Il Detonatore

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PERCHE’ ALESSANDRO GASSMANN E’ UNA BRUTTA PERSONA (di Franco Marino)

Vedo che in tanti parlano di Alessandro Gassmann e della gioia con cui questo signore ha denunciato i suoi vicini di casa, rei di aver organizzato una festa in casa propria. E mi viene da ripensare a quando molti anni fa, uno dei (pochissimi) intellettuali di sinistra che stimo, Luca Ricolfi, scrisse un articolo il cui titolo – se ricordo bene – era: “Perché siamo antipatici” e il noto professore si riferiva in generale ai politici e agli uomini di sinistra.


Di quella coraggiosa presa di coscienza si parlò non poco. Ovviamente non perchè nessuno si fosse mai accorto prima di quanto quella gente fosse insopportabile chè anzi, cresciuto in ambienti di sinistra, ne potrei raccontare mille e una notte, ma perché finalmente la critica veniva dalle stesse file degli “antropologicamente migliori”.
Molti anni dopo, due o tre anni fa, fu un giovanissimo militante del PD, tale Corallo, a riproporre la medesima tesi, salvo ovviamente essere massacrato dai suoi e trattato come eretico.
A mente fredda si può però osservare che sia Ricolfi che Corallo hanno torto, non perché gli uomini di sinistra non siano antipatici ma perché non erano i soli ad essere antipatici, e per la stessa ragione.
L’ambito era ed è, difatti, molto più vasto.
Personalmente, io ho sempre trovato antipatici gli ispirati, i moralisti, gli apocalittici, i preti spogliati, i profeti, e in generale tutti coloro che sono convinti di essere i portatori di una verità superiore; cioè di una teoria, di un sistema, di un messaggio salvifico. O millenaristico. E ciò fornisce una significativa indicazione sull’origine del loro atteggiamento.


Una persona sana, se discute con qualcuno ed è di parere diverso, quand’anche reputasse il suo interlocutore un perfetto idiota, nella sua mente di uomo comune rimarrebbe chiaro il concetto che la pensa diversamente. E la cosa riguarda soltanto lui.
Si può legittimamente pensare che l’opinione dell’altro – ovviamente errata – offenda la nostra intelligenza, la nostra cultura, la nostra esperienza, ma nulla che vada oltre noi.
Viceversa, il “migliore”, il portatore di un valore superiore, non contrappone all’interlocutore la propria verità, ma la Verità in sé.
E proprio per questo non riesce a nascondere il proprio dispetto per tanta cecità, il proprio disprezzo, e in conclusione la propria intolleranza per errori tanto gravi quando dannosi.
L’uomo migliore, discutendo, non difende sé stesso ma l’umanità e perfino il suo interlocutore. Si indigna se esiste qualcuno che, anche a torto per carità, non vuole vaccinarsi, non vuole avere a che fare con gay, immigrati, neri.
Al comunista convinto, il lavoratore dipendente che, invece di aderire alla rivoluzione che vorrebbe salvarlo dallo sfruttamento, difende il sistema capitalistico, appare come un insopportabile incrocio tra un imbecille e un suicida. Come potrebbe trattarlo con sincero rispetto?
A nulla vale l’obiezione che ovunque si sia tentato di imporre con la forza un sistema sociale, essa abbia clamorosamente fallito. A nulla vale l’obiezione che ogni qualvolta si costringe qualcuno ad accettare come “normale” l’omosessualità, come “doverosi e civili” il multirazzialismo e il multiculturalismo, come “inevitabile” lo scientismo, la reazione è sempre sistematicamente un rigurgito omofobico, razzistico e antiscientifico. Anche perchè, come diceva Hegel, se la realtà contraddice l’idea, tanto peggio per la realtà.


Ma questa, dicevamo, non è prerogativa del comunismo. Anche ai tempi dell’Inquisizione, gli uomini di Chiesa erano intolleranti in materia di religione. Non perchè lo fossero personalmente ma perchè agivano in nome di un Dio che non lo era. O in nome degli altri fedeli che potevano essere indotti, dagli eretici, a giocarsi il Regno dei Cieli. Infatti dicevano di dover “eliminare la mela marcia, affinché non infetti le altre mele del cesto”.
Agli occhi dei contemporanei l’Inquisizione rimane il fenomeno della massima intolleranza concepibile, perché contro la libertà di pensiero, ma gli inquisitori si sarebbero sinceramente stupiti di questo giudizio. Come rivendicare il diritto all’errore, e il diritto di rischiare l’eterna dannazione?

Il comunismo, il moralismo, il mercatismo, l’ecologismo, l’omosessualismo, il vaccinismo (e anche l’antivaccinismo, certo) il buonismo, e in generale tutte le idee abbracciate con passione divengono una sorta di religione. E ogni sorta di religione, da questo punto di vista, è contraria al rispetto del prossimo e ai principi democratici.
È perfino divertente vedere come anche coloro che non hanno studiato e che non brillano certo per acutezza di pensiero, si rendano conto che l’appoggiarsi ad un principio superiore renda apparentemente più forti. A tal proposito, ricordo una memorabile discussione su beghe condominiali dove ad un certo punto il condomino disse: “Sa, non lo faccio per il denaro, ma è una questione di principio”. E si sentì rispondere: “Va bene, io do ragione a lei sul principio e lei dà ragione a me sul denaro”.

D’altronde, questa disonestà di fondo dei “migliori” fu diagnosticata brillantemente e brutalmente da Ernest Renan – uomo che aveva conosciuto da vicino sia il mondo dei credenti che quello dei marxisti, quindi la tendenza all’intolleranza di questi due universi la conosceva bene – quando affermò: “Ho conosciuto parecchi furfanti che non erano moralisti, ma non ho conosciuto dei moralisti che non fossero dei furfanti”. E infatti, ciò che apparenta così facilmente il moralista al furfante è che quest’ultimo, quando fa il proprio interesse, lo spaccia spesso per l’interesse della controparte, di Dio, della Morale, dell’Umanità. E il fatto che a volte sia addirittura in buona fede è soltanto un’aggravante.

Alessandro Gassmann non è una brutta persona perchè chiede il rispetto delle regole. Ma perchè lo sbandiera al mondo intero allo scopo di apparire la brava persona quale, almeno in questa circostanza, non ha dimostrato di essere. Perchè si può essere persone orrende anche rispettando le leggi, facendo il proprio dovere ed essere disonesti anche essendo incensurati.
Ma certo, i Migliori non lo capiranno mai.

FRANCO MARINO

2 commenti su “PERCHE’ ALESSANDRO GASSMANN E’ UNA BRUTTA PERSONA (di Franco Marino)

  1. Gassmann è uno dei tanti figli di artisti (o presunti tali) che hanno visibilità solo per il nome del genitore e non certo per le proprie capacità artistiche. Eppure nuotano nel denaro.
    Questi elementi sono schiavi dell’altrui notorietà e sono condannati ad essere parassiti del sistema, peggio ancora sono dei frustrati che cercano visibilità anche attraverso le cattive azioni.
    Fra 100 anni si parlerà di Gassmann, ma del padre. Del figlio non si saprà neppure se è esistito.
    Ma intanto, questo figlio, lecca e se lo fa mettere per portare a casa il pane. Ecco perché è una cattiva persona, ma non l’unica, vedi Asia Argento e tantissimi altri inutili parassiti con i buchi ben aperti.

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