Il Detonatore

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I MANDANTI DI SUEZ SONO GLI STESSI DEL COVID (di Franco Marino)

Della vicenda relativa al canale di Suez se ne sa relativamente poco. Quindi è prematuro esprimersi senza avere altri dati se non quelli visibili sui media mainstream. Il fatto in sè è chiaro, almeno nella sua apparenza. Una nave giace, di traverso, di fronte al Canale di Suez, ostruendo il passaggio delle altre navi mercantili. Che, va da sè, trasportando petrolio, gas, materie prime e quanto possa servire ad un’economia, sono basilari per i paesi europei.
Non convincendo nè le spiegazioni ufficiali (la folata di vento che fa mettere – guarda caso – di traverso una nave enorme e – guarda sempre caso – proprio all’ingresso del canale) nè le numerose teorie del complotto relative ai numerosi simboli che sarebbero correlati alla nave, come sempre la verità si può scorgere semplicemente ragionando sulla base dei dati a disposizione.
La prima cosa da dire è che il canale di Suez non è solo un’arteria marittima femorale di primaria importanza commerciale: lo è anche sul piano geopolitico. Quelle zone sono controllate da un paese da anni in rotta con gli USA, l’Egitto, che avendo il potere di interrompere la comunicazione tra i paesi arabi e l’Europa che è di fatto una colonia americana, se si mettesse di traverso di fatto favorirebbe la penetrazione russa e cinese nel nostro continente, agevolando la cosiddetta “via della seta”. Non c’è da stupirsi che Putin abbia chiarito più volte in passato che se gli USA cercheranno di trasformare l’Egitto in qualcosa di simile alla Libia, ci sarà una reazione da parte dei russi. Il caos di Regeni, per dire, nasce proprio dall’altissima strategicità dell’Egitto. E dunque di quell’area dove si è incagliata la nave.

Naturalmente, di prove su chi e perchè stia sabotando il canale di Suez non ce n’è alcuna ma certamente, se l’incagliamento dovesse prolungarsi nel tempo e richiedere settimane o peggio ancora mesi, le conseguenze saranno inevitabili e catastrofiche. E se ci saranno, chiarire chi possa avere interesse a destabilizzare quell’area può quantomeno aiutarci a capire l’entità della faccenda.
Dall’incidente a beneficiare sarà chiunque abbia scommesso su un rialzo delle materie prime, il cui valore era insolitamente crollato lo scorso anno. I prezzi saliranno e chiunque abbia speculato sul rialzo ovviamente farà quattrini a palate, per poi rivendere frettolosamente tutto. Questo, se la cosa dovesse concludersi a breve. E, a naso, credo che le previsioni circa un’uscita dalla situazione in pochi giorni, siano molto, troppo, ottomistiche.
Se invece la cosa dovesse andare per le lunghe, sarà evidente che siamo di fronte all’ennesimo pretesto con cui gli speculatori americani giustificheranno l’ennesima crisi di sistema seguita a quella del covid e a quella dei derivati del 2008.
In ogni caso, è qualcosa di molto pericoloso per l’Europa che, non producendo materie prime, dipende dal buon stato di salute di quell’arteria femorale che è in Egitto. E le conseguenze potrebbero costituire per i finanzieri americani il pretesto per dare la mazzata finale all’economia europea.
Il tutto, al netto di eventuali sviluppi futuri.

Per ora lascerei perdere cose come la rotta della nave a forma fallica, l’ipotesi che dentro i container ci siano centinaia di bambini, il nome della nave che assomiglia al soprannome della Clinton e tutte le fantasticherie made in Qanon. Anche perchè se si ha una lettura antisistema, non sono necessarie. Come non è necessario scomodare disegni satanici per capire che i finanzieri americani aspettino solo un buon pretesto per scatenare un’ennesima crisi finanziaria in Europa.
Se la vicenda di Suez dovesse rivelare origini dolose, i mandanti sarebbero gli stessi del covid.

FRANCO MARINO

2 commenti su “I MANDANTI DI SUEZ SONO GLI STESSI DEL COVID (di Franco Marino)

  1. La delocalizzazione figlia della globalizzazione è una strategia meramente finanziaria, non economica.
    La finanza ormai è l’unico driver della (geo)politica.
    Negli anni ’60 ce ne sarebbe potuti sbattere perchè i prodotti di largo consumo erano ancora fabbricati su suolo europeo (quelli di lusso ancora lo sono: chi mai comprerebbe una Lamborghini assemblata in Turchia o una Louis Vuitton manufatta in Vietnam? – e se si scopre che lo fanno -> crollo in borsa).
    Economicamente la delocalizzazione spinta non conviene più da anni; finanziariamente sì perchè genera indotti sui quali speculare, minimizza la pressione fiscale (già ridicola) per le aziende multinazionali e permette di operare diverse zozzerie collaterali; politicamente è una schiavitù.

    Covid e ora Suez hanno evidenziato l’andazzo per il grande pubblico.
    A prescindere che siano eventi casuali o organizzati, gli effetti sulle popolazioni sono i medesimi: ne ricaveranno consapevolezza?
    Ma soprattutto: la consapevolezza produrrà una strategia?

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