Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

SE LA CANCEL CULTURE SCOPRISSE LOVECRAFT…. (di Umberto Camillo Iacoviello)

Negli ultimi anni il fondamentalismo dell’ideologia politicamente corretta ci ha regalato momenti di puro deliro: dalla Oxford University Press che ha chiesto ai propri autori di non disegnare o citare suini e loro derivati per non offendere musulmani ed ebrei; alla Columbia University che ha giudicato Ovidio “troppo violento”, poiché presenta “scene erotiche tali da provocare traumi nei giovani lettori”. Poco importa se questi giovani lettori aprono Netflix e guardano serie tv con drag queen e altre maialate.

Da notare che molto spesso queste sparate provengono dalle università. In una società sana, chi afferma che un corso sul Rinascimento va soppresso perché troppo “eurocentrico” riceverebbe come unica risposta il ricovero coatto. Ciò non avviene perché, come ci ha insegnato Marx, in una determinata società, le idee dominanti sono sempre quelle della classe dominante e le università sono i centri di formazione di giovani imbecilli funzionali al Sistema.

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Se utilizzassimo la “morale” politicamente corretta per giudicare gli autori del passato, pochissimi sopravvivrebbero all’inquisizione del pensiero unico. In tutti, da Omero a Heidegger, troveremmo tracce di maschilismo, razzismo, omofobia e quant’altro. Lovecraft, poco attenzionato dai progressisti, si beccherebbe una bella accusa di suprematismo bianco.

In particolare, nel suo vasto epistolario che conta più di 100.000 missive, spicca una lettera del 12 giugno 1933, al suo amico James Morton, in cui critica – ma non troppo – Hitler, cancelliere da sei mesi. Lo scrittore statunitense afferma: “La pretesa che per essere cittadini a pieno diritto si debba avere il 75% di sangue ariano nelle vene è ovviamente eccessiva, tranne che nel caso in cui la percentuale di sangue misto sia biologicamente inferiore, cioè negro o australoide; ma resta il fatto che molte nazioni moderne devono intraprendere certi passi per difendere l’integrità della propria cultura originaria contro subdoli e pressanti influssi stranieri. Bisogna guardare a questi problemi con realismo: senza il sentimentalismo patriottico di un Hitler da un lato, ma senza idealismi fuori luogo dall’altro”.

E “per quanto riguarda gli ebrei, non c’è nessun problema per il paese che ne accolga qualche migliaio, a patto che non appartengano a un tipo fisiologico aberrante e purché si lascino alle spalle la vecchia cultura e i relativi costumi, in modo che le nuove generazioni non ne conservino il ricordo e abbraccino quelli della tradizione razziale dominante. In questo Hitler sbaglia. Un uomo educato nella tradizione tedesca, nella virile psicologia pagano-protestante, dovrebbe poter diventare un cittadino a pieno diritto e un potenziale funzionario, anche se ebreo per un quarto, per metà e al 100%. Ma nessun uomo che abbia conservato sentimenti e punti di vista ebraici dovrebbe poter occupare ruoli di primo piano in un paese ariano. Il che è semplice buon senso. Se gli ebrei avessero una loro nazione (e l’avrebbero con un po’ più di fegato e di rispetto per se stessi) io sarei il primo a insistere che venisse preservata da eventuali influenze ariane”.

Lovecraft non si limita al semplice razzismo differenzialista. Infatti, poco più avanti aggiunge: “Una vera e propria linea di demarcazione razziale dev’essere tratta solo per proteggersi in primo luogo dalle razze nere, biologicamente meno sviluppate” e per quanto gli ebrei “La vera, insuperabile barriera è culturale. Il nostro sistema di valori è totalmente, inconciliabilmente diverso da quello ebraico, anche se la nostra assurda pretesa di abbracciare quello sciocco, estraneo, decadente prodotto collaterale dell’ebraismo che è il cristianesimo ci porta a fingere di condividere la psicologia giudaica, che è quella degli schiavi”.

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E, in conclusione, si legge anche una certa influenza di Nietzsche: “Noi ariani e pagani abbiamo un profondo istintivo codice di valori, che è del tutto antitetico a quello ebraico: noi siamo uomini liberi e la sola cosa che supremamente ci interessi è il mantenimento della nostra intatta libertà e della nostra supremazia. Ciò che non perdoniamo all’ebreo non è la cantilena delle sue preghiere o la misura del suo naso, ma il fatto che sia disposto a sopravvivere in condizioni di compromesso. Essere debole non sarà una colpa, ma è una colpa rimanere in vita e non essere liberi ed egemoni”.

Basterebbe questa lettera per estromettere Lovecraft da qualsiasi programma universitario. I progressisti sono troppo ottusi per contestualizzare gli autori e capire – ad esempio – che leggere oggi Aristotele non significa rivalutare il sistema geocentrico. Sono, peraltro, troppo ignoranti per conoscere il meglio della produzione letteraria occidentale, con i suoi valori di riferimento che definire semplicemente reazionari sarebbe un eufemismo. Potremmo archiviare tutta la cancel culture con una sola frase di Nietzsche: “Come giudici dovreste stare più in alto del giudicando; mentre siete solo venuti più tardi”.

Umberto Camillo Iacoviello

Un commento su “SE LA CANCEL CULTURE SCOPRISSE LOVECRAFT…. (di Umberto Camillo Iacoviello)

  1. Probabilmente il fatto che il suo genere letterario sia così di nicchia ha contribuito non poco a salvarlo alla furia puritana dei nostri tempi. Eppure, trovo strano che non sia già stato massacrato, visto che per un certo periodo circolava un simpatico meme sul nome del suo gatto.

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