Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

GAY E IMMIGRATI SI LIBERINO SUBITO DELLA SINISTRA (di Franco Marino)

L’uomo è forse l’unica specie vivente che ha coscienza di dover morire e, nello specifico, che ciò avvenga anche per conseguenze non scaturite dallo scontro mortale con un congenere ma per sopraggiunti limiti di età. In sostanza, un ottantenne non rischia di morire perchè perde la sfida per il controllo del territorio con un trentenne ma perchè il suo organismo non fa più il suo dovere.
Non sempre è stato così. Nella preistoria, l’età media della vita si aggirava attorno ai 25 anni e, quando andava bene, un uomo attorno ai quarant’anni era già schiattato. Di conseguenza, le donne non appena raggiungevano il menarca, erano pronte per avere una gravidanza e, va da sè, i quattordicenni potevano già diventare padri. Ma senza arrivare alla preistoria, fino a soli duecento anni fa si diventava genitori precocemente e si moriva prima perchè la vita era molto più dura, perchè c’erano molte più guerre, molta meno protezione sociale e dunque se non era un cancro o un infarto a porre fine ad una vita umana, a segnare la sorte sarebbe stato un duello o, appunto, una guerra.

Oggi non è più così. A quarant’anni un uomo ha un’aspettativa di vita che lo fa guardare al futuro con un pizzico di ottimismo, a quarant’anni una donna può ancora divenire madre, a quarant’anni un politico viene considerato giovane. E tutto questo non è privo di conseguenze. Dalla banalizzazione del sesso, oggi visto come semplice strumento di piacere psicofisico, alla deistintualizzazione del comportamento umano, passando per la destrutturazione dell’origine pratica della morale, si è giunti alla definizione di alcune verità che sono tanto più fasulle quanto più teorizzano la scissione dell’uomo dal suo istinto.
Pensiamo all’omosessualità. Che fosse praticata nell’antichità, è verissimo. Ma è anche vero che veniva considerata alla stregua di un vizio fine a se stesso. Tollerabile fin quando non impattasse su tutto il resto. Ad ogni battaglia, Cesare veniva portato in trionfo dai suoi pretoriani che, di fronte agli astanti, esclamavano: “Vi abbiamo riportato il seduttore calvo, moglie di tutti i mariti” e qui i propagandisti gay esultano “Ecco! Cesare era gay!”. Peccato che omettano che quei centurioni un momento dopo aggiungessero anche “Marito di tutte le mogli” e che Cesare avesse una marea di figli legittimi e naturali sparsi per l’impero. Ivi compreso quel Bruto che gli toglierà la vita e che, ufficialmente figlio adottivo, secondo molti storici era anche biologico. Se Cesare fosse stato solo una “moglie”, sarebbe rapidamente stato fatto fuori. Analogamente, il razzismo, che non è legato al colore della pelle ma in generale alla paura del diverso – di qualsiasi diverso, anche se uguale a noi etnicamente ma possedesse una “stranezza” come un accento particolare – nasce come allarme che l’istinto manda al cervello dicendogli “Attenzione! E’ un potenziale pericolo!”.


Il progresso non è sempre e solo una cosa negativa. Non si chiede certo di tornare ad abitare nelle palafitte e mangiare opossum. Non picchiare gli omosessuali e anzi riconoscere loro i medesimi diritti civili e sociali di un eterosessuale è cosa buona e giusta. Integrare un immigrato che fugge da una guerra è tra le cose che rende la civiltà europea infinitamente superiore alle altre, Stati Uniti compresi, dove se si vuole entrare in quei territori bisogna dimostrare di portare un fattivo contributo e faticare le proverbiali sette camicie. Ma quando i cosiddetti “diritti gay” e le “tutele degli immigrati”, pretendono di interferire con altri diritti, l’alert che manda il cervello ad un individuo non è nè omofobia nè razzismo. E’ semplicemente l’inevitabile meccanismo di autodifesa che, esteso alla collettività, provoca poi i pogrom e le persecuzioni ai gay giustamente condannati.

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Da un bel pezzo, invece, la sinistra internazionale lavora per destrutturare questo meccanismo, non rendendosi conto che tutto ciò che va contro il sistema nervoso umano provocherà inevitabili reazioni. Il motivo per cui ancora non si percepisce il pericolo ha a che fare con un’altra destrutturazione: il disinnesco dell’istinto di sopravvivenza, attraverso la creazione di una serie di realtà artificiali, a partire dall’idea che le risorse siano infinite, che non ci sia bisogno di difendersi fisicamente.
Il giorno in cui i cittadini capiranno la truffa e capiranno di doversi difendere ad ogni costo, per gay e immigrati si metterà malissimo.
Se ciò finora non è avvenuto è perchè la pancia è ancora piena. Quando la pancia sarà vuota, la rabbia nei confronti di chiunque abbia tenuto il fianco a questo regime sarà tale che l’Olocausto e la Shoah, nella loro tragicità, appariranno poca cosa.
Se oggi dovessi dare un consiglio ai gay e ai clandestini, ne darei uno solo per ciascuno: ai gay suggerirei di scaricare la sinistra e ai clandestini di lottare per costruire una patria in casa propria. Perchè tanto nessuno, paradossalmente a maggior ragione tra quelli che sostengono le loro ragioni, toglierebbe il pane di bocca al proprio figlio per darlo ad uno straniero. Perchè quando la pancia è vuota, non c’è altro pensiero che riempirla. E chiunque venga ritenuto compartecipe di questo svuotamento, rischia di finire nelle camere a gas di domani. Che, come quelle di ieri, saranno la deprecabile ma inevitabile reazione alle follie della sinistra.
E la pancia si sta svuotando.

FRANCO MARINO

2 commenti su “GAY E IMMIGRATI SI LIBERINO SUBITO DELLA SINISTRA (di Franco Marino)

  1. Spero vivamente che, per allora, vi sia ancora qualcosa di simile all’istinto di sopravvivenza nelle masse svirilizzate e ridotte ad uno stato larvale dei nostri concittadini.

  2. Tutto giusto, sono d’accordo.speriamo solo che il risveglio del popolo non giunga troppo tardi, e forse già lo è.. la lobby lgbt è potentissima in tutto il mondo è sovvenzionata dai più grandi Paperoni del mondo. Dai clandestini ormai siamo invasi, temo un esercito musulmano in italia

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