Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

“LA CULTURA È PACE E FRATELLANZA” – SMONTIAMO UN FALSO MITO (di Matteo Fais)

Se si sta ad ascoltare questi disagiati dei progressisti, sembra che la cultura, in ogni sua forma, sia da sempre il più grande contributo alla pace e alla fratellanza dei popoli, come ai buoni e paritari rapporti tra uomo e donna. Tutte stronzate!

Questa cretinata, poi, che gli artisti siano uomini liberi, senza legami col Potere e le sue tresche è roba da minorati mentali di prima elementare. Come se l’Eneide non fosse stata scritta, anzi commissionata, da Augusto per fare propaganda imperiale – insomma, una gigantesca marchetta. Come se Ungaretti non avesse vissuto grazie a un ruolo da corrisponde a Parigi per il “Popolo d’Italia”, durante il Ventennio. Del resto, praticamente tutti gli intellettuali progressisti con un minimo di carriera stanno dove stanno solo in forza di uno stretto e mafiosissimo legame con il PD e le altre sue emanazioni, come in precedenza era stato col PCI. Non ci si prenda per il culo!

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Naturalmente, tutto ciò è già ben chiaro a chiunque abbia anche solo quel minimo di onestà intellettuale necessaria per fissare la propria immagine allo specchio senza scattarrare sulla superficie riflettente. Chi si indigna per il direttore d’orchestra Vaery Gergiev, che ostinatamente si rifiuta di abiurare il suo amico Vladimir Putin, dovrebbe spiegarci cosa fare di tutte le incisioni di Herbert von Karajan, targate Deutsche Grammophon – la più famosa casa discografica che si occupi di classica –, considerato che, com’è oramai ampiamente noto, il sommo Maestro era iscritto al Partito Nazionalsocialista, oltre a essere smaccatamente antisemita.

Il fatto è che la loro dissonanza cognitiva non gli permette di arrivare ad afferrare la possibilità di questa coesistenza tra cultura alta e adesione volontaria al Male. Se sapessero che, nel 1942, in occasione del compleanno di Hitler, Wilhelm Furtwängler diresse la Nona al cospetto dello stesso dittatore, lo negherebbero a sé stessi, pur di non fare i conti con una simile vertigine. Se volete conoscere uno dei pochi scrittori italiani che, in tal senso, ha il coraggio di guardare in faccia questa verità, leggetevi il Giuseppe Culicchia di Il cuore e la tenebra (Mondadori).

E, sempre a proposito di grandi scrittori, di quelli con le palle però, non con la tessera di partito in tasca, niente di meglio del caro vecchio Anthony Burgess in Arancia Meccanica (di cui proprio quest’anno ricorrono i sessant’anni dall’uscita). Ricorderete tutti, se non altro per aver visto il fantastico film di Kubrick, che Alex, il protagonista, tra una scorpacciata di ultraviolenza e l’altra, si diletta nell’ascolto della musica classica – Beethoven su tutti. Sentite un po’ che parole mette in bocca l’autore inglese al giovanotto che prepara le sue atroci nefandezze ispirandosi alla migliore tradizione musicale occidentale: “Mi veniva da smeccare, però, ripensando a quello che avevo videato in uno di quegli articoli sulla Gioventú Moderna, riguardo al fatto che la Gioventú Moderna sarebbe migliorata alquanto se solo fosse stato possibile incoraggiare Un Vivace Apprezzamento Delle Arti. La Grande Musica, cosí diceva, e la Grande Poesia avrebbero ammansito la Gioventú Moderna e reso la Gioventú Moderna piú Civile. Piú civili, le mie barballe sifilitiche. Al contrario la musica mi rendeva sempre piú affilato, fratelli miei, e mi faceva sentire come Pio in persona, pronto a darci dentro con donner und blitzen per costringere ciallovi e pizie a scricciare come aquile in mio oh oh potere”.

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Che piaccia o meno, la vera cultura è questo: un trampolino di lancio per ogni possibile e abissale pensiero, una colonna sonora per attraversare indistintamente l’inferno o il paradiso. Costringere un artista alla bontà – alla nostra idea di bontà – non porterà mai a niente di buono, trasformerà semplicemente l’arte in uno scadente e burocratico prodotto da industria sovietica.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

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