Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

PRESIDENTE, MI VUOLE OBBLIGARE? ALLORA, MI DICHIARO PRIGIONIERO POLITICO (di Matteo Fais)

Eccellenza… Pardon, Egregio Signor Presidente. Mi scusi, l’avevo confusa con un suo predecessore, a questo punto e tutto sommato, decisamente più morbido.

Lei, dunque, vorrebbe impormi l’obbligo vaccinale? Lei vorrebbe, manu militari, costringermi a fare un vaccino che ha provocato problemi al cuore a un mio amico e portato il figlio di una conoscente a vomitare sangue?

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Molto bene, Signor Presidente, in tal caso, io mi dichiaro prigioniero politico, come Tonino Loris Paroli, il terrorista rosso, e renitente alla leva vaccinale obbligatoria. Mandi i militari a prendermi, gli stessi che a Milano hanno caricato sulla volante una ragazza rea di aver manifestato, fuori dalla stazione ferroviaria, la sua contrarietà al green pass. Oppure, scelga la pattuglia che ha ammanettato, a Torino, il ragazzo che gridava “Questa è la dittatura 2.0”.

Potrò almeno ambire al trattamento Stefano Cucchi, visto che non so se ho la stoffa di un Andreas Baader? Non lasciatemi pistole in cella, però, perché non ho fatto il militare, quindi non so sparare e tantomeno rivolgere l’arma contro me stesso. Mi faccia sapere, a ogni modo, se apprezza la mia prosa quanto quella di Ulrike Marie Meinhof, gliene sarei davvero grato.

Del resto, mi avete già fermato in mezzo alla strada. Mi stavo assembrando con un amico, o meglio lo stavo abbracciando per salutarlo, dopo una cena a norma di legge – il lockdown era finito. Il carceriere del luogo pubblico mi ha intimato di indossare la mascherina, mentre cinque uomini in divisa mi circondavano neanche fossi stato un pericoloso spacciatore di quelli che circolano tranquillamente a piede libero nella mia città – le giuro, Signor Presidente, avevo solo bevuto due bicchieri di vino e non dovevo neppure guidare.

Presidente, ma quindi fa sul serio? Ho saputo che vuole vaccinare anche tutti gli immigrati che giungono in Italia. Quindi ci tiene proprio a imporgli la nostra mortifera cultura? Come farà a chiedere a una col burqa di spogliare il braccio per farsi bucare. La loro religione glielo permette? La mia idiosincrasia per gli aghi no.

Ma le garantisco che se rifiuto sonoramente il suo vaccino di Stato non è per una mia personalissima nevrosi – ne ho tante altre, ma non è questo il caso. Presidente, lei che garanzie può fornirmi? Io non firmo nessun consenso informato, a meno che lei non firmi che il sottoscritto si dichiara suo prigioniero politico.

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So che lei prenderà tutto ciò per ciò che è, un bonario scherzo. Io sono un comico, un pagliaccio, un matto shakespeariano e so bene che lei non è come i talebani che i comici li ammazzano in mezzo alla strada.

Scherzi a parte, può mandarmi pure i militari, l’Esercito, la Forestale e la Finanza, i Caramba e le barzellette su di loro, ma io non mi vaccino. Preferisco il sole a scacchi al QR Code.

I miei più servili auguri per la sua Presidenza.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

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