Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

I SOSTENITORI DELLA PACE (di Davide Cavaliere)

In Italia ha sempre e solo corso legale il pacifismo dei deboli. Il diritto dei vinti piace ai politici e all’opinione pubblica. Il nostro Paese pullula di veline e lettori di Khalil Gibran che desiderano la pace nel mondo e appendono la bandiera arcobaleno ai balconi e s’illudono che la triade diritto-diplomazia-cooperazione sia una panacea per tutti i mali. 

Il pacifista è un tipo umano molto particolare, decisamente candido, sembra ritenere davvero che il mondo possa diventare un locus amoenus. Crede che tutti i torti e i conflitti possano essere superati attraverso azioni di dissenso pacifico e di dialogo

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Ricorda Gandhi quando invitava gli ebrei a gettarsi in mare dalle scogliere per risvegliare il popolo tedesco dall’incubo nazista o, ancora, quando suggeriva agli inglesi di lasciarsi invadere dalla Wehrmacht, perché l’importante è non farsi occupare la mente e l’anima. I pacifisti invitano sempre il prossimo a «studiare la storia» poiché «insegna che la guerra non porta da nessuna parte». 

Niente di più falso. La storia insegna esattamente il contrario, ossia ci racconta che inseguire la pace a tutti i costi è controproducente, soprattutto quando l’interlocutore è uno Stato totalitario o dittatoriale

Nessuna diplomazia è possibile coi tiranni decisi a far valere il proprio ius ad bellum, cioè il «diritto a fare la guerra». Ogni accordo con un soggetto come Putin sarebbe solo tempo strappato alla catastrofe inevitabile. Lancette dell’orologio dell’apocalisse mosse leggermente all’indietro. 

Il problema delle democrazie è che sono sempre pacifiste. Furono pacifiste e non-interventiste davanti al genocidio degli armeni, alla guerra civile spagnola, al momento dell’Anschluss e poi alla conferenza di Monaco. 

A volte la guerra può essere l’unico modo per risolvere le controversie internazionali. Chamberlain si sedette al tavolo con Hitler, i pacifisti di oggi sono pronti a sedersi a un tavolo con Putin? 

A quanto pare sì, pur di non «esacerbare la situazione», ma gli appetiti dei dittatori e delle canaglie non si placano con un pezzo di carta dal solenne nome di «trattato». La diplomazia è un mezzo, non un fine. Quando la composizione pacifica delle fratture non è possibile, allora si usa la forza. 

A nulla serve evocare l’articolo 11 della Costituzione della repubblica italiana, nel quale si esprime solo il ripudio della guerra d’aggressione, recita infatti il primo comma: «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali». 

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Il «ripudio della guerra» deve essere letto in relazione agli altri valori espressi nella Costituzione e nell’articolo in questione: la ricerca della giustizia tra le nazioni e il bisogno di sicurezza. Inoltre, si vieta solo la «guerra», ossia i conflitti caratterizzati da un uso massivo della forza armata, ma non dispone alcuna limitazione in merito agli interventi militari non qualificabili come guerra né all’invio di armi

Il pacifismo è, nel migliore dei casi, un’espressione di viltà o ignavia; nel peggiore una forma perniciosa di ideologia cieca e irreale. La pace può fare a meno dei pacifisti.

Davide Cavaliere 

L’AUTORE 

DAVIDE CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino. Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”. Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-Israele Today”. È fondatore, con Matteo Fais e Franco Marino, del giornale online “Il Detonatore”. 


Un commento su “I SOSTENITORI DELLA PACE (di Davide Cavaliere)

  1. DAVIDE CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino. Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”. Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-Israele Today”. È fondatore, con Matteo Fais e Franco Marino, del giornale online “Il Detonatore”.

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