Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

POI DITE CHE VI ODIAMO (di Franco Marino)

Lo sconcerto con cui oggi, a margine della nuova stretta contro “l’odio social” e mentre si minacciano nuove emergenze, nuovi lockdown, vedo questa foto dove le marie antoniette della politica in essa riprese, non osservando alcuna regola sugli assembramenti, sembrano irridere le angosce degli italiani, mi porta ad alcune amare riflessioni che si sostanziano nell’incapacità cronica – che voglio pensare sia figlia non solo di una malafede studiata ma anche di una profonda stupidità – delle classi dirigenti di capire la gente, le sue paure, la propria ansia per il futuro.
La classe politica di oggi, cioè, fa una gran fatica a capire che l’odio è, come tutti i sentimenti, una reazione a qualcosa.
Se un uomo corteggia una donna, la riempie di regali, di attenzioni, di coccole, non è detto che riesca a conquistarne l’amore, non è così automatica la cosa, ma insomma ci sono buone possibilità che vi riesca.
Se quello stesso uomo, una volta che l’ha sposata, torna a casa la sera e la inchiavica di mazzate, non può stupirsi che la moglie, alla corta o alla lunga, arrivi ad odiarlo, a voler andarsene, a voler ammazzarlo.
Nessuno ama oppure odia senza motivo. A volte si ama e si odia in virtù di collegamenti del tutto razionali tra un fatto e le sue inevitabili conseguenze, a volte si ama e si odia per ragioni che promanano dai serbatoi talvolta insondabili dell’inconscio e in qualche circostanza si ama per ragioni che in altre circostanze scatenerebbero odio e viceversa.
Tutte queste “reazioni” hanno un comune denominatore: si ama o si odia in relazione a ciò che ci viene provocato dalla persona con cui interagiamo.
Nello specifico, l’odio verso la classe politica è la reazione del popolo ai comportamenti della stessa. A volte il popolo odia politici che invece dovrebbe amare e viceversa ama politici che dovrebbe odiare.
In ogni caso, odio e amore sono reazioni. Combatterle significa trasformare il paese in una dittatura nordcoreana o cinese.
Che differenza c’è tra il culto della personalità di Kim Jong-Un o Jinping e quello che si delinea in Italia nei tanti papi laici, in giacca e cravatta, che ammorbano la politica italiana? Credete che sia sufficiente a distinguerle il fatto che in Cina o in Corea del Nord i capi si incarnino in una figura monocratica chiara e riconoscibile mentre in Europa siano oligarchie molto meno ufficiali?
Può davvero stupirsi una classe politica che non fa dormire sereni la notte tanti padri di famiglia circa il loro presente e circa il futuro dei loro figli, che vi sia un odio diffuso nei suoi confronti?
Cosa ci si aspetta? Che mentre il paese ogni giorno affonda come una rana nell’ebollitore distruggendo decine di miliardi di ricchezza e la classe politica l’unica cosa che fa è discutere dell’Olocausto, del fascismo di cose cioè di ottant’anni fa, che mentre tanti italiani sono in mezzo ad una strada ci si preoccupa di importare immigrati, la reazione sia l’amore?
Questa non è neanche più una classe di politici ma di stalker.
Il meccanismo per cui oggi la politica pretende di essere amata è identico a quello che porta lo stalker a imporre la propria presenza alle vittime, vessandole, rendendo la loro vita impossibile.
Lo stalker agisce nella convinzione che se la vittima lo conoscesse meglio, lo amerebbe. Non ci arriva nemmeno all’idea che la vittima può non aver voglia di conoscerlo a prescindere da quale preziosa ricchezza lo stalker presuma si nasconda nel proprio scrigno.
La classe politica attuale agisce allo stesso modo. Si impone, pretende, aggredisce, perseguita. Tasse di qua, limitazioni di là, controlli, schedature di massa, insulti. Come gli stalker, essa si ritiene indispensabile, nonostante le vittime ovunque, giorno dopo giorno, dicano con chiarezza di non sopportarla più.
E’ il meccanismo dello stalking. IDENTICO.
Ed è inevitabile che le vittime reagiscano come si reagisce di fronte ad uno stalker, mi sembra ovvio.
State avvelenando l’esistenza alla gente. E vi stupite se vi odiano?

FRANCO MARINO

2 commenti su “POI DITE CHE VI ODIAMO (di Franco Marino)

  1. Esatto. Complimenti! Il ragionamento non fa una piega, l unica cosa che non condivido sono le 3 righe:
    “non è detto che riesca a conquistarne l’amore, non è così automatica la cosa, ma insomma ci sono buone possibilità che vi riesca.”
    No. La donna, come l uomo, sa già in cuor suo se si lascerà conquistare o no.

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