Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

LA STUPIDISSIMA ANALOGIA DELLA PATENTE E DEL PASS CHE SEMPRE RITORNA (di Matteo Fais)

Ogni cretino – tendenzialmente, quindi, un commentatore di “Open” – ti dirà che il green pass è come la patente. Come quest’ultima è richiesta per guidare un certo tipo di veicolo a garanzia della propria affidabilità al volante, così il pass e il vaccino tramite il quale lo si ottiene sarebbero garanzia dell’incolumità altrui.

Il problema è che il pass, come il vaccino e la patente, non garantiscono un bel niente in senso assoluto, solo a livello di probabilità. Pare – ma non ci metterei la mano sul fuoco – che con la benedizione si riduca notevolmente il rischio di finire in terapia intensiva o di ammalarsi gravemente. Cionondimeno, tale rischio non si riduce a zero, tutt’altro. Similmente, la patente che il conducente di un mezzo possiede non garantisce contro la sua spericolatezza o gli eventuali errori alla guida.

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Ma la cosa veramente interessante da chiedersi è perché tutti pensino, in prima istanza, alla licenza di guida, quando sono alla ricerca di un’analogia per giustificare la loro argomentazione pro obbligo – o ricatto? – vaccinale.

La verità è che noi viviamo in una società iperscolarizzata. Talmente tanto scolarizzata che, pure chi a scuola c’è stato poco o niente, crede solo ed unicamente ai patentini rilasciati dalle autorità, quali dimostrazioni di determinate competenze. Prova ne sia che, oggi come oggi, ci vuole un attestato persino per fare l’estetista.

Ma dove sta l’inghippo in questa presa di posizione? Noi riteniamo erroneamente che tutto ciò che si può apprendere possa giungere a noi solo a mezzo di un canale ufficiale, riconosciuto a livello statale. Questa è però una stronzata – ciò è lapalissiano. Se fosse vero, due filosofi universalmente riconosciuti a livello internazionale, quali Antonio Gramsci e Benedetto Croce, essendo stati sprovvisti del titolo accademico, sarebbero da considerare inferiori, quanto a competenze, rispetto a un qualunque laureato nella medesima disciplina. Ridicolo!

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Per la patente, il discorso è molto simile. Essa dimostra unicamente che hai superato un test a risposta multipla con dei quiz sui cartelli stradali – la maggior parte dei quali vengono spesso dimenticati dal candidato dopo un mese dall’esame – e che sei riuscito a far procedere una macchina su strada, con un istruttore al tuo fianco, per un quarto d’ora. Per ipotesi, se un tuo amico ti avesse trasmesso le sue conoscenze sul mezzo, potresti aver raggiunto le medesime abilità in una settimana o due. Anzi, potresti pure essere molto meglio di un qualsiasi guidatore con trent’anni di esperienza alle spalle.

L’istruzione ufficiale, o meglio l’attestazione che questa fornisce, sono enormemente sopravvalutati. Altrimenti, perché molte volte capita di trovarsi davanti a un laureato di cui si ha la netta percezione che sia un coglione? Perché un coglione con una pergamena di laurea rimane sempre un coglione, proprio come un vaccinato contro il covid resta un potenziale untore anche se provvisto di green pass.

Matteo Fais

Canale Telegram di Matteo Fais: https://t.me/matteofais

Chat WhatsApp di Matteo Fais: +393453199734

L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

Un commento su “LA STUPIDISSIMA ANALOGIA DELLA PATENTE E DEL PASS CHE SEMPRE RITORNA (di Matteo Fais)

  1. Ma poi, dico io, chi mi obbliga a prendere la patente? Nessuno. Posso andare a piedi, in bicicletta, sui mezzi pubblici, sul monopattino… Non è che le patente sia un requisito così fondamentale per vivere in società, eh.
    Anzi, chi è molto dipendente dall’automobile sta sicuramente peggio di chi può farne a meno.
    Col green pass è un po’ la stessa cosa, sta peggio chi lo possiede perché crede di non poterne fare a meno e gli attribuisce un valore sproporzionato rispetto a quello reale. Con le auto è accaduta la stessa cosa: tutti hanno voluto e vogliono l’auto, e così le strade, la mobilità, la vita stessa si è organizzata attorno a questo mezzo come unico mezzo di spostamento rendendo pericolosa e scomoda qualunque altra forma di mobilità. Ma sarebbe potuta andare diversamente se la gente fosse stata meno egoista e materialista.
    Facciamo dunque in modo che vada diversamente col green pass!

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