Il Detonatore

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LA DROGA LEGALIZZATA COME ULTERIORE ARMA DI RINCRETINIMENTO DI MASSA (di Matteo Fais)

Provate a guardare in faccia un giovane. A voi sembra che abbia bisogno di farsi una canna per rilassarsi o trasgredire? A osservarlo con attenzione, si direbbe proprio di no. È spento, anestetizzato, con in faccia il sorriso ebete tipico di chi vive solo gioie vuote, gioie chimiche o meramente consumistiche.

Legalizzare la droga, di per sé, avrebbe tantissimi vantaggi che chiunque sia abbastanza libertario da non essere cretino saprà ben riconoscere. Si toglierebbe un cospicuo introito alla mafia – anche se, forse, si creerebbe una mafia legale di multinazionali produttrici –, rimpinguando le casse dello Stato con le tasse che vi andrebbero a pesare sopra, proprio come avviene per le sigarette. Tanto più che è vagamente assurdo che esso debba assumersi gli oneri della cura dei drogati, senza averne i benefici. Forse, sarebbe bene legalizzare tutto, addirittura dispensare le droghe pesanti in strutture dedicate, in modo quantomeno da poter salvare chi è salvabile, in un’ottica di estremo cinismo. Ma questo ragionamento ha il difetto di fare un passo di troppo e perdersi così la prospettiva più importante sull’eventuale legalizzazione della cannabis, in Italia, a mezzo di un referendum.

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Se l’oppio stimolava la creatività di un poeta come Rimbaud e il vino oliava il meccanismo che dal cuore conduceva alle parole in uno come Bukowski, si può ben temere che la cannabis data agli italiani finirebbe unicamente per renderli ancora più schifosamente acquiescenti di quanto già non siano. Se dai del fumo a degli esseri passivi, rendi unicamente cronico il loro rincoglionimento. Ci lamentiamo sempre di avere tra le mani un popolo che non ha mai fatto la rivoluzione, pensa se gli mettessimo in mano, in luogo del fucile, il cannone. Buona notte! Avrebbe bisogno di adrenalina, casomai.

È peraltro lecito pensare, senza cadere nell’accusa di complottismo, che, in un frangente storico così teso, al limite della guerra civile, tra fautori del controllo – il green pass – e difensori del diritto individuale – i cosiddetti no-vax – chi governa abbia un grande interesse nel rifornire di cannabis ogni tabacchino in circolazione.

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Il Sistema, da sempre, crea gli strumenti per farsi accettare. Pensate agli psicofarmaci. In America, come sottolineano centinaia di inchieste, prescrivono di queste sostanze come da noi il medico ti suggerisce di idratarti il più possibile. Perché? Ma è ovvio: in una società così complessa, dove la competizione è un’ossessione maniacale, è di massima utilità avvalersi di ogni mezzo per distorcere la percezione del disagio e rendere accettabile ciò che normalmente risulterebbe immondo. La droga, per quanto ancora viva sostanzialmente in una dimensione parallela di illegalità, è tollerata poiché funzionale. Sta al margine come coloro che, se non l’avessero, farebbero saltare in aria tutto.

In verità, chiunque sia a favore della rivoluzione e dello scontro, in questa particolare contingenza, deve essere contro la droga. Non per avversare la trasgressione del poeta o la ricerca del dionisiaco che ogni mente mediamente avanzata può desiderare, ma perché, con gli stupefacenti, il popolo italiano passerebbe dal rincoglionimento a un sonno indotto per anestesia – che non possiamo proprio permetterci. Se non vogliamo morire greenpassati, forse è un altro il cannone che dovremmo caricare.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

Un commento su “LA DROGA LEGALIZZATA COME ULTERIORE ARMA DI RINCRETINIMENTO DI MASSA (di Matteo Fais)

  1. Ma infatti… la cosa che lascia a dir poco perplessi è che si parli di legalizzazione di queste sostanze proprio ora che stiamo vivendo un caos sociale, politico ed economico senza precedenti. Sembra davvero che vogliano usare le droghe come anestetico per il popolo agitato, non sia mai che esso si svegli…

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