. Da quel giorno ho continuato a leggerlo ma non con lo spirito di chi vuole informarsi ma di sapere quali sono le direttive e le strategie dei padroni che comandano la stampa italiana. La quale negli ultimi vent’anni ha dato prove di una sciocca russofobia che ai vertici è sicuramente dettata dai servizi segreti americani ma che trova riscontri nei lettori per via di una sostanziale ignoranza su come funzioni il sistema russo, su chi sia Putin, sul perchè sia così popolare e dunque sul perchè le affermazioni di Mentana siano così sciocche.

Conosco bene la Russia per varie ragioni. Frequentazioni personali, amicizie, un amore personale per la Russia stessa e un parente ottantenne che vive lì da quasi sessant’anni e presso il quale mi sono appoggiato quando, più volte nel corso della mia vita, mi sono recato a San Pietroburgo dove vive lui (nei pressi della Prospettiva Nevskij cantata da Battiato, una delle più belle strade del mondo) e nell’altrettanto meravigliosa Mosca dove vivono i figli e diversi miei amici. Oltre ad avere avuto una filiale della mia web agency in Russia che poi chiusi perchè, per problemi personali, non mi sono più potuto spostare agevolmente da Napoli.
Questo non è certo sufficiente a fare di me un russologo perchè se è già difficile capire la storia e la politica italiana, cioè del mio paese, figuriamoci se si può racchiudere la Russia in poche battute. Ma è sufficiente a smontare le pletoriche idiozie che si affermano su di essa. E sui russi.

La prima cosa da dire è che il successo di Putin è figlio dell’orrore vissuto nel periodo che va dal 1992 al 1999 quando la Russia, conoscendo la medicina americana, arrivò ad un passo dalla sua balcanizzazione. Stato sociale distrutto, mafie che imperversavano ovunque, giornalisti che sparivano nel nulla (altro che la Politkvoskaja, ma per carità) parlamentari della Duma che venivano comprati per fare leggi filoamericane e antirusse, droga a fiumi, prostituzione ad ogni angolo della strada, adolescenti che venivano rapiti dalle major angloamericane del porno (il che spiega perchè oggi la propaganda gay viene, peraltro blandamente, vietata in Russia).
Tutto questo provocò un immediato ritorno di fiamma del partito comunista russo che arrivò alle elezioni del 1999 al 30%, con gli americani che, spaventati dal rischio di un ritorno del comunismo, tirarono fuori dal KGB Vladimir Putin.
Quando questi, nel 1999, si presentò sul proscenio, peraltro benedetto dagli americani che si aspettavano di avere a che fare con un inetto burocrate quale effettivamente all’inizio i suoi modi miti ed educati potevano dare a pensare, diede invece quasi subito prova di essere sì fondamentalmente estraneo alla cultura comunista ma anche che non avrebbe fatto alcun regalo ai suoi iniziali sponsor. E lo dimostrò affrontando con durezza il terrorismo separatista ceceno.

Questi due dati, ossia la sua crisi russa – e dunque l’origine americana di tale crisi – e l’iniziale benedizione americana, sono fondamentali perchè ci dicono le seguenti cose. La prima è che mai come oggi la cultura americana viene vista con sospetto dai russi e la seconda che paradossalmente Putin è il più occidentale dei leader politici russi.
Questo introduce le idiozie di Mentana. Perchè in realtà l’opposizione in Russia c’è eccome. Ed è un’opposizione molto dura, anche se certo non maggioritaria. Il problema è che gli oppositori di Putin sono peggio di qualsiasi cosa si possa augurare un occidentale. Si va dai comunisti, i quali praticamente vorrebbero rifare l’URSS, ai liberaldemocratici, i quali vogliono rifare la Grande Russia ma su base capitalistica. Cioè credono nel libero mercato, purchè sia il libero mercato russo. E vogliono annettere tutte le ex-repubbliche sovietiche.
Nessuna di queste opposizioni ovviamente piace agli americani. Perchè sebbene siano opposizioni fortemente antiputiniane, il problema è che se cade Putin, al potere ci va qualcuno molto più antiamericano di Putin.
Il vero problema, cioè, da parte degli americani e degli inglesi, è di non capire che, oggi come oggi, tutto ciò che sia Occidente viene guardato come fumo negli occhi dai russi (e in generale dal mondo non occidentale) e che buona parte della dialettica russa sia sulle percentuali di antiamericanismo dei vari partiti, tanto che un po’ di anni fa mio zio russo mi mandò un divertente video dove si vedevano due politici, uno di Russia Unita – il partito di Putin – e l’altro comunista che si accusavano reciprocamente di filoamericanismo. In sostanza, i nemici di Putin sospettano che quello tra lui e gli USA sia un gioco delle parti mentre i supporter di Putin accusano comunisti e liberaldemocratici di essere fomentati dagli americani. Vere o meno che siano le accuse, la sostanza dei fatti è che anche a vent’anni di distanza, la popolarità della cultura americana sia ai minimi storici. Per i russi, la cultura europea è Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Germania. Nei confronti degli inglesi c’è avversione e sospetto ma anche una sotterranea stima di fondo. Gli americani, invece, sono il nemico numero uno.
Tranne una percentuale molto minima di coglioni, più o meno casi umani sul genere di quelli del PD in Italia, che trovano sponda in Jabloko il partito fondato da Navalny, il cui nome completo è, manco a farlo a bella posta, Demokratičeskaja Partija. “Partito democratico”. Ormai “democratico” sembra il marchio della coglioneria mondiale.

Navalny in Russia gode più o meno dello stesso consenso di cui godeva Alfano, cioè lo zero virgola, quando va bene l’1 o il 2%. E il consenso è così basso perchè essendo il partito che ripropone i medesimi valori che negli anni Novanta avevano ridotto la Russia ad un colabrodo, i russi guardano il partito e il suo fondatore per quello che sono. Un’accolita di imbecilli antirussi, al servizio degli americani.
Putin gode di un consenso plebiscitario perchè è stato colui che ha disinnescato la minaccia americana e decuplicato il PIL russo, peraltro quasi azzerando il debito che è al 10%. E la stella polare su cui si muoverà la politica russa di qui ad almeno cento anni è “Il nuovo politico sarà più o meno antiamericano?”.

L’idea, a fronte di quanto sopra, che Putin possa aver interesse a far fuori uno come Navalny è semplicemente ridicola. In un’intervista, Putin alla domanda di un giornalista straniero sulle sue eventuali responsabilità negli omicidi per esempio della Politkvoskaja e di Litminenko, rispose con il suo classico humour di stampo russo: “Per far salire la mia popolarità non ho bisogno di ammazzare i miei nemici. Li lascio parlare e agire. La mia popolarità sale e la loro scende ancora di più”.
L’idea stessa che Putin, per dire, abbia fatto uccidere la Politkvoskaja è assurda. Intanto perchè l’opinione pubblica media russa non è attraversata dalla sepolcrale ipocrisia di quella anglosassone. I commenti dell’opinione pubblica russa alla morte della giornalista andavano dal “Ben le sta, è morta una spia e una nemica della patria” al “Quel coglione di Putin l’ha uccisa dando il modo agli americani di accusarlo”. E poi perchè l’omicidio della Politkvoskaja ha aumentato le stupide diffidenze dell’Europa verso i russi.
In patria, della morte della Politkvoskaja, politicamente fregava qualcosa solo a Navalny. Per il resto, piaccia o meno, queste sono state le reazioni in Russia.
Questo non significa che Navalny non rischi la vita, anzi. Il punto è che non la rischia per colpa di Putin ma per colpa di quelli che oggi sponsorizzano Navalny. Che è poi la sorte che fanno, più o meno, tutti gli agenti dei servizi segreti che lavorano contro un paese.
Credete davvero, per dire, che Al Sisi abbia fatto uccidere Regeni per poi far ritrovare il cadavere in pubblico dando modo al mondo intero di accusarlo?
Io non so se Regeni fosse una spia inglese come molti sospettano. Quel che è certo è che l’Università di Cambridge dove Regeni si era laureato, è una nota e riconosciuta fabbrica di spie. Ed è dunque del tutto verosimile che gli inglesi lo abbiano fatto uccidere per aizzare il governo italiano contro l’Egitto col quale stava concludendo importanti accordi commerciali. Ed è dunque del tutto verosimile che, per dire, Saviano rischi sì la vita. Ma certo non per Sandokan Schiavone da Casal di Principe ma ad opera degli stessi che ne hanno appoggiato il successo. Per poi casomai ucciderlo al fine di dare la colpa a qualcuno che riuscisse a diventare il vero padrone della politica italiana.

Fino ad oggi, Putin rappresenta, per quanto paradossale, un elemento di moderazione. Se al potere ci va un liberaldemocratico o un comunista, l’Ucraina, le repubbliche baltiche, quelle ex-sovietiche etc. tornano tutte alla Russia. Senza che gli americani possano e vogliano farci nulla. Perchè essenzialmente l’opinione pubblica americana si è rotta le palle di continue guerre col mondo. E, in generale, oggi la convinzione della parte sana della politica americana è che gli europei se la debbano cavare da soli.
In una situazione del genere, credete davvero che Putin, l’uomo a cui la Russia deve il benessere degli ultimi vent’anni e che può essere sostituito da qualcuno ancor più antiamericano di lui, si preoccupi di uno come Navalny, cioè dell’Alfano russo? Del propulsore dei veleni che stavano distruggendo la Russia?
Fate sul serio?

FRANCO MARINO



4 commenti su “IL GRANDE BLUFF DI NAVALNY (di Franco Marino)

  1. Grazie per questi chiarimenti perché in questi tempi è praticamente impossibile farsi un’idea equilibrata e un minimo approfondita sulla situazione russa leggendo soltanto la stampa ordinaria, inclusi purtroppo i giornali di destra.

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