Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

TUTTO QUELLO CHE AVRESTE VOLUTO SAPERE SULLE CASE FARMACEUTICHE, MA NON HANNO MAI OSATO DIRVI (di Davide Cavaliere)

Durante questi venti mesi di pandemia, si è spesso elogiata la bontà dei medici, la generosità delle aziende farmaceutiche e l’incorruttibilità della scienza. Si tratta di una narrazione edulcorata, che non risponde in alcun modo alla realtà e alle vicende della medicina. Medici e ricercatori non sono filantropi in camice bianco e i dati della scienza si possono manipolare a fini tanto politici, quanto economici e personali. Ne era consapevole il filosofo Ivan Illich che, nel suo libro Nemesi medica, scrisse: «La corporazione medica è diventata una grande minaccia per la salute».

Dall’inizio del secolo scorso, infatti, i farmaci sono diventati prodotti commerciali a tutti gli effetti, che le multinazionali mettono in vendita sul mercato per il proprio tornaconto monetario. Il profitto orienta le scelte dell’industria medica, non il benessere dei malati. Molto spesso, i medici costituiscono una maestranza qualificata al servizio di un settore remunerativo. Nella storia della medicina non mancano casi di corruzione e cinici inganni in merito alla pericolosità dei farmaci.

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Marcia Angell, docente presso la Harvard Medical School di Cambridge, nel Massachusetts, ed ex editore del “New England Journal of Medicine”, nel suo libro intitolato Farma & Co. Industria farmaceutica: storie straordinarie di ordinaria corruzione, afferma: «Un tempo le aziende farmaceutiche promuovevano i farmaci per curare le malattie. Adesso accade spesso il contrario: promuovono malattie che si adattano ai farmaci». Il livello di corruzione è spaventosamente alto. In nome del denaro, i mercanti della salute compiono anche esperimenti su cavie umane.

Un’inchiesta del quotidiano inglese Independent ha rivelato che circa centocinquantamila indiani, in cambio di un misero compenso, sono stati utilizzati come materiale organico su cui sperimentare farmaci di varia natura. I volontari, se così si possono definire, non erano stati informati adeguatamente circa i rischi a cui andavano incontro e tanto nemmeno sospettavano di assumere medicinali sperimentali. I genitori di centinaia di minorenni dell’Andhra Pradesh non erano stati nemmeno informati che alle loro figlie sarebbe stato somministrato un vaccino contro il papilloma virus.

Il caso più celebre relativo alla corruzione degli scienziati e alla discutibilità dei dati scientifici è quello riguardante la correlazione tra cancro al polmone e fumo di sigaretta. Per rispondere alla accuse di tossicità del tabacco, nei primi anni Settanta, la Philip Morris finanziò una ricerca per smentire le critiche. Centinaia di cani Beagle furono costretti a inalare fumo per numerose ore al giorno mediante tubi inseriti nella trachea. Poiché i polmoni di quei cani sono molto resistenti, ben più di quelli umani, non risultarono compromessi dalle abbondanti inalazioni. Grazie a questo studio scientifico, i produttori di tabacco annunciarono che il fumo non nuoceva alla salute. La verità venne alla luce solo negli anni Novanta.

Il giornalista Joe Stephens, sulle colonne del Washington Post, ha rivelato che la casa farmaceutica Pfizer, che oggi produce uno dei, vaccini anti COVID-19, in Nigeria, causò la morte di alcuni bambini per mancato rispetto delle procedure dei trial medici. Nel febbraio del 2009, la Pfizer venne a patti coi duecento querelanti e si accordò con le autorità locali per un risarcimento milionario. Nel medesimo anno è stata condannata a pagare una multa di due miliardi di dollari per pratiche di marketing fraudolente. Più della metà della sanzione riguardava la promozione di un antinfiammatorio, il Bextra, che venne ritirato dal mercato nel 2005 perché aveva effetti dannosi sul sistema cardiovascolare, proprio come il vaccino anti COVID-19.

Questi sono solo alcuni dei numerosi scandali che, nel corso dei decenni, hanno coinvolto note aziende del farmaco, scienziati compiacenti e riviste mediche prezzolate. Il cardiologo statunitense Eric J. Topol, uno dei primi a denunciare la letalità di due antinfiammatori chiamati Vioxx e Celebrex, poi ritirati dal commercio, dichiarò: «Le corporation dispongono di risorse illimitate, compresi esperti pronti a parlarti addosso. Tutto quello che ho scritto nel mio articolo è stato liquidato dagli specialisti al soldo dell’industria farmaceutica».

Ancor più impressionanti sono i meccanismi pubblicitari messi in atto dalle industrie mediche. Richard Smith, direttore del “British Medical Journal” e autore del libro The Trouble with Medical Journal, sostiene che le riviste scientifiche siano diventate creature delle aziende farmaceutiche: «Le case farmaceutiche ci stanno imbrogliando. Ci arrivano articoli con nomi di medici e spesso scopriamo che alcuni di loro sanno poco o niente di quanto hanno scritto. Quando ce ne accorgiamo respingiamo il documento, ma è molto difficile».

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Nel mese di giugno sono state rese pubbliche migliaia di email del dott. Fauci, consigliere della Casa Bianca in merito alla pandemia da Coronavirus. Analizzando le missive elettroniche, la Dott.ssa Meryl Nass, membro della Alliance For Human Research Protection, ha scritto che importanti riviste mediche hanno corrotto i dati scientifici e pubblicato rapporti fraudolenti volti a denigrare i trattamenti salvavita esistenti contro il Coronavirus, con l’obiettivo di sopprimerne l’uso. Visto quanto affermato dal Dott. Smith, le affermazioni della Dott.ssa Nass non sembrano prive di fondamento.

Quelli elencati finora sono fatti e affermazioni che gettano un’ombra sulla credibilità dei medici e dei produttori di farmaci, veri e propri affaristi che lucrano sulle malattie, controllano le accademie, finanziano ricerche e allacciano rapporti clientelari. «Credere nella scienza», che poi significa credere in coloro che i mass media hanno battezzato suoi portavoce, potrebbe essere una pessima idea.

Davide Cavaliere

L’AUTORE

DAVIDE CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino. Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”. Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-Israele Today”. È fondatore, con Matteo Fais, del giornale online “Il Detonatore”. 

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