Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

IN DIFESA DI PIETRO DIOMEDE, CONTRO I DUE MINUTI D’ODIO (di Matteo Fais)

Facebook è l’oppio dei popoli gentilmente elargito dal Sistema, il sospiro della creatura oppressa. I social network, in generale, sono il teleschermo di orwelliana memoria che, in 1984, il famoso romanzo, regala agli astanti, riuniti di volta in volta in diversi contesti, sotto l’egida del Grande Fratello, un capro espiatorio verso il quale rivolgere tutto il proprio astio e sfogarsi. Il fine è far espellere loro le energie negative, per tornare poi all’acquiescenza più totale verso il Potere che li controlla.

Si prenda ad esempio il caso di Pietro Diomede, comico di Zelig, che scrive un Tweet sulla giovane “pornostar”, dopo il ritrovamento del cadavere. La battuta incriminata ironizza sul fatto che il cadavere della giovane sia stato riconosciuto partendo dai tatuaggi e non dal “diametro del buco del culo”. Il che, sempre seguendo il corso della freddura, indicherebbe che la tipa non faceva bene il suo lavoro di attrice a luci rosse.

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Sì, ok, come battuta è di cattivo gusto, decisamente fuori luogo e oltremodo greve. Del resto, vorrei sapere quale satira non sarebbe tale. Avete mai letto Giovenale o Marziale? Lo so, direte voi che loro erano più bravi – non vi chiedo di spiegarmi il perché, già sapendo che non sareste in grado. Come se si dovesse garantire libertà di parola e di satira solo in ragione dello stile e non come diritto inalienabile di ognuno.

A ogni buon conto, il problema più grave, al momento, è la reazione del pubblico del web. Avete letto qualche commento? Patibolo, denuncia, censura, “bene hanno fatto ad annullare il suo spettacolo”. Insomma, guardate quanti piccoli, minuscolissimi, Stalin si aggirano tra noi.

In una normale democrazia liberale – è un’utopia, lo so –, le persone deciderebbero chi premiare e chi lasciar cadere nel dimenticatoio, semplicemente disertando o recandosi all’appuntamento a teatro. In un regime come il nostro, di gente cresciuta con una mentalità sovietica, invece, si invoca il corrispettivo del rogo dei libri, dell’intervento della Santa Inquisizione. Ciò è sintomatico del degrado in seno al nostro Occidente, sempre più attraversato da pulsioni pericolosamente dittatoriali – oserei dire da dare i brividi.

L’influsso nefasto di una scuola progressista è palese. Tanti inutili adepti della Pubblica Amministrazione – i professori – hanno trasmesso un’idea della cultura come arma pedagogica, un Libro Cuore dei buoni sentimenti di Sinistra, un catechismo laico. Cosa che, tra parentesi, la cultura non è mai stata – vedasi, appunto, Giovenale, Marziale, ma anche Nietzsche, Eraclito, e via elencando.

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A ogni buon conto, è evidente l’uso strumentale che il Potere fa di certe cadute di stile, o avvenimenti vari, dallo schiaffo di Willy Smith alla battuta di Diomede. Le masse, martoriate dal caro benzina e dall’aumento dei costi dei beni di prima necessità, dall’insicurezza sociale dilagante, invece di concentrare il loro astio su chi comanda, sono indotte a deviare la loro acrimonia verso battaglie insignificanti, a darsele – peraltro, virtualmente – l’un l’altro per difendere o delegittimare l’uomo del momento. Ridicolo, ovviamente, ma ci cascano tutti.

Putin, l’assassino della pornostar di OnlyFans, il comico con la sua battuta insulsa, Will Smith e i vari che sono stati e che verranno sono accessori, figurine di carta su cui tirare le proprie freccette, mentre il Potere vero agisce nell’ombra, trama, taglia e cuce teste. Chi non l’ha ancora capito o è scemo o è in malafede. Sfortunatamente per noi, gli scemi sono sempre in maggioranza.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

Un commento su “IN DIFESA DI PIETRO DIOMEDE, CONTRO I DUE MINUTI D’ODIO (di Matteo Fais)

  1. Non sono certo un moralista, ma bisogna anche pensare che anche gli altri hanno la loro morale, che poi non sia simile alla tua è un altro discorso, ognuno agisce secondo cosienza avendono ognuno la propria, proprio per questo però è importante ricordarne i confini, quelli che si possono superare, come quelli che non si possono superare.

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