Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

L’EDITORIALE – L’INUTILITÀ DI VASCO ROSSI E DEI FALSI RIBELLI (di Matteo Fais)

Gli italiani ci cascano sempre. No, non sto parlando di Berlusconi. Anzi, se vogliamo, lui è più coerente. Ama la ricchezza, la figa ed è un narciso unico. Almeno lui lo dice. Risponderete voi: ma è un ipocrita! Aveva delle mantenute a libro paga e, nel mentre, difendeva la famiglia tradizionale. Ipocrita? Davvero? Come tutti, direi. Io, se volessi vedere dei santi, andrei in Chiesa. Da un politico pretendo solo politiche – e, possibilmente, a sostegno della famiglia. I cazzi suoi sono cazzi suoi. Tanto più che un uomo deve difendere ciò che sa essere giusto, non le proprie mancanze. 

Diverso è il caso di Vasco Rossi, da decenni e tuttora un modello di vita spericolata per generazioni di rincoglioniti. Si potrebbe dire addirittura che, senza proporsi come incarnazione di quei principi cantati di ultralibertarismo, nessuno se lo sarebbe calcolato. Il rifiuto di giacca e cravatta ha fatto di lui un mito di trasgressione, tant’è che, ancora oggi, l’ormai vegliardo, si veste come la grottesca parodia di ciò che fu a vent’anni. 

A ogni buon conto, dopo una presunta vita sopra le righe, tutta droga e notti brave, il Vasco Nazionale si è riscoperto paladino della dittatura sanitaria, insomma del Potere apparentemente tanto disprezzato in altre epoche. Anche lui a gridare, con quanto fiato ha in gola, la necessità della mascherina chirurgica e del distanziamento sociale. Dal fegato spappolato al non scambiamoci neppure un bacio sulla guancia. Chissà se, quando qualche fan veniva a trovare lui e la band nei camerini, ai tempi dell’AIDS, c’era sempre un preservativo a rendere pompini e chiavate varie igienicamente perfette. Ridicolo!

Ecco cosa scrive Vasco ai suoi fan, quelli grazie a cui ha mangiato tutta la vita. Sorvoliamo sull’italiano usato dal grande cantautore…

Ma ciò non stupisca. Vasco e tanti altri come lui sono il prototipo del paraculo da star system. Poi, è ben possibile che, in giovane età, lui sia stato un ribelle. Ma, come sottolinea giustamente Sartre, un ribelle è spesso erroneamente confuso con un rivoluzionario. Per intenderci, un ragazzo della buona borghesia pariolina potrebbe certo rifiutare il contegno artificioso dei suoi genitori, la loro rigida osservanza di certi costumi semplicemente perché maggiormente attratto dai piaceri dell’eroina, come dalle serate lunghe e decisamente alcoliche, senza perciò mettere in discussione tutto il sistema che ne supporta il tenore di vita. Infatti, chiariamo un punto, la vita spericolata si può perfettamente conciliare con il mondo borghese, molto più dello stacanovismo dell’operaio sovietico. Pensate che altrimenti un rivoluzionario che propagandi un mondo diverso potrebbe investire in diamanti, come fece lui, peraltro venendo truffato? (https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2019/10/02/truffa-diamanti-vasco-rossi-tra-vittime_ec750102-918d-4c68-9ce1-652539af0322.html)

Signori, Vasco Rossi è un sogno, un ologramma che la società dei consumi vi spara su maxi schermo per fornirvi l’illusione di una vita emozionante a cui la mediocre esistenza che vi hanno assegnato non vi darà mai accesso. Vasco Rossi è il miraggio che vi soddisfa dell’assenza di realtà. Infatti, all’occorrenza, può essere riciclato per promuovere principi che mai nessuno si sarebbe sognato di associare alla sua figura. Vasco è un figurante, l’ennesima chimera di un mondo che è tutto una gigantesca presa in giro.

Matteo Fais 

L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. A settembre, sarà nelle librerie il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

5 commenti su “L’EDITORIALE – L’INUTILITÀ DI VASCO ROSSI E DEI FALSI RIBELLI (di Matteo Fais)

  1. Leggo nella breve biografia sotto l’articolo “agitatore culturale”. Credo che miglior definizione non avrebbe potuto trovare per descriversi. Da quando l’ho scoperto (alcuni mesi) seguo con interesse e curiosità i suoi scritti. Ogni suo articolo o post di Facebook mi fa riflettere e scombussolare, sorridere e piangere, sempre “PENSARE”. La visione dei concetti, come anche la presentazione di fatti e avvenimenti avviene da un punto di vista insolito, spesso intriso di un’ironia e di un umorismo che mi affascinano. Apprezzo inoltre il buon italiano usato, cosa rara nei post di Facebook. Aggiungo che concordo pienamente quanto scritto su Vasco Rossi.

  2. ANALISI IMPECCABILE !!! SOLO UN BECERO OPPORTUNISTA IL PROPUGNATORE DI VITE SPERICOLATE, DAL GROSSO CONTO IN BANCA. ANDATE POLLI A RIEMPIRE GLI STADI A SENTIRE UNO CHE VI PIGLIA PER I FONDELLI !!!

  3. Personalmente.. Vita spericolata o mascherata… Vasco mi è sempre stato sul c***o. Se poi parliamo musicalmente allora potrei non porre limiti al torpiloquio..

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