Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

CI STANNO IMPONENDO LA LEGGE DELLA VIOLENZA (di Davide Cavaliere)

L’Italia assomiglia sempre di più alla Francia, per quanto concerne gli effetti nefasti dell’immigrazione. A Riccione, in seguito alla sospensione del concerto di Baby Gang, un cantante rap marocchino, una torma di ragazzi nordafricani ha vandalizzato automobili, vetrine e arredi urbani. Si tratta di un un evento simile a quello avvenuto alcuni mesi fa, a Milano. In quell’occasione, sarebbe stato proprio il rapper emergente Baby Gang a incitare i suoi compagni alla rivolta, affermando: “Raga, se arrivano gli sbirri, nessuno scappa”.

A scatenare la violenza delle bande di magrebini, non sempre è necessario l’annullamento di un concerto. Nell’aprile del 2017, trecento passeggeri del treno Ventimiglia-Torino sono stati presi in ostaggio, per ben cinque ore, da una banda di sessanta vandali minorenni nordafricani che si sono scatenati in un sabba di molestie, aggressioni, grida, insulti, vandalismi e sedili squarciati coi coltelli.

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A Torino, durante una delle prime manifestazioni contro le misure antiCovid, una masnada di magrebini ha rotto alcune vetrine nella via centrale e saccheggiato i negozi di Gucci e Louis Vuitton.

Si tratta solo di alcuni esempi di un fenomeno in crescita, quello delle bande di giovani immigrati, perlopiù di seconda generazione, dedite allo spaccio, alla violenza e alle rapine. Sono giovani cresciuti nelle periferie delle grandi città o nella provincia, imbottiti di subcultura da ghetto, affascinanti dal denaro facile e dal lusso kitsch dei loro miti musicali. Tra loro regna la legge del branco, il culto della forza e l’ostentazione. Sono accompagnati, in genere, da ragazze di bassa estrazione sociale, attratte da una virilità caricaturale, il cui ruolo all’interno del gruppo non è diverso da quello delle “tournantes” delle banlieue: soddisfare sessualmente i membri della banda.

Le baby gang italiane tentano d’imitare quelle americane e francesi, adottandone il gergo bestiale, le condotte antisociali e la musica. Il rap, infatti, è uno dei vettori dell’odio verso gli italiani, la polizia, l’ordine. Il rapper Baby Gang, il cui vero nome è Zaccaria Mohuib – padre egiziano e madre marocchina –, con le sue canzoni esprime una marginalità passivo-aggressiva, un “disagio” fasullo usato come scusa per una violenza anarcoide e tribale.

Il linguaggio dei testi è ridotto all’osso (abbondano parole straniere e abbreviazioni) e continui sono i riferimenti allo spaccio di droga, alle ragazze facili e alla delinquenza. Il tutto è condito con una dose eccessiva di vittimismo. Nel brano “Marocchino”, Baby Gang si esprime così:

“E il resto non parlo, ehi/ Ho A.C.A.B. nel braccio, ehi/ Gli sbirri sul cazzo, ehi/ Gli sbirri sul cazzo e A.C.A.B. nel braccio, bro”. Il livello complessivo dei testi è questo. Simili rapper, come anche Maruego e Tommy Kuti, attaccano continuamente la Nazione nella quale vivono e che permette loro di cantare. Alimentano il risentimento dei giovani immigrati, inducendoli a vandalizzare i simboli dello Stato in cui vivono: le scuole, il trasporto pubblico e le forze dell’ordine.

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Leggendo i loro testi, la mente corre al cantante di lingua francese Nick Conrad, africano, le cui canzoni hanno titoli come “Impiccate i bianchi”, nelle quali invita a “uccidere i bebè bianchi” e “fottersi la Francia”. In un videoclip, lo si vede strangolare una donna bianca su un prato.

Ecco il fallimento dell’integrazione, il trionfo del consumismo e del revanscismo etnico. Una miscela esplosiva che rischia di infiammare anche la società italiana.

Davide Cavaliere 

L’AUTORE

DAVIDE CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino. Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”. Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-Israele Today”. È fondatore, con Matteo Fais, del giornale online “Il Detonatore”. 


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