Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

L’EDITORIALE – LA FERRAGNI E IL GENIO MALIGNO (di Matteo Fais)

A volte, mi capita di pensare non tanto di essere vittima di una mondo folle, tra pazzie gender, DDL Zan e politicamente corretto, ma proprio di una sorta di inganno metafisico. Avete presente il dubbio iperbolico di Cartesio e l’idea che un genio maligno ci possa raggirare su tutto, facendoci scorgere una realtà che non esiste? Ecco, sovente, forse per un processo di compensazione psicologica, osservando il degrado che mi circonda, mi dico che non può essere vero niente, che questo è un Matrix, un Truman Show.

Per esempio, vedo sul più noto quotidiano nazionale, il “Corriere della Sera”, la notizia che la Ferragni si è vaccinata. Mi domando perché la Ferragni, perché sul Corriere. Penso, no, non è possibile, questo è un inganno. La gente la segue, la commenta, i giornali ne riportano ogni dichiarazione. L’influencer è una ragazza come tante, che come tante proferisce solo pensieri banali, di una imbarazzante superficialità da scuola media. Come è possibile tutto questo?

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Io, che so, detesto Massimo Giannini, l’attuale Direttore di “La Stampa”. Mi sta sul cazzo solo a vederlo. Eppure, pur avendo opinioni politiche totalmente antitetiche alle sue, riconosco che il bel giovine ha talento ed è un figlio di buona donna – sia detto con riverenza – di prima qualità, un vero e proprio killer. Sa parlare, sa scrivere, e difende le idee che deve difendere con l’abilità nel combattimento che solo un mercenario senza scrupoli ha. Chapeau!

Ma la Ferragni… Non può essere neppure un avversario. Al suo cospetto, provo solo sconcerto per l’avanzare di questo nulla. Davvero sembra che un genio maligno ci imbrogli, o che il mondo in cui viviamo sia un inferno da lui progettato per farci soffrire della pena peggiore: la costante presa d’atto dell’arbitrio e dell’irragionevolezza imperanti.

Sapere che la maggior parte delle persone, come zombie di Romero, dopo il suo gesto, la imiterà con acefalo e acritico automatismo, mi fa stare male. Penso che questa gente che la segue, che fa qualsiasi cosa che lei suggerisce di fare, mi circonda senza scampo. Potrebbero essere i miei vicini, quella da cui compro il pane, la ragazza con cui ho scambiato uno sguardo. Potrebbe facilmente essere l’uomo che stava fumando nella strada deserta e, vedendomi passare con la mascherina abbassata, se l’è tirata su. È terribile.

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C’è un intero mondo di Ferragni solo meno noto, ma altrettanto stupidello e insignificante che condiziona la mia vita, che vota e fa votare, frequenta le università e i luoghi di lavoro, che affolla le fiere, nei giorni in cui ci si può far vaccinare, in una dantesca calca di dannati. Sono ovunque.

Oppure… Oppure, questa è tutta una gigantesca illusione, uno scherzo assurdo e terribilmente insopportabile di una creatura malvagia che vuole far impazzire tutte le persone sane di mente. Di una cosa sono certo: di fronte a Ferragni & company, cade per me la possibilità di un Dio che sia amore e bontà, come mi appare ridicolo il famoso logos che troneggia sul pensiero filosofico occidentale. Penso, dunque sono, ma tanto c’è lei, ergo meglio sarebbe stato non essere.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

Un commento su “L’EDITORIALE – LA FERRAGNI E IL GENIO MALIGNO (di Matteo Fais)

  1. Di fronte a creature come quella testé ricordata, risorge l’immortale aforisma, forse di Stefano Benni: “Io non so se Dio esiste. Ma se non esiste ci fa una più bella figura”.

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