Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

L’UNICA EPIDEMIA CHE FA RIDERE (di Davide Cavaliere)

Fin da Marzo 2020, la pandemia ha decretato il trionfo della «PARTYtocrazia», ossia la casta dei festaioli e degli showman sempre pronti a trasformare ogni questione in uno spettacolo, in un festino o in «evento» farcito di buoni sentimenti e «buon senso».

Si è iniziato con «abbraccia un cinese» e con «pranzi solidali» nei ristoranti orientali. Poi, si è proseguito coi cori dai balconi, con la stucchevole retorica sugli «angeli in corsia» e coi padiglioni vaccinali decorati mediante una primula rosa e la scritta: l’Italia rinasce con un fiore. Dammi tre parole: fiore, vaccino, amore. Non si tratta di una pessima canzone estiva, ma della narrazione mediatica sintetizzata in tre parole.

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Il partito del PARTY ha mobilitato tutti i suoi membri in favore del vaccino. Politici e celebrità si sono fatti fotografare durante la vaccinazione, sostenendo che questa sia la cosa più bella, felice, ma soprattutto divertente e «trendy» che si possa fare.

La comunicazione istituzionale, vero e proprio feudo inviolato del potere del PARTY, non è stata meno stucchevole. Ha trasformato la «lotta alla pandemia» in un mito popolare e televisivo insieme a Sanremo e ai cinepanettoni, reclutando tante cariatidi dello spettacolo volenterose di «fare la loro parte». Ne è fuoriuscito un nauseabondo misto di: piaggeria medio italica, salotto di Barbara d’Urso, macarena, messaggi motivazionali e propaganda cinese.

L’apice della narrazione sentimentale e patetica è stato toccato qualche giorno fa, quando tre maschere della commedia dell’arte sanitaria, Bassetti, Crisanti e Pregliasco, al programma radiofonico «Un giorno da pecora», hanno cantato sulle note di Jingle bells una canzoncina per convincere i renitenti a vaccinarsi.

È davvero penoso vedere questi tre annunciatori di catastrofi sanitarie canticchiare «sì sì sì sì sì sì vax vacciniamoci». Sono ridicoli, ma questo non ci stupisce, l’arlecchinesco è la cifra stilistica di quelli che hanno fatto del Coronavirus la loro ragione di vita. Dopotutto, come non definire, se non ridicoli e cialtroneschi, tutti coloro che circolano soli in automobile con la mascherina o quelli che pendono dalle labbra bugiarde dei medici telegenici?

Il piano grottescamente terrificante del Nuovo Ordine Sanitario è semplice: rendere i cittadini «felici» delle restrizioni e delle vaccinazioni perpetue attraverso jingle demenziali e slogan infantili; farli entrare nei centri vaccinali danzando sulle note di Jerusalema o intonando un gospel in onore della Pfizer.

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Virologi canterini, consigli su come comportarsi coi parenti «no vax», professioni di fede scientista, l’oroscopo di Draghi sulle prime pagine dei quotidiani, Capitan Vaccino, canzoni contro lo sconforto da Coronavirus, appelli alla «responsabilità» e alla difesa dei centenari minacciati dal Covid. A qualcuno questa situazione ricorda la fine dell’Impero romano, ma sarebbe ingeneroso paragonare la decadenza della Roma antica alle attuali pagliacciate in camice bianco.

La pandemia, privazioni della libertà a parte, non è stata tragica bensì solo comica, come dimostrano i tre televirologi con la loro canzoncina da frenocomio. Se fossimo vittime di un flagello virale, nessuno avrebbe voglia di cantare. Terribile se si venisse a conoscenza di questo segreto di Pulcinella. Meglio, forse, svelarlo con uno show patetico e quindi annientarlo, prima che qualcuno di troppo se ne renda conto. La grande astuzia della pandemia consiste nel farci credere che esiste.

Davide Cavaliere 

L’AUTORE

DAVIDE CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino. Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”. Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-Israele Today”. È fondatore, con Matteo Fais e Franco Marino, del giornale online “Il Detonatore”. 

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