Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

BIDEN CHIAMA PUTIN ASSASSINO (di Franco Marino)

Chi non gira con la sveglia al collo, impara ben presto a diffidare, in politica e soprattutto in geopolitica, del fumettismo, quel meccanismo per cui ogni giorno milioni di persone al mondo litigano per stabilire chi sia il Generale del Bene e chi il Satana da condannare. Naturalmente ognuno dal proprio punto di vista. E guarda la politica per quel che è: un’autentica fogna. Sempre e comunque. Dove i migliori politici sono, spesso, autentici criminali.
Di conseguenza, ogni moralismo, di qualsiasi segno, provoca una sensazione paragonabile ad un’orticaria a qualsiasi persona dotata di un minimo di buonsenso.
Provoca fastidiosissimi pruriti la storia dell’America democratica, che interviene sempre per il bene dell’umanità, esportando democrazie che sono nient’altro che il potere yankee rivestito di un cumulo di scatole cinesi – ma forse sarebbe meglio definirle americane – al pari del prurito che provoca sentir elogiare Putin come punto di riferimento del sovranismo mondiale.
E’ già da questo che capisco se ho da fare con un interlocutore serio, saltando così piè pari sia gli apologeti di un’America che esiste solo nell’onanismo degli atlantisti, sia coloro che aspettano Putin che venga a salvarli cavalcando un bianco destriere. Che poi tra costoro ci siano anche molti editorialisti dei più grandi giornali, spiega solo perchè da anni mi onoro di non comprarne in edicola neanche uno e di ignorare i talk-show di qualsiasi genere. E non è questione che siano di sinistra o meno, non ne faccio un fatto politico, non leggo i giornali e non guardo in TV perchè si leggono solo idiozie, non si impara nulla.
Naturalmente, la passione con la quale difendiamo una tesi toglie neutralità al proprio punto di vista e questo è normale. Ma quando in virtù di questo, l’editorialista e il commentatore, che siano professionisti o semplici osservatori senza pretesa di autorevolezza, dividono la politica in buoni e cattivi, non diventano niente di migliore di quegli ultrà da stadio di cui poi loro stessi deprecherebbero le intemperanze.

E’ con questo presupposto che guardo alla sparata di Biden contro Putin, appellato come assassino. E da più parti ci si chiede se Biden abbia ragione e faccia bene o se Putin non sia l’ennesima vittima dell’imperialismo americano.
A tal riguardo, proprio perchè non si vuole cadere nel fumettismo, è bene partire da alcuni punti base.
Primo tra tutti che delle dichiarazioni ufficiali, anche quando paiono schiette, la parte meno importante è il significato del testo. A fare la differenza è il sottotesto. Il testo, come è noto, è che Biden ha chiamato Putin assassino e lo ha accusato di aver eterodiretto la campagna elettorale in favore di Trump. Ma paradossalmente questa è la parte meno importante. Da anni gli USA accusano la Russia di interferire nelle elezioni americane – naturalmente non portando uno straccio di prova credibile – e sempre da anni gli americani mostrano di non gradire Putin. Il sottotesto è che, essendo la prima volta dal crollo del Muro di Berlino che un presidente USA si esprime così nei confronti di Putin, forse vuol dire che stavolta è successo qualcosa che non sappiamo. E temo che per la Russia siano in arrivo i guai.
Certamente, i rapporti tra il sistema americano e il putinismo sono sempre stati pessimi. Ma mai un presidente degli USA aveva usato parole così dure nei confronti di Vladimir Vladimirovic e se questa volta sono arrivati a questo livello, vuol dire che a breve inizierà l’escalation che potrebbe anche sostanziarsi in gravi conseguenze per la Russia. E se questo accade, per me la spiegazione è una sola: la Cina è d’accordo con Biden. Viceversa mai gli USA si sarebbero spinti così oltre. Ho timore che per Putin si aprano tempi cupissimi.

Secondo punto. L’accusa alla Russia di interferenze è ridicola. Non perchè non plausibile ma perchè proveniente da quegli stessi USA che, con NSA, hanno costruito il più capillare ed efficiente sistema di spionaggio di massa della storia dell’umanità. Cinquecento milioni di europei sono spiati dagli americani, per le ragioni più disparate che naturalmente vengono giustificate con le più nobili motivazioni ma alle quali non crede nessuno che abbia un minimo di raziocinio. E la cosa comunque, dal punto di vista degli interessi americani, non è neanche abbastanza assurda, dal momento che un servizio di spionaggio efficiente è la fortuna di qualsiasi paese. Solo noi italiani siamo stati così cretini da costruire un comitato di controllo (il COPASIR) che si assicura, cito testualmente, non sto scherzando che “i servizi segreti rispettino le leggi e la Costituzione”.

Ma l’epitome dell’inescusabile stupidità si raggiunge con l’accusa a Putin di essere un assassino – come se i suoi nemici fossero dei gigli di campo – che fa cascare le braccia e fa pendant col cretinismo idealista di chi abbocca alle trappole del pensiero Dem e pensa davvero che la distinzione tra un politico e l’altro sia di tipo morale. E’ senz’altro vero che in questo paese a colpi di moralismo molti personaggi (Di Pietro) e molti partiti (Movimento 5 Stelle) hanno costruito le proprie fortune. Ma questo non rende meno cretina la tesi che il politico perfetto sia quello morale.
Da questo punto di vista, la cosa è semplice. Nel caso l’Italia fosse attaccata militarmente, affideremmo il comando delle operazioni a Francesco d’Assisi, se fosse ancora vivo? Certamente no. Non si può mandare a difendere la Patria qualcuno la cui ideologia prevede che, in caso d’offesa, si porga l’altra guancia. Quello del Santo e quello del Capo di Stato sono due mestieri diversi. Questo è un caso estremo e paradossale, ma è vero che, quando si tratta di guidare un Paese, è necessario che il bastone del comando stia nelle mani di qualcuno che abbia un eccezionale senso del reale. Che prenda in considerazione le peggiori intenzioni del nemico e sia disposto, al bisogno, a rispondere per le rime.
Nella politica internazionale, se il nemico non mostra nessuno scrupolo di morale o di lealtà, moralità e lealtà sono errori. Mentre in tempo di pace si può essere lieti di vedere il Paese guidato da un galantuomo, in tempo di guerra è meglio avere al vertice un ribaldo intelligente e disposto a tutto.
Nella politica internazionale la guerra non finisce mai. Durante i cosiddetti periodi di “pace”, la potenza militare rimane sullo sfondo, ad indicare come andrebbero le cose se non ci si mettesse d’accordo. Ecco perché si dice che la guerra è la politica proseguita con altri mezzi. E la stessa pace, aggiungiamo, è la guerra proseguita con mezzi politici. Se si tiene presente tutto questo, si ha finalmente una Stella Polare, nella politica internazionale.

La mia stella polare, per quel po’ che conta, è guardare agli interessi della propria patria. Ed è solo su questo che si ragiona. L’interesse della patria ci dice che forse è tempo di chiudere una volta e per tutte un’alleanza con gli USA che, dal 1992 ad oggi, si è trasformata quantomeno in una rivalità. Ma questo senza rinnegare anche le tante cose belle che gli americani hanno dato al mondo nè rinnegare le ombre sia del sistema russo che di quello di altre civiltà che, non a caso, essendo diverse dalla nostra, non hanno i nostri valori.
Se si chiarisce questo, Putin non è l’angelo mandato da Dio per salvare i sovranisti e Biden non è il Satana che li vuole distruggere. Putin non è il diavolo che si sveglia al mattino grattandosi la testa e chiedendosi chi ammazzare e Biden non è l’angelo vendicatore contro razzismi, populismi e sovranismi.
Sono solo due boss di quella grande Gomorra che è la geopolitica internazionale dove conta solo una cosa: fare i propri interessi al fine o di sopravvivere o di ingrandirsi alle spalle del nemico. E dove conta una sola regola: potere e soldi in nome dei quali si ammazzano anche i familiari e le alleanze si fanno e si disfanno con la stessa complicità con la quale ci si cambiano ogni giorno le mutande. Dove raramente i grandi boss si dicono cose orrende senza un motivo e dove dunque la parola viene ridotta al minimo proprio perchè subordinata all’azione. Dove i giornalisti, specialmente quando pretendono di interferire con affari e interessi che riguardano la vita di centinaia di milioni di persone, tendono a finire – a New York, come a Mosca come a Pechino – morti ammazzati dalla politica locale. E dove la morale serve solo come immoralissima clava per colpire l’avversario. E per far indignare i fessi che leggono con lo stesso spirito con cui guarderebbero un film western o una partita di pallone.
Tutta roba che con la politica non c’entra nulla.

FRANCO MARINO

Un commento su “BIDEN CHIAMA PUTIN ASSASSINO (di Franco Marino)

  1. Un articolo molto significativo. Il cretinismo con cui molti commentatori (quasi tutti) spiegano la politica internazionale ad usum delphini, e specialmente molti appartenenti (quasi tutti) al servizio dilomatico nostrano è indice non solo del limitato acume degli stessi, ma anche della volontà di non far capire nulla al pubblico di come funzionano certe cose. Un ambasciatore ex-ministro che neppure nomino, su Facebook, scriveva banalità degne del diario di una tredicenne e reagiva con la stessa petulanza quando, tirato in ballo, gli facevo notare come le sue risposte non avessero neppure attinenza con quanto dicevo. Inoltre, si beava nel citare stupidissime espressioni di colleghi noti solo a lui, e non reagiva a quanto gli citavo io, invece, di Kissinger. Questo per il livello di chi, in teoria, vive di poitica internazionale dalle nostre parti.
    Tornando a Kissinger, invece, è una di quelle letture che fanno capire meglio di tutte come ragiona chi sta a certi livelli. Spietatezza e pragmatismo sono le caratteristiche di uno statista degno di questo nome. Il moralismo in politica fa solo dei buoni fantocci, come i nostri rappresentanti, mentre l’azione è decisa in ben alt(r)o loco. La Russia di Putin è uscita dal marasma e dalla minorità degli anni ’90, quando un ubriacone la reggeva da bravo prestanome di mafiosi locali e interessi stranieri. Putin l’ha rimessa in piedi, non certo per far piacere a noi, e questo è il motivo per cui sarà sempre mille volte più gradito di un risibile Navalny qualsiasi, che guarda caso è definito ‘leader’ dell’opposizione russa col 2% delle preferenze, mentre per i nostri cosiddetti giornalisti (presstitutes, definizione magistrale del buon Donald) comunisti e Zirinovsky, che viaggiano fra il 10 e il 15% neppur esistono. Noi non dobbiamo capire nè sapere nulla, e i sedicenti mezzi di informazione lo sanno benissimo. Altrimenti avremmo un Putin e un Orban nsotrani, invece di patetiche macchiette come un salvini che prima f afuoco e fiamme contro le oligarchie di Bruxelles, e poi salta sul carro del sicario che la stessa UE ci manda per finire il lavoro sporco.

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