Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

CHISSÀ PERCHÉ NON PARLANO DELLO STUPRO AVVENUTO SUL TRENO… (di Clara Carluccio e Matteo Fais)

LO STUPRO E LA PACCA SUL CULO (di Clara Carluccio)

Mentre la notizia dello stupro sul treno di Milano faceva timidamente il giro del web, Selvaggia Lucarelli pensava a difendere l’onore dei suoi zigomi. Pare che qualche disinformato osservatore ne abbia messo in dubbio la naturalezza, costringendola ad una doverosa arringa social per fermare questo immotivato pettegolezzo. Non sia mai che ne vengano fuori altri, considerando la sua età non più fanciullesca.

Priorità imprescindibili erano altre anche per Andrea Scanzi che aveva da scrivere un post urgente sul nuovo programma – previsto per febbraio 2022 – del venerabile e sempre longevo Piero Angela.

Fabrizio Delprete, dal canto suo, estraeva dal suo prezioso encefalo i quotidiani hashtag volgari contro i no-vax. Mentre ci si è messo un pochino più d’impegno Lorenzo Tosa, che tanto ha a cuore le donne, con un rapido post su Instagram, aggiornando i lettori sullo stato delle indagini della violenza: “arrestati i due aggressori di Milano”. Arrivederci e tante care cose! Breve ma, decisamente, non intenso. Di sicuro molto meno accalorato rispetto alla vicenda della pacca sul sedere della giornalista, Greta Beccaglia – da perfetta sconosciuta a erede della Gruber in un colpo solo –, per cui è stata chiesta la tortura e la pena di morte del tifoso dalla mano lesta. Senza dimenticare che, nome e primo piano dell’imputato, sono stati resi pubblici senza alcun ritegno, scatenando una gogna mediatica con commenti raggelanti di inaudita bestialità.

Come mai Tosa, l’unico ad aver toccato l’argomento, in maniera stranamente approssimativa, non ha tenuto lo stesso comportamento con i due aggressori – un italiano e uno straniero – che hanno messo in scena quell’orrore? Eppure, lo stupratore, mentre l’altro soggetto stava facendo il cane da guardia della carrozza, ha abusato della vittima senza remore. Mi sembra una dinamica sufficientemente malata per dedicarci un po’ più attenzione. Perché non è partito il solito processo sui social? Mentre scrivo, tengo d’occhio le loro pagine, proprio per vedere se mi sto sbagliando. Ma, al momento, sullo stupro, i “giornalisti” tacciono.

Ci sono lettori che si indignano per le troppe attenzioni rivolte a questi saggi pensatori. “Ignorateli”, dicono, “più ne parlate, più fate il loro gioco”. Purtroppo, non basta fingere che questa gente non esista per porre fine al progetto di ricostruzione ideologica che sta dietro di loro. È palese che hanno il compito di puntare i riflettori su alcuni eventi, dandogli una rilevanza mastodontica e ignorandone altri ben più gravi. Cola, insomma, il make up dalla maschera di scena del progressismo e, ogni tanto, se ne palesa la mostruosità.

È innegabile, avendo fatto del cosiddetto no-vax il solo pericolo, il terrorista, il criminale, l’assassino, il grande male da estirpare in questa società amorevole e solidale, nessun’altra emergenza è stata più tenuta sotto controllo. Certo, qualche post e qualche manifestazione contro la violenza sulle donne viene mostrata – per ostentare interessamento – ma, di fatto, la situazione si sta solo aggravando. E l’aggressione di Milano ne è l’esempio. Ma come possono, i vari Scanzi, Lucarelli, Tosa e Delprete, scrivere post a favore del green pass, chiedendo più controlli e più severità per chi non accetta il lasciapassare sanitario e poi, allo stesso tempo, sorvolare sulla ventunenne che, di ritorno dal lavoro, è stata stuprata su un vagone vuoto del treno?

Mentre i carabinieri erano a presidiare – come richiesto a gran voce – i mercatini di Natale transennati e a fare irruzioni presso alberghi, ristoranti, bar e autobus – per salvare le festività e il debole cuore dei cittadini preoccupati per la peste nera –, la ragazza veniva letteralmente massacrata. Agguantata all’improvviso, è stata scaraventata a terra e presa a pugni e morsi. Le sono state immobilizzate le gambe, schiacciandoci sopra la bicicletta, ed è stata stuprata. Spero che, almeno ora, la differenza tra la pacca alla traumatizzata Greta e il concetto di violenza sia di nuovo comprensibile. Caro femminista, o femministo, placati! Non sto sostenendo che una mano a tradimento sul culo sia piacevole, però, sciacquati un po’ il cervello dalla propaganda mediatica, perché, forse, hai perso lucidità e senso della misura.

Questo è il nuovo mondo, la nuova normalità che piace ai progressisti. L’umanità migliorata dalla crisi sanitaria. Chi vuole ancora credere che la vera emergenza sia il no-vax, faccia pure, dia retta agli influencer. Ne riparliamo con le prossime ragazze che verranno stuprate, mentre le forze dell’ordine staranno controllando i green pass.

Clara Carlucccio

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LA MURGIA E LO STUPRO DELL’INFORMAZIONE (di Matteo Fais)

Michela Murgia mi ricorda l’amico che, nel gruppo, ha sempre l’uscita fuori luogo, quella per cui tutti lo guardano e gli fanno “Ma che minchia vuoi, adesso?”. Infatti, manco a farlo apposta ecco che, mentre una ragazza viene violentata su un treno e la questione risulta volutamente fatta passare in secondo piano, a causa del coinvolgimento di un diversamente italiano, lei, sull’ultimo numero di “L’Espresso”, tuona contro la pacca sul culo più famosa d’Italia.

Le espressioni usate sono le solite, i suoi cavalli di battaglia: “cultura dello stupro”, “molestatore”, “disporre del tuo corpo come se tu non esistessi”. Purtroppo, avrebbero anche funzionato, andando a solleticare l’immaginario dei coglionazzi italioti, se non fosse che la realtà è intervenuta come al solito a ristabilire le giuste proporzioni tra le cose.

Mentre lei si stracciava le vesti per l’estemporaneo schiaffetto, una ragazza la prendeva nel culo, nel vero e proprio senso della parola e fuor di metafora, nell’indifferenza generale di controllori e forze dell’ordine, evidentemente concentrati sulla caccia al passeggero sprovvisto di super green pass.

Nessuna femminista, o femministO, affronta ovviamente la questione di petto. La loro ormai palese egemonia culturale ha imposto l’argomento Greta Beccaglia per giorni, dipingendo come stupro ciò che stupro non era, ma ha coscientemente evitato la comparazione con l’atto reale violento ed efferato accaduto successivamente.

Ahi, ahi! E, adesso, la paladina della schwa come potrà parlare di “vittimizzazione del carnefice”? In un colpo solo, sono caduti due pilastri della sua becera retorica progressista: l’esaltazione dello straniero e l’odio per il maschio (unicamente) bianco. A quel punto, meglio fare finta di niente come tutti gli altri suoi colleghi noti per essere, più che intellettuali, influencer della cultura.

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Che tristezza, costretti a passare dalla canea sul “carnefice” al silenzio che spera di celare la verità. Ma ciò non stupisce: per quanto possibile, hanno cercato di farlo anche per i famosi fatti di Colonia, in Germania. Ricordate quando, durante un capodanno dell’era pre-pandemica, quasi mille persone di orgine araba e nord africana hanno circondato delle tedesche, toccando, palpando e violentando? Sicuramente, ne avrete sentito parlare, ma difficilmente vi saranno chiari i contorni della vicenda, perché volutamente fatta passare in sordina, in quanto antitetica alla narrazione dominante sull’integrazione. Stranamente, anche la Murgia non pare ami citare l’evento, quando deve parlare di maschi violenti e intrisi di cultura patriarcale.

È proprio vero che la verità non è democratica, ma politica, una decisione del Potere che, attualmente, è tutto nelle mani della mafia femminista e immigrazionista. Eppure, scrive l’autrice sarda, “Oggi, e lo dobbiamo anche al movimento MeToo, la protesta pubblica c’è e i tentativi di disinnescarla riportando l’abuso a ragazzata appaiono sempre più per quel che sono: atti di ingiustificabile complicità”. Ma, dunque, lei e tutti coloro che tacciono la provenienza di uno degli stupratori cosa sono? Ve lo dico io, si tratta di stupratori dell’informazione.

Matteo Fais

Canale Telegram di Matteo Fais: https://t.me/matteofais

Chat WhatsApp di Matteo Fais: +393453199734

L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

2 commenti su “CHISSÀ PERCHÉ NON PARLANO DELLO STUPRO AVVENUTO SUL TRENO… (di Clara Carluccio e Matteo Fais)

  1. Tutto tace!! Haa!!! ma gli spot pubblicitari contro la vilolenza sulle donne quelli funzionano.. più se ne parla e più violenza aumenta in sordina…ma le leggi ?? Ha già siamo in Italia…tante chiacchiere e niente fatti…e magari qualche demente si chiede com’era vestita la ragazza e si pone domande su come ha provocato tutto questo… perché ln Italia è così…scusate ma il mio commento di pancia…grida rabbia e giustizia, ma passerà inosservato come la violenza subita da quella povera donna..e questi animali senza pietà ,andranno avanti senza punizioni severe per fermare la loro violenza …io voto per la castrazione…fisica ovvio….

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