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LA DISTRUZIONE DELLA FAMIGLIA VIENE DALLA SOCIALDEMOCRAZIA SCANDINAVA (di Umberto Camillo Iacoviello)

Qualche giorno fa, l’Assemblea Nazionale francese ha approvato una legge che ha esteso il ricorso alla fecondazione assistita anche alle coppie omosessuali e ai single, trattamento che finora era riservato solo alle coppie eterosessuali. Con questa legge la Francia si è aggiunta ad altri paesi europei in cui tale pratica è consentita da tempo. In particolare, c’è un paese in cui la fecondazione assistita per i single rappresenta l’epilogo naturale di un progetto politico che ha come obiettivo il superamento della famiglia: la Svezia.

Nel 2015 è stato pubblicato il film documentario La teoria svedese dell’amore, diretto da Erik Gandini. La pellicola ritrae la nuova concezione della famiglia che ha preso forma in Svezia a partire dagli anni settanta. Nel 1972, in un manifesto del partito socialdemocratico, allora guidato dal primo ministro Olof Palme, veniva prefigurata “La famiglia del futuro”, questo il titolo del documento, che consiste in un sistema socioassistenziale organizzato in modo da dare a ciascuno una vita totalmente autonoma, ovvero fare a meno della vita coniugale e più in generale della famiglia.

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Tra le sue pagine possiamo leggere: “Ogni individuo dovrà essere considerato come autonomo, non come l’appendice di qualcun altro. È dunque necessario creare le condizioni economiche e sociali che ci renderanno finalmente individui indipendenti”. La questione di fondo era la seguente: se il benessere economico consente a tutti gli svedesi una vita distaccata da ogni legame di dipendenza, perché continuare a vivere insieme? 

A quasi cinquant’anni dalla pubblicazione del manifesto, la famiglia del futuro è pienamente realizzata. Molte donne non sentono la necessità di legarsi sentimentalmente ad un uomo. Nel documentario ce n’è una che afferma “Ho pensato che per me fosse meglio avere un figlio da sola ed evitarmi la fatica di cercare un partner. Non era importante trovare un compagno, non mi interessava, erano i figli che volevo, non una relazione con un uomo”. Qualcuno penserà che questi siano casi isolati, ma non è così. Oggi, in Svezia, un adulto su due vive da solo, il tasso più alto del mondo. A Stoccolma, il 59% della popolazione è single, un altro record mondiale.

Le donne single che desiderano avere un figlio contattano la banca del seme, la più grande del mondo è la danese Cryos, compilano un modulo in cui scelgono le caratteristiche del donatore, dalla razza al colore dei capelli, indicano una data per la consegna e pagano. Nel pacco sono contenute le istruzioni per l’inseminazione “fai da te”. Una volta scongelato lo sperma del donatore, si attendono venti minuti e ,assunta una posizione comoda, si procede a “ingravidarsi” con una siringa. 

Le donne decidono le caratteristiche del figlio come se stessero scegliendo un vestito al negozio. Figlio che arriva in un pacco, come se fosse l’ennesimo oggetto comprato su Amazon. L’inseminazione avviene in modo analogo a quella artificiale a cui vengono sottoposti i bovini. Il compito dell’uomo si riduce ad un singolo gesto: la masturbazione per donare il seme

La solitudine si estende per tutta la vita, fino alla morte. Nel paese scandinavo, una persona su quattro muore sola perché perde ogni contatto con i figli. Capita pertanto di accorgersi della morte di un anziano unicamente per via della puzza emanata dal cadavere in decomposizione. Per ovviare a questo problema, è nata un’agenzia che si “prende cura” di coloro che sono morti senza che nessuno se ne sia accorto. Cercano – spesso invano – di contattare i figli dei deceduti e, quando non ottengono una risposta, i beni passano nelle mani dello Stato.

Non tutti gli svedesi accettano questo sistema socioassistenziale che fa dell’indipendenza dell’individuo il suo punto cardine. Si sono formate delle piccole comunità che si riuniscono nei boschi per riscoprire i legami umani, che vanno dal più semplice contatto fisico al dialogo con altre persone che non sono state contagiate dall’individualismo sfrenato promosso dallo Stato. Uno di questi ragazzi che è “passato al bosco” dice “a me questa esperienza ha dato la possibilità di sperimentare la felicità. La società ci fornisce la sicurezza, non è in grado di dare la felicità. Sicurezza non significa felicità, al contrario, la sicurezza mi rende infelice. Le rassicurazioni fornite dalla società non danno gioia, è un modo di vivere, ma devi essere pronto ad accettare l’infelicità”. Un altro afferma “il fatto che sia il sistema previdenziale a prendersi cura di noi è un problema, dovremmo prenderci cura gli uni degli altri. In Colombia, la nonna vive con i nipotini e si prende cura di loro, sta con la sua famiglia fino alla fine, ne fa sempre parte. Noi invece ci ritroviamo ciascuno nel suo appartamento gestito dalla società e ci dimentichiamo di prenderci cura degli altri. Questo è davvero molto triste”.

Il chirurgo Erik Erichsen, invece, ha lasciato la Svezia, dopo trent’anni di carriera, e ha deciso di trasferirsi in una remota regione dell’Etiopia dell’est. Lavora in un ospedale sprovvisto di strumenti all’avanguardia, con pochissime risorse, opera con strumenti semplici e di facile reperibilità e afferma “Qui nessuno è mai solo: se stai male la gente non sta lontano, ma viene a trovarti, se stai morendo viene a tenerti compagnia e, dopo che sei morto, ti piangono”.

La famiglia del futuro aveva l’obiettivo di fornire ad ogni individuo la massima libertà, ma il risultato è stato quello di una società di individui soli, alienati, in cui le donne fanno a meno degli uomini, gli anziani sono separati dai figli, una società in cui i più naturali legami d’affetto vengono recisi per una libertà assoluta che porta solo infelicità. 

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Qual è il risultato di questa nuova concezione della non-famiglia? La scomparsa fisica degli svedesi, sì, perché, oltre ad aver rinunciato ai legami familiari, la Svezia ha rinunciato anche all’identità. La conseguenza delle politiche delle porte aperte agli immigrati ha dato un unico risultato: la sostituzione etnica. Oggi, un terzo degli svedesi ha origine straniera ed è stato calcolato che, entro il 2065, gli svedesi saranno meno del 50% della popolazione totale, sostituiti da immigrati extraeuropei, di cui oltre il 50% di fede islamica. C’è poco da stupirsi, in un paese che ha annichilito la famiglia.

La Svezia si presenta come un modello da seguire, noto per il welfare, ma quasi del tutto ignoto per il resto. Il popolo svedese è un cadavere in decomposizione, rappresenta tutto ciò che una comunità non dovrebbe essere. Possediamo le armi per difenderci da questa cultura autodistruttiva? In un futuro non molto lontano toccherà anche a noi organizzare comunità nei boschi per riscoprire una vita autentica, fatta di contatto umano, di legami sentimentali, di famiglia, in una parola di amore?

La realtà supera la distopia. La Svezia è stata distrutta in cinquant’anni, questo dato dovrebbe far riflettere.

Umberto Camillo Iacoviello 

3 commenti su “LA DISTRUZIONE DELLA FAMIGLIA VIENE DALLA SOCIALDEMOCRAZIA SCANDINAVA (di Umberto Camillo Iacoviello)

  1. Una Repubblica di Platone da film horror. negli anni sessanta mio padre avrebbe voluto migrare in Germania, ma la Germania accettava solo uomini single in perfetta salute. Così siamo finiti in Svezia, dove le famiglie erano le benvenute.
    Forse la massima “Chi troppo vuole, nulla stringe” è la più adatta alle utopie. La Svezia agognava la società perfetta. La perfezione non è di questo mondo.

  2. Amico caro la tua famiglia tradizionale te la restituirà l’islam: non è altro che un cristianesimo con qualche secolo di ritardo.

    Fai pace con la logica.

  3. Da chi ciancia tanto di famiglia e di donne che dovrebbero partorire in seguito a matrimonio ( e su questo sarei anche d’accordo), ci si aspetterebbe quantomeno che abbia già dato il buon esempio. Altrimenti sono solo vuote parole.
    Detto da donna che ha seguito il “percorso tradizionale “ = matrimonio, gravidanza, parto.

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