Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

È DITTATURA (di Matteo Fais e Davide Cavaliere)

IRRESPONSABILE INNO ALL’ODIO (di Matteo Fais)

Tante volte, nella piazze che in questi giorni si lamentano per la misura restrittiva nota come green pass, ho sentito parlare di “amore”. “Noi non vogliamo male a nessuno”. “Noi amiamo tutti”. “Noi non ce l’abbiamo contro nessuno, vogliamo solo la libertà di scelta, perché per noi deve trionfare l’amore e la concordia”.

Concordia? Amore? Amore, un cazzo! Io odio! Ogni figlio di puttana che mostra il green pass, quando noi passiamo, è per me un nemico. Lo detesto, lo disprezzo e spero che muoia strozzato. Non me ne frega una sega se non si può dire.

Chi sostiene che dovrebbero togliermi l’assistenza sanitaria, venire a prendermi a casa per costringermi al vaccino, o fucilarmi, non è certo uno a cui io debba rivolgere il mio amore. Al massimo, a voler essere delicato, gli mostro il medio.

Per quel che mi riguarda, questa è dittatura – pura distopia. I bei modi, in casi simili, li lascio alle anime belle e alle fighette. Ieri, qualcuno dei contestatori è andato alle manifestazioni indette fuori dalle stazioni ferroviarie, con l’idea di bloccare i treni, visto che dal primo settembre non si può più salire su di essi senza il pass sovietico-sanitario.

Beh, che hanno fatto? Non hanno sfondato i tornelli, se ne sono stati buoni fuori a fare la loro mesta manifestazione, perché “non vogliamo essere confusi con i violenti”. CHE COSA? E che cazzo ve ne fotte di non passare per facinorosi? Preferite passare per gente senza spalle e senza palle? Io sono basito.

Cosa credete che la rivoluzione sia una serata a teatro, vestiti in smoking? Ma stiamo veramente scherzando? Forse non avete idea di cosa sta avvenendo. Ma le vedete le imposizioni assurde? Se avete paura di scuotere la vostra tranquilla vita da borghesi con le scarpine lucidate, meglio che stiate a casa a spolverare le mensole e cucinare il brodo per cena.

Bei tempi quando i ragazzi comunisti e quelli del MSI si scambiavano delicatissime botte, a colpi di crick di 500, sui denti. Ma avete giocato tutti con le bambole, da ragazzini? Io, se uno si azzarda a dirmi in faccia che mi dovrebbero negare le cure, gli sfondo la faccia con un cartone e gli sputo addosso, tra urla e bestemmie.

Bisogna smetterla con questa logica del volemose bene, altrimenti tanto vale mettersi lo smalto di Fedez. Loro alzano sempre più l’asticella, imponendo restrizioni, violentando la nostra libertà, e voi che fate, porgete l’altra guancia?

Se vogliamo la libertà, dobbiamo prendercela. Se non ce la danno con le buone, l’avremo con le cattive. Dobbiamo passare alle azioni di disturbo. Ma, per fare questo, bisogna smetterla di pensare all’amore e a tutte queste stronzate da quindicenni cretine. Bisogna avere i coglioni di odiare.

Sapete cosa mi sarebbe piaciuto vedere, durante le proteste in stazione? Avrei voluto che si creasse una situazione come quella che descrive Guccini in La locomotiva. Adesso, griderete tutti allo scandalo: “Ma questa è violenza, è inammissibile”. Io, invece, me ne sbatto. Avrei anche accettato di perdere, ma almeno, alla fine, avrei sperato. In cosa? “Che ci giunga ancora la notizia di una locomotiva, come una cosa viva, lanciata a bomba contro l’ingiustizia”.

Matteo Fais

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Chat WhatsApp di Matteo Fais: +393453199734

L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

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LA LIBERTÀ È SOTTO ATTACCO IN TUTTO IL MONDO (di Davide Cavaliere)

Il modello di società che è stato imposto attraverso la presunta pandemia ha le sembianze di una colonia penale. Una trasformazione che non riguarda solo l’Italia e la Francia, avanguardie della repressione della libertà mediante la discutibile nozione di “salute pubblica”, ma anche un paese di consolidata tradizione democratica, l’Australia.

Nello Stato oceaniano, il fanatismo anti COVID-19 ha raggiunto vette inusitate, proprio come in Italia, anche se lì il tono assunto è più militaresco e brutale.

Le forze armate pattugliano le strade, bussando alle porte per verificare che i cittadini siano in casa, e che nessuno sia uscito per motivi non previsti dalle norme. Gli elicotteri della polizia volteggiano in cielo, minacciando chiunque si trovi nei parchi o negli spazi pubblici di azioni di polizia e multe. C’è il terrore di essere scoperti fuori dalla propria abitazione senza una scusa ammissibile.

Nessuno è autorizzato ad allontanarsi per più di cinque chilometri dal proprio domicilio. Solo una persona per famiglia può uscire per fare acquisti. Ai residenti di Sydney non è permesso nemmeno fermarsi a parlare con gli amici per strada. Il Queensland ha chiuso tutto per un numero complessivo di soli cinque contagiati.

Sia chiaro: tutto questo avviene per 239 casi positivi su 110.000 test effettuati su tutto il territorio nazionale.

Anche in Australia, non diversamente dal nostro paese, non è ammessa nemmeno una parola di dissenso. Non un solo punto di vista alternativo è apparso sui quotidiani o nelle televisioni. Unicamente Sky News Australia critica le decisioni del Governo. Per questo motivo è stata bandita da YouTube, per una settimana.

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Il Primo Ministro, Scott Morrison, ha dichiarato che gli australiani saranno liberi di lasciare il loro paese solo quando l’80 percento di loro sarà vaccinato, un obiettivo ancora lontano.

L’Australia, come l’Italia, non è più una democrazia funzionante. È una dittatura in cui le persone sono imprigionate nelle proprie case e costrette a sottoporsi a una procedura medica per guadagnarsi il diritto di essere liberate – diritto sempre provvisorio e passibile di revoca immediata.

Opporsi alla “nuova normalità” è diventato decisivo per tutte le persone libere.

Davide Cavaliere

L’AUTORE

DAVIDE CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino. Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”. Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-Israele Today”. È fondatore, con Matteo Fais, del giornale online “Il Detonatore”. 

2 commenti su “È DITTATURA (di Matteo Fais e Davide Cavaliere)

  1. Sono d accordo con entrambi, la pace e la bontà non portano a niente, io me l augurerei una rivoluzione anche se il mio coraggio è meno di zero! Se non ci si muove non succederà assolutamente niente di positivo!

  2. Feroce questo articolo, ma condivido tutto.
    Guarda, io lo pensavo già a marzo dell’anno scorso che alla fine si sarebbe arrivati a questo punto, e più mi parlavano di proteste pacifiche e ricorsi legali e più mi convincevo che la rabbia sarebbe infine sfociata nella violenza.
    Non voglio offendere nessuno, però bisogna capire che è ingenuo e forse addirittura stupido ricorrere ai sistemi del potere per tentare di scardinare il potere stesso, si perde solo del tempo.

    – Le leggi le hanno fatte loro.
    – Gli avvocati li hanno inventati loro per proteggere se stessi da eventuali interpretazioni controproducenti delle loro leggi (volutamente ambigue).
    – Le proteste pacifiche sono una loro trovata new age per far sfogare le persone insoddisfatte senza che facciano danni.

    (non sono affatto contrario alle proteste pacifiche, dico solo che fanno bene a chi vi partecipa ma non cambiano le cose).

    Il lupo non smette di mordere solo perché qualcuno protesta contro i morsi. Bisogna cavargli i denti.

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