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LA MASCHERINA: IL CENCIO SANITARIO DISUMANIZZANTE (di Davide Cavaliere)

“Mascherina” è diventato un lemma insopportabile, un sostantivo irritante, una parola intollerabile, inascoltabile. Scriverla o sentirla procura una crisi di rigetto in ogni persona sana di mente. “Mettiti la mascherina” è un’ingiunzione autoritaria e dispotica. 

Lungi dal salvare delle vite, il cencio sanitario che soffoca il respiro è uno strumento disumanizzante. È il feticcio della religione sanitaria, mettere in dubbio la sua utilità è una imperdonabile sfida ai dogmi dell’asepsi sociale. Il Corano impone alle donne il velo sul capo, i sacri testi dell’oscuro “Comitato tecnico-scientifico” esigono naso e bocca sigillati. Non indossare la mascherina equivale ad essere degli untori, dei corrotti, degli attentatori alla salute pubblica, individui Harām, “impuri”. La Sharia medica non perdona: non metti il bavaglio? Multa.

Le mascherine, poiché nascondono i nostri volti, negano l’espressione più immediata della nostra umanità. L’uomo con la mascherina è un anticipo dell’automa, del replicante inespressivo. Il volto, secondo Lévinas, rivelerebbe la scintilla del divino che risiede in ogni essere umano e che lo rende “persona”. Non è necessario essere credenti per ammettere che il volto, più di ogni altra sezione del corpo, afferma la posizione della persona come agente morale, un essere con una dignità inviolabile, in possesso di diritti e doveri.

La mascherina, velando il volto, occulta sotto il tessuto la nostra individualità, mina la nostra dignità di soggetti, ci rende tutti uguali. Comunismo medico. I mascherati si ritrovano dissolti in una uniformità inquietante, fatta di veli azzurri, bianchi e verdi. È l’incarnazione di una paura irrazionale, emotiva, infantile.

Una timore paralizzante che riguarda – per prendere in prestito un termine dal lessico della sinistra contemporanea – “l’Altro“. 

Gli ayatollah della mascherina trattano l’Altro non solo come indesiderabile, come incarnazione di una malattia temuta, come intoccabile. In altre parole, manifestano l’essenza stessa delrazzismo“, cioè l’oggettivazione del soggetto, la riduzione della persona a una cosa, in questo caso, il prossimo, diviene veicolo per la trasmissione del virus. 

La medicalizzazione dell’esistenza è una distopia falsamente benevola.

                         Davide Cavaliere 

Un commento su “LA MASCHERINA: IL CENCIO SANITARIO DISUMANIZZANTE (di Davide Cavaliere)

  1. Accettazione indiscussa.quando si vedono mascherine personalizzate pórtate con orgoglio.
    Voglio moriré da persona libera, con un corpo oxigeno ,non veleni

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