Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

NO-PASS DI TUTTO IL MONDO, UNITEVI! (di Matteo Fais)

A sentire loro, non c’è da preoccuparsi. Sono quattro gatti, oltre che ignoranti, laureati all’università della strada, brutti, sporchi, disoccupati, disagiati. Insomma, la solita solfa.

Eppure, caso strano, non si parla che di noi, dei cosiddetti no-vax – anche se no-vax propriamente non siamo. Mentana, per dire, ne è ossessionato. Sulla sua pagina troverò 5-6 articoli al giorno sulla faccenda. Neppure Rocco Siffredi pensa alla figa come il Direttore ai non vaccinati.

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Pare addirittura che sia stato smentito il noto incipit del Manifesto di Marx, secondo cui “La storia di ogni società esistita fino a questo momento è storia di lotte di classi”. In verità, il conflitto pare essere sempre stato tra liberi pro-vax e schiavi no-vax, patrizi con la mascherina e plebei untori, baroni scientisti e servi della gleba diffidenti verso la scienza, membri delle corporazioni che elogiano gli angeli delle corsie e garzoni che li considerano assassini, in breve, oppressori vaccinati e oppressi non vaccinati.

I no-vax, così come in precedenza i runner e chi non sa rinunciare alla passeggiatina quotidiana, pare siano i responsabili di ogni nefandezza avvenuta dall’inizio dei tempi. Se Dio ha mandato il diluvio universale, è stata colpa loro – infatti, non pioveva acqua, ma vaccini. Credo che neppure sugli ebrei, negli anni ’30, pesassero tante colpe, a livello di narrativa popolare.

Cionondimeno, noi siamo qua e, secondo me, siamo più di quanti si pensi. Non ‘Pocos”, insomma, come si suppone abbia detto Carlo V dei sardi, ma sicuramente “Locos y malunidos’”, cioè matti e disuniti. Non siamo certo animali da manifestazione, come i figuranti della CGIL. Loro sono un’organizzazione teatrale che inscena il dissenso, noi siamo veri e ci muoviamo disordinatamente e senza un leader. Loro hanno Landini, la perfetta rappresentazione dell’operaio socialmente impegnato, per quanto lavoratore nel senso vero e proprio del termine non lo sia più da tempo. Stona più lui a fare il difensore dei lavoratori che un prete in casino a metterci in guardia dal peccato.

Ma diciamocelo chiaro e tondo, questa massa di scappati di casa fa paura a molti. Non ci sono bandiere, non ci sono partiti. Si trova di tutto, l’operaio e il padrone, il professore e il salumiere, “quelli che hanno letto un milione di libri, insieme a quelli che non sanno nemmeno parlare” come cantava De Gregori.

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E ci incontriamo ogni sabato – per non parlare degli eventi collaterali. Lo facciamo volontariamente, senza che il sindacato ci paghi il viaggio e il cesto con il panino. Siamo incazzati. Abbiamo pure scoperto la bellezza di attraversare le vie urlando. La gente ci guarda interdetta: non ci credono neanche loro a questo popolo finalmente risvegliato.

Certo, dobbiamo cercare in ogni modo di non perderci. Bisogna vedersi, incontrarsi, fare casino e protestare. Il Potere deve capire che qualcosa non quadra più. Anche se, in realtà lo sanno benissimo, per questo hanno sguinzagliato i loro mastini per la caccia all’uomo. Ma, state tranquilli, ci sbatterano la faccia in culo.

No-vax di tutto il mondo, unitevi!

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

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