Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

IL POLITICAMENTE CORRETTO E LA TEORIA DEL RAZZISMO SISTEMICO (di Davide Cavaliere)

Poche cose sono razziste come il nuovo antirazzismo militante. Dietro alla banale retorica sull’uguaglianza e la giustizia si cela, infatti, un razzismo implicito e allusivo.

Il moderno antirazzismo si fonda sulla teoria del “razzismo sistemico“, un sottoprodotto delle analisi neomarxiste della società statunitense, secondo la quale esisterebbero delle “strutture” permanenti di oppressione di coloro che non sono bianchi e, soprattutto, dei neri.

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Quali sarebbero queste fantomatiche “strutture” discriminatorie non è dato saperlo. Tutto può essere oppressivo. Il latte è stato accusato di legami con pratiche razziste (https://www.huffpost.com/entry/milk-white-supremacy-racism_n_5bffad35e4b0864f4f6a3e28), così come la segnaletica stradale (https://level.medium.com/the-unintentional-racism-found-in-traffic-signals-b2899c34fefb) e, persino, il tempo atmosferico (https://www.sierraclub.org/articles/2020/06/climate-crisis-racist-answer-anti-racism).

Qualunque cosa, potenzialmente, può essere accusata di vessare le minoranze etniche e perpetuare stereotipi razziali. La teoria del “razzismo sistemico” altro non è che una teoria cospiratoria. Essa individua tracce di oppressione ovunque e non può mai essere messa in dubbio, pena l’essere accusati di razzismo. Il fatto stesso che qualcuno tenti di smentire la presenza di una qualsivoglia forma di “razzismo sistemico”, diventa la migliore prova della sua esistenza.

Per i nazisti tutte le strada portavano all’ebreo, per gli antirazzisti tutte le vie conducono all’uomo bianco. La teoria del “razzismo sistemico” non può essere confutata, non è falsificabile, la sua coerenza non è sinonimo di correttezza, bensì di irrazionalità. Il razzismo è “strutturale”, ci circonda come l’aria, e se un giornale diretto da un bianco dice il contrario: ecco la prova della loro volontà di perpetuare il “dominio bianco”.

Questo antirazzismo cavilloso trasforma le minoranze etniche in vittime inconsapevoli, prive di volontà, incapaci di autodeterminarsi, prigioniere di un sistema simbolico e sociale dal quale non possono uscire. Questo ragionamento fallato viene applicato anche alla povertà in Africa, attribuita sempre e solo ai lasciti del colonialismo, ai bianchi, e mai alla mentalità clanica degli africani, al tribalismo, alla corruzione endemica, ai disastrosi esperimenti socialisti e all’islamismo.

Il neoantirazzismo concepisce gli extraeuropei come bambini inetti, incapaci di esercitare una qualunque sovranità su sé stessi e affida la loro liberazione ai tanto vituperati bianchi. Sono i bianchi, infatti, che secondo la teoria del “razzismo sistemico” devono farsi carico dell’emancipazione del terzo mondo e delle minoranze etniche.

L’uomo bianco deve diventare consapevole del proprio “privilegio” melaninico e lavorare alla liberazione dei neri. Ecco il nuovo White Man’s Burden. Un tempo gli europei volevano civilizzare i neri, adesso li vogliono disalienare per condurli alla libertà.

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Dietro all’antirazzismo si nasconde la logica coloniale: voi siete inferiori, ma noi vi aiuteremo a diventare, pienamente, uomini. L’Altro, come amano chiamarlo i teorici del razzismo onnipresente, viene privato della sua volontà. I Bianchi hanno capito cosa è meglio per i Neri e quest’ultimi, se vogliono diventare liberi, non devono far altro che lasciarsi condurre verso l’eden antirazzista. È sempre l’uomo bianco l’elemento attivo, il cuore del discorso.

Cos’è l’antirazzismo del presente? Solo un altro modo dei Bianchi di collocarsi al centro della Storia.

Davide Cavaliere 

L’AUTORE

 DAVIDE CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino. Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”. Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-Israele Today”. È fondatore, con Matteo Fais, del giornale online “Il Detonatore”. 

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