Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

NON CREDO NELLA SCIENZA, CREDO IN TYLER DURDEN (di Davide Cavaliere e Matteo Fais)

“CREDO NELLA SCIENZA”… (di Davide Cavaliere)

Coloro che dicono una cosa del genere o sono analfabeti, quando si tratta di scienza, e/o opportunisti spudorati che cercano di difendere delle decisioni politiche nascondendole dietro una patina di scientificità. Anche una minima familiarità con la storia della scienza rivela che questa non è mai definitiva. Al contrario, è decisamente instabile, poiché la scienza è suscettibile al flusso del mondo che pretende di spiegare.

Nella coscienza di molti, la scienza è l’apice della cognizione umana, ma per sostenere una tesi simile è necessario avere una visione dell’attività scientifica profondamente impoverita e caricaturale. Per tanti fideisti, la scienza inizia e finisce con le dichiarazioni di quegli scienziati che hanno ricevuto il timbro di approvazione del Governo e dei media, le cui dichiarazioni vengono trattate come dogmi.

Basti pensare alla venerazione di cui sono oggetto Burioni e Galli, scambiati dal grande pubblico informato per oracoli dalla parola cristallina e veritiera. Gli scienziati, durante la pandemia, hanno trasceso la dimensione umana per accedere a una sfera superiore. Eppure, non ci vuole molto a capire che sono essere umani come chiunque altro, con le loro ambizioni e idiosincrasie.

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La storia della scienza dimostra, senza ombra di dubbio, che la nozione popolare di scienza è una finzione, rivelandoci che non siamo in presenza di un’attività che scaturisce dall’etere, di un’astrazione priva di contingenza culturale e temporale, ma di un’impresa concreta, sensibile alle convinzioni caratteristiche del proprio tempo.

Le idee, nemmeno quelle scientifiche, nascono in cielo. La ricerca risente della cultura specifica in cui si forma. Einstein era pervaso dalla fiducia ebraica nella razionalità dell’universo. Senza dimenticare che filosofi come Hume, Kant, Bachelard e Wittgenstein hanno sottolineato come il metodo scientifico ci dica più sul funzionamento della mente umana che sul mondo circostante.

Per non parlare dell’influenza, ben più prosaica, che il denaro esercita sulle attività scientifiche. Le aziende farmaceutiche e i governi possono indirizzare i risultati delle ricerche, falsarli, al fine di raggiungere i propri scopi economici e politici.

La scienza non può dare pareri oggettivi sulla realtà perché, in quanto prodotto delle esistenze umane e delle attività sociali, non può che essere soggettiva, dunque mutevole. È necessario dismettere ogni fideismo e tornare a pensare le attività scientifiche per quello che sono, strumenti, non assoluti. «Credo nella scienza» è il motto del nuovo oscurantismo.

Davide Cavaliere

L’AUTORE

DAVIDE CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino. Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”. Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-Israele Today”. È fondatore, con Matteo Fais e Franco Marino, del giornale online “Il Detonatore”. 

CON CHI VORREI FARE A BOTTE? CON I VIROLOGI E CON GANDHI (di Matteo Fais)

“La vita inizia dove finisce la paura”, questo è l’anonimo messaggio che si legge sul più grande muro virtuale della storia. Mai fu detta cosa più vera e saggia..

Siamo diventati tutti morbosi nella nostra ipocondria e nel bisogno di sicurezza, dei piccoli e patetici monomaniaci. Persino io – che non mi sono vaccinato e non lo farò mai –, mi sono svegliato un paio di volte come da uno stato ipnotico, in qualche luogo pubblico, mentre mi stavo igienizzando le mani con quel gel nauseabondo, provando un immenso schifo verso la mia persona. Ho avvertito distintamente qualcosa di estraneo in me: erano loro, erano dentro, come un tumore.

Per fortuna, già in illo tempore, vidi il Fight Club, il film di David Fincher, e lessi il romanzo di Chuck Palahniuk, da cui ricevetti degli insegnamenti. Oggi come oggi, tutto ciò torna prepotentemente di attualità. Bisognerebbe proprio avere un locale sotterraneo e fondare un club all’insegna del pericolo, un posto dove tutti coloro che non hanno paura si incontrano per assembrarsi e riscoprire il proprio corpo, oltre il terrore di avere un pezzo di carne che può contrarre una malattia mortale. Un corpo con del sangue che si manifesta nella furia e nella battaglia, in una promiscua fratellanza.

Ci vorrebbe un Tyler Durden, un liberatore per affrancarci dalla paura di ciò che comporta essere vivi: la possibilità di morire. Qualcuno che ci guidi nel trovare uno scopo, una ragione per cui affrontare un percorso verso la bara. L’esatto contrario del virologo da salotto televisivo che non fa che metterci in guardia – metterci paura della bara.

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Per vivere davvero, insomma, bisogna smetterla di avere paura della fine, di perdere un dente e prendersi una pistolettata in fronte. La vita è dimenticanza di ciò che sarà, mancanza di timore all’idea che finiremo a pezzi.

Se nel mondo ci fosse un Tyler Durden, tutte le banche salterebbero – in aria – e noi riscopriremmo una vita che troppo a lungo ci è stata negata e che anche i nuovi protestatari rifugono. “Una figura storica contro la quale vorresti lottare?” chiede uno dei personaggi all’altro. “Gandhi”. Ecco, altro che pace, amore e non violenza, come sostiene il professore di Filosofia che gira per le trasmissioni televisive con le sue treccine ricchione – a proposito, ma è reale o è anche lui uno di loro? Fanculo Gandhi, io uno stronzo come quell’indiano venditore di souvenir del cazzo lo vorrei castrare con le mie mani, altro che fare mia la sua filosofia da mezze seghe.

Addio eternità salutista, vita impiegatizia e terapia intensiva. Vitalismo o morte. La democrazia in mano a Formigli e Lucarelli mi fa venire voglia di soluzione finale, di palazzi che esplodono come nel film, di catarsi anarchica.

Una cosa è certa, se continuiamo così, finiremo male, finiremo per uccidere noi stessi da dentro con il cancro che già stiamo ampiamente alimentando. Rabbia e fastidio devono essere sfogati, impattare sulla realtà come una bomba. O entriamo autonomamente nelle loro terapie, nel lazzaretto che ci hanno costruito intorno, o, per Dio, guidati da Tyler, diventiamo noi una minaccia per loro. Perché l’ultima e più importante regola del Fight Club è che sono loro a dover avere paura di noi.

Matteo Fais

Canale Telegram di Matteo Fais: https://t.me/matteofais

Chat WhatsApp di Matteo Fais: +393453199734

L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

2 commenti su “NON CREDO NELLA SCIENZA, CREDO IN TYLER DURDEN (di Davide Cavaliere e Matteo Fais)

  1. Condivido il pensiero che con parole più semplici ho scritto a mia figlia. ” . . non si sente altro che dire “…..seguiamo la scienza ….”. La scienza è una bellissima cosa quando porta a certezze, convalidate dall’esperienza, e condivise da tutti gli addetti. Nel caso della pandemia i poco esperti scienziati ognuno dice la sua avvalendosi di basi scientifiche diverse e da convalidare come avviene quando si fa ricerca e si discute per raggiungere la completa comprensione del fenomeno. In conclusione possiamo dire che il periodo della pandemia è una ricerca svolta sulla pelle dei cittadini. Speriamo almeno che questa ricerca si concluda positivamente.

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