Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

BORGHESI DI NOME, SCHIAVISTI DI FATTO (di Matteo Fais)

La tentazione, soprattutto dopo l’ultima intervista concessa da Briatore al “Corriere” (https://www.corriere.it/cook/news/22_aprile_15/flavio-briatore-vero-giovani-preferiscono-weekend-libero-lavoro-b34ee780-bca9-11ec-838b-5bff914371d1.shtml), sarebbe di mandarli sonoramente a fare in culo, lui e Borghese. Ma meglio stare calmi e cercare di ragionare.

La polemica è nota: i giovani non hanno voglia di lavorare, chiedono il weekend libero, non hanno spirito di sacrificio, e dunque, in particolare con l’inizio della stagione estiva, si faticherebbe a trovare figure come cuochi e camerieri. Parola di Alessandro Borghese e del geometra che, da ragazzo, raccoglieva le mele – se avesse detto le pere della Gregoraci, gli avrei anche creduto.

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A ogni buon conto, secondo voi, è vero? Mah! Tu non trovi lavoratori disposti a farsi il culo per 1800-2000 euro di partenza, stando a quanto dice Briatore? Praticamente, da lui, un cameriere guadagnerebbe poco meno di un ricercatore appena assunto e come un professore di scuola superiore a fine carriera? Non ci credo neanche se mi fa vedere la busta paga.

Più di tutto, però, il vero motivo per cui non si può concedere neanche un minimo credito alle parole dei due è perché, come al solito, rinvengono la ragione dell’italico male nell’esistenza del famigerato Reddito di Cittadinanza. Per aver detto una balla simile, andrebbero presi a frustate!

Il RDC, come dovrebbero sapere anche i sassi oramai, è la misura più chiacchierata del precedente Governo, ma di cui quasi nessuno ha poi realmente beneficiato. Il motivo? Molto semplice. Contrariamente a quanto vanno blaterando in giro per i talk show i vari pezzi di plastica sgonfia come la Santanchè o i cretini come Renzi, il suddetto sussidio è praticamente impossibile da ricevere. O meglio, per rientrare nel novero, bisogna essere un gradino più su di quello dove, sulla strada, dorme il barbone.

Se avete una casa – non importa dove –, un garage, se vostra zia in Puglia vi ha lasciato una cascina di campagna del valore di 10000 euro insieme ad altri 28 nipoti, genericamente, non avete diritto neppure a un euro per il caffè. Un giovane che risieda ancora coi genitori, poi – pensionati o lavoratori non cambia niente –, non può avere accesso al RDC perché, pur non avendo introiti, il reddito famigliare viene considerato anche suo. Ma dove cazzo è che i ragazzi rifiutano il lavoro di cameriere perché percepirebbero questo beneficio!?

Briatore e il cappellone dovrebbero avere il buongusto di smetterla di raccontare cazzate per prendere in giro l’impiegato medio che, non essendo mai entrato in contatto col problema, si beve una simile favoletta, anche perché il giornalista – contravvenendo a quello che la sua professionalità richiederebbe – non contesta loro una sola virgola delle puttanate che sostengono.

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Naturalmente, prendersela con loro non vuol dire avvalorare il pensiero di tanti svalvolati secondo cui chi fa un investimento di 500 mila euro dovrebbe guadagnare quanto il suo dipendente, o demonizzare la libera iniziativa – tutt’altro. Infatti, Briatore ha anche ragione quando chiede il taglio del cuneo fiscale, per cui “se lo Stato si prende meno tasse, al dipendente resta in tasca di più”. Le tasse sul lavoro rasentano oramai la follia sovietica e vanno a finanziare ogni dubbia idiozia pseudo culturale del nostro scalcagnato Paese, oltre che i vari furti della classe politica. Ma basta, basta con questa questione del RDC, come se regalassimo soldi a palate a ogni disoccupato.

Tra parentesi, se è in parte comprensibile che un Signor Franco qualsiasi, con un locale da dieci tavoli, si lamenti e abbia il cameriere al nero – anche perché altrimenti dovrebbe chiudere bottega –, sentirsi fare la morale da quei due è disgustoso, fa venire voglia di brigate rosse persino a un reazionario.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

Un commento su “BORGHESI DI NOME, SCHIAVISTI DI FATTO (di Matteo Fais)

  1. Tutta colpa di anni anni secoli di ideologia filoindustriale con cronica ansia farqualcosistica che recita… chi no ha voglia di fare una cippa ma di godersi sole e stelle e cinguettii assortiti… è pressappoco delinquente un balordo rifiuto rifiutato di questa esemplare società di bipedi idioti… beh noi gatti randagi no la pensiamo affatto così!…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/

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