Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

LA “SCIENZA” DI CUI TUTTI PARLANO È UN’ASTRAZIONE (di Matteo Fais)

Solitamente, più ne parlano, meno ne sanno. Prendiamo il termine “scienza”. Detto così, è una semplice astrazione, come la “Bellezza”, la “Chiesa”, il Male”. Nella realtà, semplicemente, non esistono – a meno che voi non siate dei platonici puri, persuasi della loro sussistenza nell’iperuranio. Esiste una donna bella, un gesto malvagio, la Chiesa di Ratzinger e quella di Bergoglio. Tutte cose calate nel tempo e nello spazio, quindi diverse da ciò che le ha precedute e da ciò che seguirà loro, quando non differenti già tra un Continente e l’altro.

Tutti quanti, nei libri di scuola delle medie e delle superiori, ci siamo emozionati leggendo di questa attività condotta da persone che hanno come unico fine la mera ricerca della Verità, del Sapere, della Conoscenza. Tutto molto bello, per carità, ma altrettanto ingenuo – insomma, utile forse finché si stanno formando delle giovanissime menti ancora incapaci di cogliere l’infinita complessità dell’esistente.

Superata la pubertà, diciamo quindi una volta entrati nei meandri dell’istruzione universitaria, il singolo dovrebbe già aver compreso che quella descrizione ideale ha più o meno il valore dei Comandamenti per il cattolico medio: tutti li conoscono, ma nessuno li mette in pratica concretamente, se non con un’infinità di deroghe. Fuor di metafora, ciò che la Scienza con la S maiuscola dovrebbe essere è ben diverso da ciò che poi questa è.

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Nel mondo reale, la ricerca, per esempio, si esercita in dei laboratori, privati o pubblici, grazie a dei finanziamenti, anch’essi statali o di donatori privati, e, soprattutto, è messa in atto da degli uomini. Costoro, come tutti, hanno aspirazioni e frustrazioni, ideologie e conti da far quadrare, sono integerrimi o corruttibili.

Pertanto, ritenere che l’attività scientifica sia in senso ampio apolitica, cioè priva di legami con la società e il Mondo in cui si esercita, totalmente spassionata, o unicamente mossa dalla sete di verità, è poco più di un sogno metafisico, una visione ideale che quasi mai corrisponde al vero.

In tal senso, potete immaginare la differenza tra ciò che questa dovrebbe essere e ciò che concretamente è come il divario che intercorre tra la teorizzazione di Marx e il comunismo reale ovunque sia stato posto in essere.

Per tutta questa serie di motivi, fa altresì sorridere sentir distinguere tra scienza e scelte politiche su questioni quali il vaccino e il green pass. La scienza è una diretta emanazione del Potere. Scegliere su quale morbo concentrare la propria attenzione e quella dell’universo scientifico è una decisione politica – i soldi destinati alla ricerca sul covid, inevitabilmente, sono soldi non spesi per portare avanti le cure del cancro, per esempio. In certi casi, è addirittura politico classificare un determinato comportamento, quale l’iperatività, come un disturbo e curarla con dei medicinali. Pensate che, infatti, anche la soglia di guardia del colesterolo presente nel sangue è spesso mutata per ragioni tutt’altro che scientifiche, ma piuttosto pecuniarie, come dimostra un bel documentario della RAI, da tempo scomparso dai radar, che vi posto qui di seguito.

Insomma, c’è poco da parlare di complottismo, se non nel senso che tutta storia dell’uomo è una gigantesca ragnatela di affari sotterranei poco trasparenti e scheletri nell’armadio. Per questo, dire “io credo nella scienza” può aver senso solo se si fa riferimento alla formulazione ideale di questa, ma risulta infantile se con scienza si intendono le case farmaceutiche che hanno tutto l’interesse a trarre profitto dalla malattia, addirittura e letteralmente “creandola”.

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È ovvio che ciò non vuol dire che io sia contrario alla ricerca, o che non mi rechi dal medico perché potrebbe fregarmi e somministrarmi qualcosa di non necessario, quando non dannoso. Significa semplicemente che mi fido di tutti, ma non mi fido fino in fondo di nessuno, dal medico al meccanico, perché sono esseri umani. E voi mi perdonerete per tutta questa sequela di banalità, ma non è colpa mia se il 90% degli italiani non ha ancora capito l’ABC.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

2 commenti su “LA “SCIENZA” DI CUI TUTTI PARLANO È UN’ASTRAZIONE (di Matteo Fais)

  1. Condivido il concetto. Riporto ciò che scrissi a suo tempo.

    Siamo dei robot?

    Riprendo un concetto già più volte espresso indirettamente ma che ora voglio evidenziare chiaramente spinto da quanto visto a seguito del Covid-19 che mi ha dato conferma di quanto pensavo. La quasi totalità degli esseri umani sono dei robot con la mente programmata come quella dei computer. Programmazione effettuata da poche persone tramite i media, in particolare la televisione, che influenza il modo di pensare sino a quello di agire della popolazione con una martellante ossessiva ripetizione di consigli e notizie nella maggior parte fuorvianti od addirittura false per far si che i ‘robot’ facciano quanto voluto.
    L’esempio eclatante è quello del Covid-19 dove quattro esperti (i quali però poco sapevano del nuovo virus) in nome della falsa Scienza hanno convinto i governanti a proporre azioni poco risolutive del problema appellandosi all’umanitarismo che in realtà a quei signori non importava nulla; un milione di morti o 100.000 per essi era la medesima cosa anzi un milione permetteva di studiare meglio il virus ed avere statistiche più precise oltre che permettere alle aziende farmaceutiche un lauto guadagno! Beh che è successo? I robot, ossessionati dal clima di terrore ,sono corsi a farsi vaccinare facendo felici virologi e governanti! Quanti errori!
    L’esempio riportato può applicarsi a diverse altre situazioni dove l’imposizione forse è meno appariscente che nel caso del Covi-19 ma più subdola però non meno efficace..

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