Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

L’EDITORIALE – LA STRANA IDEA DI EVOLUZIONE DEI PROGRESSISTI (di Matteo Fais)

Una strana droga circola tra le masse progressiste. Se la somministrano l’un l’altro ripetendosi vicendevolmente che “i tempi sono cambiati e bisogna evolversi”. L’idea di fondo è, ovviamente, che quelli avanti sono loro. Questo malsano concetto di evoluzione è il nuovo LSD, l’acido che distorce la loro visione del mondo fino a convincerli di essere sempre e comunque dalla parte del Bene e del Bello.

Alla base di tale assurda interpretazione, vi è il principio secondo cui tutto ciò che è cambiamento sia da intendersi come positivo. Gli uomini non si sono mai truccati? Se, ultimamente, qualcuno ha cominciato, questo è un qualcosa per cui giubilare. Solo da un rapporto sessuale uomo-donna, fino all’altro ieri, si sono avuti come risultato dei figli? Se adesso il processo di fecondazione può essere attuato in laboratorio e se, addirittura, un’altra donna può prendersi l’onore della gravidanza in vece di quella che poi dovrebbe risultare la madre, avanti tutta.

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La domanda che bisognerebbe opporre loro è molto semplice: ma chi cazzo l’ha detto? Cambiare, non vuol dire necessariamente migliorare. Anzi, spesso, quando si muta, lo si fa in peggio. Se è vero che adesso certe pratiche d’ufficio si possono svolgere senza neppure recarsi in loco, da remoto – la famosa “digitalizzazione” della pubblica amministrazione –, è altresì vero che tante persone in là negli anni, incapaci persino di inviare un’email, si ritrovano nella merda e non sanno cosa fare, mentre prima potevano almeno ricevere aiuto e indicazioni dagli operatori preposti.

In nessun ambito, le mutazioni hanno per forza di cose portato a un avanzamento. Il fatto che un cibo si possa ora produrre anche su base industriale vorrà pure dire un abbattimento dei costi, ma sovente a ciò si accompagna un abbassamento della qualità media di ciò che si mangia. Ma, lasciando perdere il formaggio del grande marchio e quello del pastore, si consideri cosa dice Bauman in Modernità e Olocausto: la soluzione finale è stata possibile proprio grazie ai miglioramenti della scienza e della tecnica.

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E, a livello culturale, non è che le cose vadano meglio. Se prima la Sinistra aveva una classe intellettuale – per carità, spesso disonesta e prezzolata, ma comunque una vera classe intellettuale –, non si capisce dove stia l’evoluzione nel vedere i progressisti pendere dalle banalità di quattro cantantoruccoli da strapazzo come Fedez, o dalle storie Instagram della Ferragni. Non si può dire che il passaggio da personaggi del calibro di Pier Paolo Pasolini, Giovanni Raboni, Italo Calvino e Alberto Moravia a questi nuovi idoli di gomma e inchiostro per tatuaggi sia sintomo di un avanzamento intellettuale diffuso, casomai di un imbarbarimento.

Purtroppo, come sottolineava magistralmente Houellebecq in una sua intervista, sarà praticamente impossibile fermare le lancette della storia. Utero in affitto, strane fecondazioni in provetta, uomini truccati, gente nata maschio che si sente femmina e viceversa, eutanasia di Stato saranno il nostro triste futuro. Sfortunatamente, anche noi andremo avanti trascinati come naufraghi dall’onda progressista, ma lo faremo come un angelus novus, con lo sguardo rivolto a ciò che fu, questa volta nella consapevolezza che le macerie del passato sono meglio delle moderne impalcature su cui si edifica un fosco presente.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

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