Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

COSTRETTA A PAGARE UN EURO L’ORA PER LAVORARE (di Matteo Fais)

“Career opportunities, the ones that never knock/ Every job they offer you is to keep you out the dock/ Career opportunity, the ones that never knock” (The Clash, Career Opportunities)

Vivendo nel mondo si imparano tante cose, per esempio che situazioni da barzelletta – e che, entro la dimensione dello scherzo, farebbero tanto ridere – sono tristemente reali.

La faccenda è questa: una ragazza ha bisogno di lavorare. Non è così difficile, perché è di bella presenza e con esperienza nel settore – tra parentesi, non è che debba tradurre la Bibbia. La prendono subito. Dove? Nella ristorazione, precisamente nella catena, diffusa in tutta Italia, di quel signore baffuto che finanzia e supporta il PD. Deve servire ai tavoli.

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Come ha fatto? Avrà mandato un CV via email, o si sarà presentata di persona? Manco per il cazzo. Se segui questa procedura, mi spiega, non ti cagano neppure di striscio. Ti devi rivolgere a un’agenzia. La prima scrematura la fanno loro e sempre loro presentano le proposte più appetibili all’azienda.

Praticamente, l’agenzia privata svolge un ruolo simile e solo leggermente meno bastardo del magnaccia con la puttana. Sul luogo di lavoro – perché l’agenzia non le ha detto niente -, i colleghi le spiegano che si prende, in principio, 8 euro l’ora. Solo che, di questi, a lei ne verrà trattenuto uno per pagare chi le ha fatto trovare il posto.

Non fraintendetemi, non sto sostenendo che non vada retribuito il contributo di ognuno. Semplicemente, mi pare assurdo che sia il dipendente a vedere ricadere sulla sua busta paga il lavoro dell’agenzia, solo perché così i padroni non si sono neppure dovuti prendere l’onere di chiede a 10 stronzi qualunque se fossero in grado di servire una bistecca e una pizza. Che presa per il culo! Praticamente, lei sta pagando per lavorare, contribuendo con i suoi sudati guadagni a un caporalato legalizzato. 

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Adesso, continua a spiegarmi la giovane, le hanno chiesto di restare fino a fine agosto, dopo il primo mese di prova. Mica glielo hanno domandato sul lavoro. Quando mai! L’hanno fatto tramite il magnaccia. Così, per altri due mesi, e al costo di una chiamata, quelli lì le sottrarranno ancora un euro l’ora. Pensate che figli della mignotta. 

Quasi dimenticavo di farvi presente che questo tanto ambito stipendio ammonta a niente meno che 800 euro. E sapete perché? Ovvio, i simpatici datori di lavoro non ti danno il tempo pieno – riservato a pochissimi -, ma solo il part time, così ti sfruttano unicamente nelle ore migliori. C’è altro da aggiungere? Non mi pare… Ho già detto che il proprietario finanzia il PD? Ah, sì, scusate. Era tanto per non dimenticare.

Matteo Fais 

Canale Telegram di Matteo Fais: https://t.me/matteofais

Chat WhatsApp di Matteo Fais: +393453199734

L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

Un commento su “COSTRETTA A PAGARE UN EURO L’ORA PER LAVORARE (di Matteo Fais)

  1. Dai, pensa se fosse stata di brutta presenza: le sarebbe toccato studiare.

    Inoltre faccio notare che il PD soddisfa i suoi lobbisti, a differenza ad esempio della Lega che li ha venduti tutti alla finanza tramite Draghi (piccoli negozi spazzati via da amazon giusto per citare il caso più evidente).

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