Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

L’EDITORIALE – LA PANDEMIA NON PUÒ FINIRE PERCHÉ È DENTRO DI NOI (di Matteo Fais)

Ci sono situazioni che mi paralizzano. I muscoli si bloccano, la testa si svuota. Non riesco più a pensare e agire. Solo dopo una mezz’ora, ripercorrendo tutto nella mente, mi dico “non era un’illusione, tutto ciò che ho visto è avvenuto”. Credo si tratti di una naturale difesa della mia mente logica al cospetto dell’assoluta irrazionalità del mondo.

Sono all’angolo della strada, intorno alle 14:30. Sotto il sole a picco, qualunque presenza è scomparsa e c’è quella piacevole atmosfera apocalittica da ultimo uomo sulla terra. Improvvisamente, da un incrocio spunta una ragazza. Ciò che mi addolcisce il cuore nel vederla è che non indossa la mascherina, o meglio la porta abbassata. Se non fosse sull’altro lato del marciapiede, quasi mi verrebbe voglia di abbracciarla – ma non lo farei mai perché, appunto, sono troppo razionale e non mi va di andare incontro a un’accusa di molestia.

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Sta venendo verso di me, o più che altro si avvicina alle strisce pedonali per attraversare. Ma una macchina giunge a gran velocità. Il clacson grida nel silenzio generale con una violenza intollerabile. La vettura si ferma in mezzo alla strada.

È questione di un attimo, tant’è che quasi non ci credo. La signora in macchina si rivolge alla ragazza: “Signorina, per favore, potrebbe indossare bene la mascherina?”. A quel punto, la mia mente collassa. Mi sento il protagonista di una distopia, o forse un personaggio kafkiano. “Non può essere vero” ripete in loop il cervello.

Dalla visione allucinata, mi sveglia un “Ma si faccia i cazzi suoi” che la giovane proferisce all’indirizzo della donna seduta al volante. Questa, visibilmente indignata, riparte sgommando. Nel mentre, la ragazza attraversa e mi passa a fianco. La osservo senza riuscire a credere ai miei occhi, quasi cercando conferma nei suoi. Devo avere un’aria piuttosto strana, il volto contratto in una smorfia di terrore, perché lei mi passa oltre accelerando. Mi appoggio contro il muro. Ho il battito accelerato e la salivazione a puttane. Spero vivamente che qualcuno annunci la fine di una candid camera, ma ciò non avviene.

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A che punto siamo arrivati, mi domando. Una macchina che ferma i passanti per far rispettare la regola – del tutto inventata, tra parentesi – della mascherina all’aperto. Mi rendo conto che sono circondato da invasati. Ne ho visti già troppi. È un’Italia di gendarmi mancati quella in cui vivo.

Guardando a questa ennesima folle contingenza che mi si è presentata davanti, in un quartiere di fatto residenziale, praticamente semi deserto durante il giorno e fatto di fugaci apparizioni a notte, capisco che la pandemia non finirà mai, neppure se il virus dovesse scomparire. Essa è in noi come un riflesso ormai condizionato, una nevrosi vecchia di decenni da cui non si può più guarire. Siamo malati dentro e, se tanto mi dà tanto, lo eravamo anche prima, solo non era così manifesto. Tutte queste persone, che paiono uscite da un gigantesco manicomio, votano, comprano, giudicano. Sono professori e fruttivendoli, ingegneri e commercialisti, gente che condiziona la mia e la vostra vita. Torno a casa con la consapevolezza che, a meno di un diluvio universale che faccia pulizia, non c’è proprio la benché minima speranza di salvarsi dai propri simili.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

3 commenti su “L’EDITORIALE – LA PANDEMIA NON PUÒ FINIRE PERCHÉ È DENTRO DI NOI (di Matteo Fais)

  1. Ingegneri no, hanno capito in fretta l’inutile simulazione di campo di concentramento e si sono adeguati al dettato USA: mascherina al chiuso finché Biden non ordina di smettere, per il resto vaffanculo.
    Tanto ormai i vecchi rincoglioniti e i giovani dementi si sono fatti vaccinare e sono, secondo il brainwashing governativo, eroi immortali.

  2. Se non fosse stato per il desiderio di lasciarmi alle spalle lo squallore e il becerume degli esseri umani che mi circondano, avrei raccontato il linciaggio a cui i genitori dei bambini della classe di mio figlio (7 anni) hanno sottoposto me e mia moglie, arrivando a minacciare il bambino, per un tampone non fatto a causa di altri impegni (e non di furore negazionista). Il meno che ci dissero fu “untori”.

  3. Osservando tutto ciò che è capitato ( ricordo ancora la squallida proposta fatta durante il governo Conte di designare dei volontari che disperdessero eventuali assembramenti e si assicurassero che tutti indossassero la mascherina ecc. ) ho capito perché il fascismo abbia attecchito in Italia e non, per esempio, in Francia.
    Detto questo, io personalmente la mascherina la porto ormai sempre abbassata nella pubblica via.

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