Il Detonatore

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L’EDITORIALE – UOMINI CALPESTATI E CASTRATI: LE PUBBLICITÀ CHE MORTIFICANO NOI MASCHI (di Matteo Fais)

Mi compare sulla bacheca comune di Facebook e resto un attimo interdetto. Pensavo mi fosse entrato un virus. Invece no, era proprio una campagna pubblicitaria di una ditta che si occupa di scarpe, la Paciotti per la precisione. Vi si vedeva raffigurato un uomo dai tratti dolci e quasi androgini, sdraiato supino a terra, nell’atto di ricevere in bocca un tacco femminile.

La pubblicità in questione comparsa su Facebook

Non è però il caso di concentrarsi sulla singola azienda, né di lanciare patetiche campagne di boicottaggio alla stregua delle consuete folli trovate femministe. Quello che è interessante – in negativo, sia chiaro – è lo spirito del tempo, dunque non la particolare réclame ma la tendenza diffusa.

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È necessario comprendere in prima istanza che una scarpa, o un abito, non sono mai semplicemente una scarpa o un abito, ma sottendono una rappresentazione del mondo che spesso vuole essere propagandata subdolamente. Dunque, cosa vediamo in questa pubblicità come in altre della stessa casa di produzione e non solo? Genericamente un uomo che non è un maschio, ma presenta tratti efebici da cui è stato rimossa ogni traccia di testosterone. Addirittura, capita che sia pesantemente truccato – una stranezza, affinché divenga norma, deve essere proposta in ogni occasione possibile.

In ossequio al femminismo imperante e più estremo, egli si trova in una posizione di subordinazione rispetto al femminile. Diversamente dalle tanto criticate pubblicità in cui le femministe scorgono sempre una mentalità patriarcale, qui lui non ostenta sé stesso con la forza e la consapevolezza di chi conosce il proprio valore di mercato sessuale, come di solito fa la donna che tutti si girano a guardare –  mentre lei controlla gli sguardi, senza esserne vittima.

Al contrario, lui sta sotto, è calpestato, castrato nell’animo, schiavo volontario che non fa alcuna opposizione allo strapotere della donna, con una simbologia che rimanda palesemente a pratiche BDSM o al Femdomen. Per chi non lo sapesse, quest’ultima sigla indica un settore specifico della pornografia in cui vengono raffigurati uomini visibilmente soggiogati, mentre leccano scarpe di donna, si fanno urinare in bocca, ecc. – sovente, il loro membro è ingabbiato entro una sorta di cintura di castità che ne impedisce lo stato erettile.

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Insomma, il senso è chiaro, come pure il messaggio che il mondo pubblicitario vuole veicolare presso le masse, forte di una potenza economica che, ovviamente, come tutte le situazioni in cui gira il capitale, non può essere lasciata libera di agire, ma lo deve fare in accordo con un Potere che la indirizza. Quest’ultimo, da lungo tempo, sta cercando con ogni mezzo di dare a intendere che la virilità è il male, la mascolinità un disturbo, la naturale predisposizione dominante del maschio – un esempio è la penetrazione – qualcosa da ridiscutere e sovvertire. Egli deve pensarsi unicamente come metaforicamente calpestabile e subalterno all’imperio femminile-femminista. Un cuckold, insomma, e un simp che parlano solo per fare atto di sottomissione e unicamente quando lei leva loro il tacco di bocca.

Malauguratamente, tale visione risulta, se non ben radicata, di ampia diffusione – una specie di pandemia da cui sarà difficile liberarsi. Sempre più uomini ambiscono a declinare la loro responsabilità esistenziale di maschi perché assuefatti alle stronzate femministe, portandoci inevitabilmente incontro a una deriva antropologica senza precedenti. Tra cinquant’anni, probabilmente, ci saranno pochissimi eterosessuali, ma solo tanti pervertiti, indecisi, gente che a sessant’anni dovrà ancora stabilire il proprio genere sessuale di appartenenza. Anche la scopata sarà caduta in disuso. Strisceranno invece per terra chiedendo alle donne di poter leccare i loro piedi, o pagheranno per vedere foto di arti inferiori su Onlyfans. Se non avete i brividi al solo pensiero, vuol dire che siete pronti a diventare tali.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Da ottobre, è nelle librerie il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

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