Il Detonatore

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L’EDITORIALE – NON PIÙ CU*0 E CAMICIA, MA CU+0 E MASCHERINA (di Clara Carluccio)

Tra non molto, il famoso detto “culo e camicia” potrà essere convertito in “culo e mascherina”.

Sfogliavo uno dei canali Telegram a cui sono iscritta. Vi vengono fatte girare informazioni aggiuntive, alla faccia dell’oscurantismo televisivo. La mia attenzione, in particolare, è stata attirata da un video.

Un uomo, a viso scoperto, ha filmato la conversazione avuta con una tipetta yes mask, di quelle con la tipica parlantina saccente e liturgica, acquisita in anni di assidua e fedele frequentazione mainstream. “Io ho visto morire gente, proprio così, attorno a me”.

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L’uomo ha avanzato una comprensibile richiesta di ulteriori informazioni e dettagli, come a dire: va bene la frase ad effetto, ma dicci qualcosa che non sappiamo già e con cui non ci martellano le cervella da mattina a sera. La signorina cominciava a mostrare i tipici segnali di imbarazzo, e panico ben contenuto, quando si è accorta che il telefono di lui la stava riprendendo.

“Lei si sta appropriando della mia immagine senza il mio consenso. Lei sta violando la mia privacy. Lei mi sta invadendo”. Sinceramente, anche io odio che le persone usino selvaggiamente lo smartphone registrando qualsiasi cosa. Considerando però che la vittima in questione portava un modello di irrinunciabile mascherina ffp2, perfettamente indossata, le sue fattezze risultavano quasi totalmente occultate ed irriconoscibili. Inoltre, le inquadrature non erano certo ravvicinate, visto che si stava rispettando la distanza di sicurezza. Va da sé che la privacy e l’immagine della cara Miss Mask non erano in grave pericolo. Io stessa non saprei descriverne i lineamenti, e nemmeno darle un età definita, visto che poteva tranquillamente rientrare in un range tra i 20 e i 40. Nonostante ciò, il suo problema era l’appropriazione della sua immagine.

“Pronto, carabinieri, sì, sono per strada e un signore senza mascherina mi sta riprendendo senza il mio consenso“. Che dire, un misto di Covid e Catcalling. Ovviamente, ha voluto sottolineare l’aggravante della mancanza di mascherina. Faccio presente, però, che prima di tutta questa mattanza sociale, lavorativa e psicologica, trovarsi in luogo pubblico a volto coperto costituiva reato. In teoria, lo è tutt’ora.

È innegabile che per molti la mascherina è diventata davvero un prolungamento del proprio volto, se una tizia arriva ad arrabbiarsi per essere stata ripresa in faccia, nonostante questa sia coperta fin sotto gli occhi. Si vedono nelle interviste, i movimenti automatici della mano che sistema il bavaglio, se appena scivola verso la punta del naso. È un continuo toccarsi, spostarsi, aggiustarsi. Oggi la mascherina è il pensiero costante, l’ossessione.

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Immagino sempre che un giorno, quando non sarà più obbligatoria (ovviamente dopo tutti i ricatti e i soprusi criminali che ci riserveranno), molti si saranno talmente affezionati a quello straccio, da non volersene più separare. Sia per ragioni estetiche, come brufoli, baffetti, irritazioni, sia per insicurezze interiori, timidezza, tristezza, bisogno di riservatezza. Certe influencer l’hanno resa persino alla moda e accattivante, un accessorio qualsiasi da abbinare alla borsa, alla gonna o alla scarpetta.

A questi punto perché non aprire un bel business di ritrattistica su mascherina chirurgica? Ci facciamo riprodurre alla perfezione le nostre labbra, il nostro naso, la nostra carnagione e i nostri lineamenti, pur rimanendo coperti. Nasconderci mostrandoci allo stesso tempo. Bellissimo! E chi ce la toglierà più. Per l’appunto, culo e mascherina.

Clara Carluccio

2 commenti su “L’EDITORIALE – NON PIÙ CU*0 E CAMICIA, MA CU+0 E MASCHERINA (di Clara Carluccio)

  1. Splendida Clara!
    Proprio così.
    Se queste persone si guardassero allo specchio vedrebbero tutto fuorché la mascherina che stanno indossando.

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