Il Detonatore

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LA LEZIONE SIRIANA (di Franco Marino)

In Siria Assad vince le elezioni e, a parte il tam tam mediatico scatenato sulla legittimità delle elezioni – a dissertarne sono i media artefici della più ignobile farsa della storia dell’umanità, le elezioni presidenziali americane del 2020 – è più importante capire i perchè del conflitto e le conseguenze della vittoria di Assad.
I perchè sono di facile definizione. La Siria è, come la stragrande maggioranza degli stati africani e mediorientali, uno stato fantoccio. Non esiste una nazione siriana, come non esistono una nazione libica e una nazione irachena e via discorrendo. L’unica legittimità di un leader in ciascuno di questi stati risiede nella sua capacità di conquistarsi i favori di qualche grossa potenza geopolitica, interessata ad aiutarlo. In sintesi significa: io grossa potenza geopolitica creo degli stati fantocci poi, tra le tante tribù che occupano quel territorio, scelgo il capotribù che mi dà più affidabilità nel senso che svenda a me le sue risorse. Questa situazione è analoga a tutte le realtà africane e mediorientali. E si chiama neocolonialismo.

Quanto sopra serve a spiegare perchè Assad non è nè l’eroe sbandierato dalla destra nè il criminale denunziato dalle sinistre internazionali. E’ semplicemente un capotribù il cui padre tanti anni fa fu scelto e formato dall’Unione Sovietica per controllare un territorio che è sempre stato una colonia sovietica prima ed è una colonia russa da oggi in poi. Da suddividere con l’Iran, che ha dato un consistente apporto nella vittoria della guerra civile di Assad.
L’idea che la Russia abbia messo la faccia in un conflitto così duro per mera questione di giustizia o per difendere la figura di Assad garante del pluralismo religioso, etnico e politico siriano – fama che corrisponde al vero – è sciocca e infantile al pari di chi crede che gli americani volessero liberare la Siria da Assad per esportarvi la democrazia. La realtà è che la Siria è un territorio di vitale importanza sia per gli americani che per i russi. Al pari dell’Egitto, altro terreno di scontro. Per gli americani perchè il controllo della Siria e dell’Egitto permetterebbe che gli oleodotti e i gasdotti arabi arrivino in Europa, rendendo di fatto inutili quelli che collegano i paesi europei alla Russia che, a quel punto, perderebbe il suo appeal di fornitore di materie prime. E per la Russia perchè il controllo di quelle zone di fatto, impedendo che l’Europa comunichi con i paesi arabi, favorirebbe la saldatura eurasiatica di cui i russi si fanno propugnatori.
C’è solo questo dietro la vicenda siriana e nient’altro. Chi ne fa una questione filorussa o antirussa, mostra una certa stucchevole ingenuità.
La vittoria di Assad alle presidenziali va vista per quella che è: l’affermazione fantoccio di un leader che non aveva alcun bisogno di elezioni per legittimarsi perchè tutti i suoi avversari sono stati letteralmente cacciati a pedate dalla Siria, cosa per cui non bisogna certo biasimarlo perchè è stato l’unico modo per garantirsi la sopravvivenza e la continuità politica, dal momento che i cosiddetti profughi erano in realtà tutti nemici di Assad.

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Quale lezione ne deve trarre l’Occidente? La prima è che non è possibile, proprio per le premesse iniziali, alcuna democrazia in Medio Oriente. Si può solo sperare nella ragionevolezza dell’autocrate di turno che, spregevole o meno che sia, sarà sicuramente da preferirsi al caos e all’instabilità. Era la dottrina Craxi, che funzionò in tutto il Nord Africa, in Medio Oriente, nel Sudamerica, dove il leader socialista oggi è venerato come un eroe e che Berlusconi provò, pagando il proprio dilettantismo politico, ad imporre in Libia.
L’alternativa è, dicevamo, il caos e l’instabilità. E spesso è anche l’obiettivo. Solo che quando c’è qualcuno che ha piani differenti e può offrire soluzioni migliori al benessere delle popolazioni, ecco che la dottrina del divide et impera non funziona più e gli Stati Uniti vengono visti come nemici e oppressori. Anche perchè va detto che Assad, con tutti i suoi difetti, comunque è stato il garante di un pluralismo e di una secolarizzazione che costituisce una mosca bianca da quelle parti. Mentre i suoi nemici avrebbero trasformato la Siria nell’ennesimo avamposto del fondamentalismo islamico.
L’Occidente continua a non capire che c’è una parte di mondo per la quale i valori occidentali non solo non sono attraenti ma anzi vengono addirittura visti come pericolosi disvalori in grado di minare una civiltà. E non è qualcosa che si può risolvere bombardando a destra e a manca.
In questo senso, la vicenda della Siria versa amarissime pinte di fiele nei boccali di molti sciocchi idealisti.

FRANCO MARINO

3 commenti su “LA LEZIONE SIRIANA (di Franco Marino)

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