Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

PERSINO A “REPUBBLICA” SI SONO RESI CONTO CHE L’ASTERISCO È UNA BOIATA (di Matteo Fais)

“La Repubblica” è un giornale che mi fa tendenzialmente cagare. Se lo leggo, mi incazzo, dunque, se posso, evito. 

Eppure, di tanto in tanto capito tra quelle pagine sordide e politicamente correttissime. L’altro giorno, poi, mi sono stupito, ero addirittura d’accordo con loro, in particolare con lo scrittore Maurizio Maggiani che ha vergato un pezzo intitolato Io non sono un asterisco. E me cojoni, mi sono detto, finalmente l’hanno capito anche i saltimbanchi di Debenedetti.

Certo, c’erano un milione di banalità sparse sulla pagina. “Il linguaggio è potere”, ha scritto l’articolista. Ma non mi dire! Il linguaggio è certamente potere, ma una cazzata che storpia l’italiano, come l’asterisco super inclusivo, o la o sbarrata, resta pur sempre una cazzata. Scrivere “car* tutt*” non vuol dire niente, punto. È impronunciabile, irricevibile. 

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Ma, soprattutto, la battaglia per imporre l’asterisco è oziosa, come quasi tutte le questioni che scuotono oggigiorno la pubblica opinione. Morti sul lavoro, disoccupazione, tasse evase dalle multinazionali grazie allo stratagemma delle sedi estere, i laureati a fare i camerieri: invece di parlare di queste cose – cose serie –, noi ci balocchiamo su cosa possa evitare di andare a ledere, a livello linguistico, la dignità del trans che batte in autostrada, o della signora con la casa ai Parioli e il cuore a Sinistra.

Persino a “Repubblica”, qualcuno se n’è reso conto – uno della vecchia guardia, ovviamente, perché i giovani sono troppo rincoglioniti – e non ha potuto tacere. “E resta il fatto che la Gilda, che ha 25 anni, è lesbica, fa la commessa per settecento euro al mese, per la cronaca tanto quanto il suo vicino di banco maschio etero, perché qui da noi la parità dei sessi laggiù in basso è oramai conquistata, ecco, al momento la Gilda si sentirebbe assai più appagata nel vincere la lotta per un salario dignitoso che stravincere quella per la sua sovversione dell’alfabeto. Resta il fatto che la vittoria per l’alfabeto si fa sempre più vicina e quella per il salario sempre più lontana. Ragion per cui mi chiedo se i valorosi combattenti del + e dell’asterisco e della ø stiano intanto lavorando con pari alacrità per la Gilda oltre che per sé stessi, per il potere sui segni o per la libertà dal bisogno, da ogni bisogno”.

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Sia lodato Gesù Cristo per tanto buon senso. Ha pure riconosciuto che i contratti nazionali, per quanto bassi, non fanno distinzioni di genere. Anche perché il vero punto è che, se sei laureata in giurisprudenza e non hai trovato di meglio che una lavoro del cazzo da commessa, ti rode il culo e sei depressa, sai quanto te ne fotte che nella lettera di licenziamento ci sia scritto “Gentilissim*”. Lesbica, etero o trans che tu sia, non è con gli asterischi che paghi le bollette o fai la spesa. Perché la vera dignità da riconoscere è questa, la possibilità per ognuno, quantomeno, di campare, senza sotterfugi e prestiti di mamma e papà a cinquant’anni, semplicemente con il frutto del proprio lavoro. 

Purtroppo, questi figli di puttana sono riusciti a far credere, anche alla Gilda, che il suo vero problema è di forma linguistica, non di retribuzione. Altro che il linguaggio è potere, il salario è potere. Tra ventimila euro al mese e l’essere apostrofato in conformità ai miei gusti sessuali, non ho dubbi. Similmente, tra la questione cruciale dell’economia sollevata da Marx e le stronzate che interessano personaggi come i Ferragnez, so bene da che parte stare.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

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