Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

LE BRIGATE ROSSE SBAGLIAVANO NEL MERITO MA NEL METODO AVEVANO RAGIONE (di Franco Marino)

Mentre il paese sprofonda in una dittatura di stampo sudamericano – e di questo ne scrivevo quando tutto lo schifo connesso alla pandemia era lontanissimo – fa molto ridere lo scandalismo originato dalla decisione della Francia di rilasciare con vent’anni di ritardo i terroristi che fino a ieri erano sotto la sua custodia, circostanza del tutto analoga a quella della vicenda di Cesare Battisti in Brasile.
Quando dico che fa ridere, lo dico nel senso più letterale del termine, dal momento che la risata è una reazione umoristica ad un evento assurdo e ridicolo. La narrativa dice che l’Italia sia la culla del diritto e che i francesi abbiano voluto ospitare i terroristi per fare un dispetto al nostro tricolore. La realtà ci suggerisce di chiederci se la decisione degli altri paesi di non dare asilo politico a dei terroristi dipenda forse dalle pietose condizioni della giustizia italiana. Che non è diversa da quella che dice “Salvini ha ragione ma dobbiamo processarlo lo stesso” e da quella che fa ammalare di cancro un galantuomo come Enzo Tortora.
Questo richiederebbe un mega-articolo. A me interessa invece chiarire un’altra ridicolaggine: quella di chi ogni giorno sputa veleno contro il sistema e di chi pensa di liberarsene in maniera pacifica.

Come credo di aver scritto altre volte, pur essendo ritenuto di destra – in realtà la questione è più complessa ma è un fatto che i miei articoli piacciano molto più a destra che a sinistra – non ho mai avuto nei confronti delle Brigate Rosse l’ostilità che hanno molti dalla mia parte e le ragioni sono numerose. La prima ha a che fare col rispetto che io ho sempre avuto verso chi, che rappresenti le mie ragioni o che le combatta, passa alle vie di fatto rispetto a quelli che parlano e basta. Dichiarare guerra ad uno stato è qualcosa che si può giudicare come si vuole, criminale, folle, terroristico. Ma richiede qualcosa di cui da tanto tempo in questo paese non si parla: onore e coraggio.
L’onore è il rapporto tra i propri valori e la propria dignità e il limite di sopportazione agli insulti contro di essi, oltrepassando il quale l’unica soluzione è il conflitto. Dall’onore discende la consapevolezza che la lotta contro un oppressore è senza ritorno, è potenzialmente mortale e, anche se militarmente vinta, non costituisce la vittoria piena e totale, in quanto essa si sostanzia solo di fronte ad un sistema migliore di quello che si abbatte.
Se si crede che tutto vada bene, è perfettamente giusto difendere il sistema e criminalizzare chiunque – brigatista rosso o nero – voglia uscirne con le maniere cattive, ritenendo irresponsabili le sue parole, magari addirittura incarcerarlo.
Se, viceversa, si crede vivere in un agglomerato di poteri finanziari e politici mafiosi, dunque in un regime, è ridicolo pensare che si possa uscirne con le regole di quella stessa democrazia che ne ha favorito la sua costituzione.
A quel punto due sono le strade: o ci si appropria del potere sfruttando il regime democratico del momento come utile idiota – come Hitler, Mussolini, Putin, Erdogan – oppure l’unica speranza – ripeto SE si ritiene di vivere in un regime – è di dichiarargli guerra frontalmente e nei modi con cui, di solito, si dichiara guerra ad un regime, cioè organizzando una resistenza, costituendo un esercito irregolare, diventando così “partigiani”, oppure costruendo delle “brigate”, cioè delle unità militari di combattimento. Parole non in dotazione esclusiva al comunismo ma che definiscono semplicemente chi si ribella ad un regime dominante. Dunque un fascista che oggi decidesse di organizzare una resistenza armata contro lo stato, di fatto sarebbe un partigiano che costituisce una brigata per organizzare una Resistenza. Cambierebbe il merito ma il metodo sarebbe identico. Certo, non mi metterei a cantare Bella Ciao ma per il resto, i partigiani fecero – certo, coperti da potenze geopolitiche, tutto quello che volete – l’unica cosa che si potesse fare per uscire da quel regime.
Un terrorista, che sia rosso o nero, può essere giudicato nella maniera più variegata possibile, in base alle proprie convinzioni politiche, ma è indiscutibile che sia uno con due coglioni giganteschi.

Poi, certamente le Brigate Rosse, nate da un genuino ideale rivoluzionario, furono ad un certo punto infiltrate dai vertici politici nazionali e soprattutto internazionali, dal momento che Aldo Moro con ogni probabilità fu ammazzato dagli americani e dalla destra democristiana. Così come il fallimento fu originato anche da una sostanziale non comprensione di un popolo italiano che stava sempre più abbracciando, gonfiato dalle cambiali, il consumismo sfrenato degli anni Ottanta e la destrutturazione di ogni ideale collettivista. E dunque la lettura del fenomeno brigatista e in generale terrorista non può non tener conto di questo sospetto e di come anche la natura caotica della sua azione sia stata ad un certo punto influenzata dall’attenzionamento dei servizi segreti che, sostanzialmente, usarono i brigatisti per regolare vecchi conti.
Ma se osserviamo il nucleo originario e genuino delle BR, osserveremo come Curcio e i suoi ritenevano che ai regimi nazisti e fascisti – la cui ascesa fu APERTAMENTE appoggiata dalle elite finanziarie inglesi e americane in chiave antisovietica – si fosse sostituita una più subdola “occupazione economico-imperialista del SIM”, diretta emanazione dell’imperialismo capitalista rapace e sfruttatore di matrice statunitense.
Vera o falsa che fosse questa ricostruzione – secondo me contiene molte verità – è sufficiente girare le varie pagine sovraniste per leggere come la tesi di un’elite finanziaria che ambisce a governare il mondo sia condivisa più o meno da tutti coloro che oggi si dicono contro il sistema. Dopodichè, che le Brigate Rosse fossero destinate a fallire è dovuto allo stesso motivo per cui fallirebbero ipotetiche brigate sovraniste, la non comprensione cioè di un banalissimo principio: le uniche vere oppressioni nascono sempre e comunque da ogni forma di imperialismo e che ogni regime imperialistico, comunista, nazista, turboliberista, anche quando difende valori in apparenza diversi dagli altri, è e sarà SEMPRE un imperialismo predatorio.
Ma nel momento in cui si crede, come credevano i brigatisti, che l’imperialismo americano avesse come unico scopo quello di sottomettere tutti i popoli europei, di distruggerne l’identità, di togliere ogni diritto sociale ai lavoratori, ci si può davvero stupire che abbiano deciso di fare ciò che hanno fatto?

L’esecrazione universale contro il brigatismo e il terrorismo è ridicola. Fa ridere a sinistra se consideriamo come il riferimento della sinistra sia la Resistenza, che si caratterizzò per episodi molto più violenti di quelli di cui si resero protagoniste le BR. E fa ridere a destra se notiamo come contro il regime attuale vengono dette più o meno le stesse cose che un tempo dicevano Curcio e compagni, da sinistra.
Quando ci si dice oppressi da un sistema che ci sta togliendo tutte le libertà, quando si ritiene che il paese sia governato da un sistema di potere che vuole portarci via i nostri bambini, che voglia mandare gli italiani in mezzo ad una strada, l’unica soluzione è prendere le armi e dichiarare guerra a chi ha costruito questo regime. Se, come scrive Tizio, “questi sono presenti da tutte le parti, controllano radio, televisioni, banche e giornali” o, come scrive Caio, “vogliono sterilizzarci costringendoci a vaccinarci in massa”, o come ancora dice Sempronio “L’obiettivo è quello di farci estinguere come italiani per sostituirci con gli immigrati”, noi di fatto stiamo descrivendo un’incravattata e meno stereotipica Cosa Nostra, legalizzata e desicilianizzata ma non certo per questo meno pericolosa o un regime totalitario del tutto simile contro cui vi è una sola e possibile reazione metodica: la lotta armata e terroristica.
Mazzini, a cui oggi dedichiamo piazze, vie, scuole, organizzava stragi e attentati, mosso da un ideale che, se avesse perso, gli sarebbe valso un’esecrazione analoga a quella riservata ai brigatisti mentre, viceversa, vincendo, è nata l’Italia.

Allora la questione è semplice. Se i brigatisti erano criminali e basta, dovete rinnegare tutti i vostri post incendiari e dunque dovete abbassare i toni proprio come vuole il sistema che voi condannate. Se invece credete davvero che questo paese debba compiere una rivoluzione, che la marmaglia che ci governa vada cacciata a calci, avete bisogno di gente che non si faccia il minimo scrupolo di gambizzare, sequestrare, sparare in faccia ai vostri nemici: proprio come i brigatisti.
Di sicuro, non avete bisogno dei leoni da tastiera che oggi tonitruano contro i nemici a cui i brigatisti un tempo dichiararono guerra: CHE SONO GLI STESSI. Perchè quando un giorno, ammesso che questo giorno non sia già arrivato, riterrete di dover combattere un oppressore, sappiate che l’oppressore si definisce tale proprio perchè farà di tutto per opprimervi, per farvi fuori. E l’oppressore si manda via con le pallottole, con le bombe, con le gambizzazioni, con gli attentati, con i sequestri. Con la violenza. Con una violenza intelligente e meditata, certo. Non le estemporanee manifestazioni di piazza. Non gli omicidi e le gambizzazioni ad minchiam, ovviamente. Ma con un disegno che necessariamente non potrà essere compiuto senza l’utilizzo di una sana e ragionata violenza.
Di sicuro, il regime non si abbatte con i post su Facebook, che Zuckerberg può censurare con grande facilità.
A sentire i social, siamo pieni di rivoluzionari pronti a salvare questo paese da chi ci vuole portare via tutto. Come mai allora gli oppressori sono a Palazzo Chigi, a Montecitorio, nelle procure e non a Piazzale Loreto?

FRANCO MARINO

Un commento su “LE BRIGATE ROSSE SBAGLIAVANO NEL MERITO MA NEL METODO AVEVANO RAGIONE (di Franco Marino)

  1. Certo e’ che i terroristi hanno non solo fallito miseramente ma come diceva Pasolini hanno piu’ fatto vittime tra i figli del popolo tra cui molti esponenti delle forze dell ordine e gente non armata …..la loro guerra e’ stata persa sia sotto un punto di vista ideologico che strategico alla fine erano solo dei criminali vigliacchi senza troppe idee tanto che tanti giudici rimasero stupiti durante gli interrogatori della pochezza intellettiva e intellettuale dei sigetti …personalmente non trovo nulla di buono in quella lotta anzi sbagliarono completamente l obiettivo e le tematiche vite bruciate per il nulla una pagina tragica della nostra storia e anche inutile .

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