Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

DAL GREEN PASS AL QR CODE, SIAMO TUTTI SORVEGLIATI SPECIALI (di Chiara Volpe)

Libertà d’improvvisare? Decidere all’ultimo minuto? Atti di egoistica, ignorante, volgare, scellerata presunzione.

Oggi, come il  Furio di Bianco, Rosso e Verdone, si deve ‘pianificare’, programmare tutto nel presente per non avere sgradite sorprese nel futuro e non arrecare nessun danno al prossimo. E se qualcuno crede nella reincarnazione, può anche correggersi, pensate un po’.

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Dopo averci stressati per bene, infiocchettato il cappio dell’ansia al collo, per completezza, ecco una nuova ossessione.

Il concetto di controllo è stato abbondantemente introiettato, ha fagocitato quello di privacy, non esiste più differenza tra controllore e controllato: ci monitoriamo l’uno con l’altro, perché il suddito ha il compito di vigilare, con la certezza di restare quel che è, una generica sicurezza che lo rassicura e conforta.

Ci hanno separati per questo, non importa se parenti o amici, adesso siamo concorrenti disposti a denunciarci.

Non bastassero tutte le volte che ci hanno chiesto un codice per accedere, adesso Venezia sperimenterà l’uso di un QR Code per monitorare i turisti attraverso un sistema di prenotazione, facoltativo all’inizio, incentivato da sconti e priorità varie. Dal 2023, oltre a prenotarsi, il visitatore dovrà anche pagare un contributo d’accesso e in questo caso, il codice servirà a verificare l’avvenuto versamento della tassa. Questo, anche per sapere quante persone circolano nel centro storico in anticipo. Il sistema esclude residenti e lavoratori, che dovranno comunque dimostrare di essere tali.

Il panottico si è snodato e sublimato nel dispositivo privato, protesi o appendice del corpo, esso indaga sempre più l’intimità di ciascuno, tra paranoia e sicurezza. Ogni singolo individuo si agita nel delirio del sospetto, persino verso se stesso, perché il potere frammentato lo vede, è ovunque. L’inquietudine è legale.

Naturalmente noi accettiamo tutto, diamo il consenso ad una mappatura normativa dell’esistente, accettiamo di codificare e rendere esplicito un sistema simbolico che ci rintraccia in ogni momento, contribuendo ad una porno-mutazione antropologica senza precedenti e in maniera assolutamente superficiale, che ha anche qualcosa di repressivo, perché nulla è più celato agli occhi di nessuno.

Sorveglianza e mutazione, intesa come omologazione, non sono altro che emanazioni esiziali di una cultura votata al consumismo, che esaspera e totalizza il desiderio di ciascun individuo, in un drammatico vuoto valoriale. Non importa il gusto particolare, conta andare nella stessa direzione seguita da tutti, alienante e mercificatrice.

Hanno imposto la smania del benessere e del consumo di beni superflui, nuovi miti che vorrebbero colmare la cinica dissoluzione che ci circonda, verso un livellamento dei gusti, della cultura e del ragionamento. È la cultura di massa, quella che attraverso una trasformazione psichica giunge ad una uniformazione degli individui. Assoggettati, accettano leggi subdole, tanto da esserne stritolati.

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Chi in tutto ciò vede sviluppo e progresso, dovrebbe anelare a un tilt tecnologico della Rete, antitesi perfetta a una società dedita ad un’ambigua trasparenza, senza profeti del controllo, in grado di leggere i Segni dei Tempi.

Ma scioccamente, abbiamo rimpicciolito il Mondo, incastrandolo in quattro mura.

Chiara Volpe

L’AUTRICE

Chiara Volpe nasce a Palermo nel 1981. Laureata in Storia dell’Arte, ha svolto diverse attività presso la Soprintendenza per i Beni Culturali di Caltanissetta, città in cui vive. Ha lavorato per una casa d’Aste di Palermo, ha insegnato Arte, non trascurando mai la sua più grande passione per la pittura su tela, portando anche in mostra le sue opere. Attualmente, collabora anche con il giornale online Zarabazà.

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